Simona Orlando, Il Messaggero 12/05/2014, 12 maggio 2014
IL MITO A SEI CORDE CHE HA FATTO LA STORIA
Sessant’anni e sentirli tutti. Anzi, sessant’anni a farsi sentire da tutti. Niente è lontano dal pensionamento più della Statocaster, la mitica chitarra elettrica messa in commercio il 15 maggio 1954. Più invecchia, più vale. E’ la più suonata, la più imitata, al punto che i collezionisti impazziscono a stare dietro ad ogni variante e edizione limitata. Impossibile citare la lista di artisti che l’hanno usata e la usano. La Fender, per l’anniversario, ha deciso di far partire in tour i suoi artigiani. Fino a fine giugno faranno seminari nei vari Guitar Center degli Stati Uniti per mostrare come si crea l’oggetto dei sogni, passo per passo, dalla scelta del legno all’assemblaggio. Sul sito ufficiale ha anche postato il video “A Strat Is Born”.
Fu lo strumento definitivo messo a punto dall’ingegnoso Leo Fender, disoccupato californiano con la passione per l’elettronica che, durante la Grande Depressione, si fece prestare seicento dollari per avviare una bottega, la Fender’s Radio Service, dove aggiustava radio e fonografi. Nel 1950 realizzò una innovativa chitarra elettrica a corpo pieno (la Telecaster), il basso elettrico, poi la rivoluzionaria Strato, versatile, maneggevole, ergonomica, con la doppia spalla mancante, un ponte con la leva che lanciava l’effetto vibrato, i colori che riprendevano quelli delle macchine dell’epoca. E quell’onomatopeico suono chiamato "twang".
GLI ESORDI
Nemmeno sembrava una chitarra. Somigliava a un futuristico oggetto di design e i musicisti ne furono rapiti. Andava incontro alle loro esigenze, poteva essere personalizzato, regalava soluzioni sonore diverse. Fu una lenta rivoluzione. Nel 1957 il trio rock ’n’ roll The Crickets si esibì al seguitissimo Ed Sullivan Show e il chitarrista Buddy Holly imbracciava questo strano aggeggio mai visto prima. All’epoca la chitarra era secondaria, meno in vista di un pianoforte o di un sax. Nel 1959 la Motown cominciò a darle importanza.
Negli anni Sessanta fu esaltata dalla surf music: l’esperimento di una giovane azienda californiana calzava a pennello per un fenomeno che riguardava gli adolescenti dello stato del sole e della tavola. Dick Dale, musicista-surfista, voleva ricreare il sound che sentiva mentre cavalcava le onde e così optò per la Strato. Nel 1964, sulla copertina del Beach Boys Concert campeggiava di nuovo lei. John Lennon e George Harrison usarono la Sonic Blue per registrare Help!, poi Harrison, investito dal vento della psichedelia, la colorò e la soprannominò “Rocky”, finita a tessere le trame di Sgt Pepper e del Magical Mystery Tour.
PURISTI
L’altra spinta era arrivata il 25 luglio 1965, quando Bob Dylan, fino ad allora aedo del folk acustico, apparve al Newport Folk Festival con una Stratocaster e una band di supporto. Doveva suonare per un’ora invece fece solo un paio di brani, prima dei fischi. Lasciò il palco: i puristi non gradivano. La chitarra scomparve misteriosamente e ricomparve nel 2012, identificata grazie ai codici e venduta all’asta per un milione di dollari.
Proprio in quel 1965 la Fender fu comprata dalla CBS, il che aiutò il boom commerciale ma segnò anche il confine fra le chitarre pre-CBS e quelle post, con le prime oggi introvabili e vendute a cifre da capogiro. Il Big Bang scoppiò quando l’autostoppista spaziale Jimi Hendrix prese un passaggio per la terra. Nell’estate del 1966 comprò la prima Stratocaster, il suo cavallo imbizzarrito, l’arto in grado di tirargli fuori l’anima, la compagna amata, distrutta, domata, data alle fiamme, protagonista nei festival di Monterey e Woodstock. Grazie a Jimi arrivò la popolarità. Dopo la vollero gli Who e il dio della sei corde Eric Clapton. Folgorò chitarristi di tutti generi, dal geniale Frank Zappa all’inquieto Kurt Cobain, che ci incise Nevermind, da Mark Knopfler e David Gilmour a The Edge.
È stata la voce dei giganti del blues Buddy Guy, Ike Turner, Howlin’ Wolf, Stevie Ray Vaughan, Jeff Beck, maestro del tocco che sbarca il 1° luglio all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Prima di lui, il 22 giugno, si esibisce un altro stratista d’eccellenza, John Mayer, che apre per i leggendari Rolling Stones al Circo Massimo. Se su quelle corde Clapton compose Layla e Ritchie Blackmore infilò uno dei riff più imitati della storia (Smoke on the Water), allora non si trattò solo di un mezzo. Senza la musa Strato, non sarebbero nate molte grandi canzoni.