Giampiero Calapà, Il Fatto Quotidiano 12/5/2014, 12 maggio 2014
UNA FAME DA LUPI: DA CL FINO ALL’EXPO
Mentre i magistrati indagavano sui lavori dell’Expo Maurizio Lupi, 54 anni, potente ministro delle infrastrutture ciellino, nonostante tutto non avrebbe potuto accorgersi di nulla. Neppure dei legami della cosiddetta “cupola” degli appalti Expo con Carlo Chiriaco – ex dirigente dell’Asl di Pavia già condannato a 13 anni in primo grado – considerato dai pm referente della ’ndrangheta nella sanità lombarda. Non poteva certo accorgersene, Maurizio Lupi, di questa nuova Tangentopoli che ha portato alla grande retata dei giorni scorsi , risollevando agli onori delle cronache vecchie conoscenze come il democristiano Gianstefano Frigerio e il comunista Primo Greganti, coinvolti nella Mani pulite dei ruggenti e indimenticabili anni ’90.
È bene chiarire che Lupi non è indagato. Nelle carte della ma-xi-retata è citato diverse volte, tirato in ballo in alcune conversazioni, d’altra parte è il ministro delle infrastrutture e di appalti si parla. I protagonisti come potrebbero non accennare al ministro che più tocca le loro sensibilità? Ad esempio rivelano una predilezione di Lupi per yacht di trenta metri, il ristorante più “in” di Alghero, champagne e aragoste. Così, mentre conversano sul ministro e sul suo “padre” politico Roberto Formigoni, si percepisce l’invidia di tal Cattozzo, collaboratore di Frigerio: “Ma proprio ricchezza sfrenata... proprio vistosa... arriva con questo yacht che sembra una nave... poi attorniato di belle donne... cioè io ci posso andare da... lui no... io sono un libero cittadino”. Lupi non può accorgersi di nulla, mentre l’Expo 2015 affonda nella corruzione, nonostante un curriculum e un’esperienza nel settore ormai incontestabile. Poche ore dopo la maxi-retata sale lui al Colle, per tranquillizzare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Caro presidente, sono incidenti di percorso, l’Expo non è a rischio, i lavori vanno avanti”. E ora Renzi è costretto a chiedere all’Autorità anti-corruzione di Raffaele Cantone di seguire questi benedetti lavori.
Grande esperienza nel settore dicevamo, un talento compreso già a suo tempo dall’allora sindaco di Milano Gabriele Albertini che lo vuole nella sua giunta: assessore con deleghe, pensate un po’, allo sviluppo del territorio, arredo urbano ed edilizia privata. Era il 1997. Incappò in un’inchiesta, finì in un faldone, ma fu prosciolto con formula piena perché “il fatto non sussiste”. Il fatto che non sussisteva era la concessione alla Compagnia delle opere di un appalto per una cascina. Vecchi ricordi di un passato lontano per un enfant prodige che ne ha fatta di strada e che recentemente ha piazzato l’ex presidente della Compagnia delle opere, Raffaello Vignali, a guidare la tesoreria del suo nuovo partito, Ncd. Ma il grande salto lo compie nel 2001. Per Comunione e liberazione è già uno dei punti di riferimento più importanti in Forza Italia quando viene eletto deputato. Subito presidente di una commissione. Indovinate quale? Ovvio, ambiente, territorio e lavori pubblici. È così bravo nel settore questo Lupi che Berlusconi crea un dipartimento nazionale “lavori pubblici” di Forza Italia e affida proprio a lui le chiavi della baracca. Poi c’è l’affetto, il sentimento. Amore ricambiato con Silvio Berlusconi, al punto che nel 2011 scrive, insieme a Formigoni, un appello per chiedere agli italiani tutti di sospendere ogni giudizio morale su Berlusconi indagato per il bunga bunga. Passi per la concussione ma il reato di prostituzione minorile per un cattolico devoto, praticante e militante in Cl, dev’esser stato difficile da mandare giù. Eppure Lupi è stato pronto sempre ad immolarsi per Silvio, anche davanti alle trascendentali telecamere di Porta a porta, anche davanti alle accuse più penose. Poi è successo quel che è successo, il Popolo delle libertà si è spaccato e Lupi mentre il capo del governo cambiava, con Letta freddato da Renzi, rimaneva al suo posto, inamovibile al Ministero delle Infrastrutture, evidentemente giudicato talmente esperto da non poterne fare a meno anche da Renzi. Passato nella nuova avventura di Ncd con Angelino Alfano rimane comunque il più berlusconiano dei governativi, apostolo delle larghissime intese, ha fatto della trasversalità la sua seconda religione tra intergruppi parlamentari fondati con Enrico Letta e convegni di Italianieuropei con baci e abbracci a Massimo D’Alema.
Giampiero Calapà, Il Fatto Quotidiano 11/5/2014