12 maggio 2014
Tags : Mata Hari
Biografia di Mata Hari
(in malese «Luce del giorno», o «Occhio dell’alba», vero nome Margaretha Geertruida Zelle) Leeuwarden (Olanda) 7 agosto 1876 - Vincennes (Francia) 15 ottobre 1917. Danzatrice olandese, condannata a morte per spionaggio a favore della Germania e fucilata.
• Figlia di un cappellaio e di una casalinga. Carnagione bruna, capelli nerissimi, occhi castani. Dotata secondo il quotidiano britannico Times di «un’avvenenza che sconfina nell’incredibile, con una figura dal fascino strano e dalle movenze di una belva divina che si conduca in una foresta incantata». Nel 1896 aveva sposato un ufficiale di vent’anni più vecchio, conosciuto attraverso un’inserzione matrimoniale, e insieme si erano trasferiti in Indonesia, dove lui aveva ripreso servizio. Due figli, un maschio e una femmina: il primo morì a due anni avvelenato da una medicina somministrata dalla domestica. Tra Giava e Sumatra conobbe la danza locale e ne rimase affascinata. Al ritorno in Olanda, nel 1902, si separò dal marito e l’anno successivo si trasferì a Parigi. I primi tempi visse di espedienti, poi, aumentando le frequentazioni mondane, cominciò a esibirsi in alcune case private imitando quella danza esotica in una maliziosa sintesi di ascesi ed erotismo. Il successo fu travolgente: conquistò dapprima Parigi, esibendosi nei locali più prestigiosi, poi l’Europa (acclamata in Spagna, in Germania, alla Scala di Milano). Corteggiata da nobili, industriali, finanzieri e militari, ebbe nel frattempo e negli anni successivi molti amanti: di 53 furono trovate appassionate lettere nella camera numero 131 dell’Elysée Palace Hotel a Parigi, ultima sua dimora.
• Scoppiata la guerra, si fecero più frequenti di altri i rapporti con diplomatici, addetti militari ai consolati e ufficiali (ebbe come amanti, fra gli altri, un maggiore belga e un capitano russo). Fu assoldata dallo spionaggio tedesco, accettò di lavorare per quello francese, forse fu tradita dagli stessi tedeschi che avevano scoperto il suo doppio gioco. Arrestata il 13 febbraio 1917, ammise di aver ricevuto denaro dai tedeschi ma negò di aver mai trasmesso loro informazioni. Molti ufficiali francesi che erano stati suoi amanti la difesero. Delle accuse di (pochi) altri disse che erano la vendetta di uomini respinti. Al processo non emersero prove schiaccianti, ma il 25 luglio fu condannata a morte. Sentenza eseguita il 15 ottobre 1917 dopo che il presidente della Repubblica Poincaré aveva respinto la domanda di grazia.
• «C’era una nebbia che si tagliava col coltello, erano le quattro del mattino. Una donna bellissima, elegante, calma e sorridente aspettava d’essere fucilata. Una donna coraggiosa che ha rifiutato la benda sugli occhi. Voleva guardare la morte in faccia. Prima che sparassimo, ci ha salutato con il cenno di una mano» (uno dei dodici soldati del plotone d’esecuzione).