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 2014  maggio 12 Lunedì calendario

L’EX DC ALL’UOMO COOP PER L’APPALTO «CHIAMI IL SUO PEZZO DI GOVERNO»


MILANO — «Sulla Città della Salute tra poco comincia la fase delicata dei progetti, bisogna che io da parte mia e lei da parte sua facciamo ogni sforzo di collegamento… che lei e io abbiamo sul quadro politico… per portare a casa un risultato pieno nei limiti del possibile (…) Per quello che posso fare io dalla parte del governo con cui ho rapporti io…questa è una carta che può servire anche a lei, perché un pezzo di governo ce l’ha anche lei, forse anche di più…», propone il 7 novembre 2013 l’ex parlamentare prima dc e poi berlusconiano Gianstefano Frigerio al grande capo di una coop rossa da 15.000 dipendenti e 1 miliardo di euro di fatturato. «Si lavora per questo… non si lavora per stare a guardare gli altri», gli annuisce ridendo Claudio Levorato, amministratore delegato appunto della Manutencoop Facility Management spa, abbassatosi a venire a Milano per incontrare il pluricondannato di Mani Pulite nell’ufficetto del centro culturale «Tommaso Moro».
«Migliorie progettuali»
Frigerio chiede a Levorato aiuto per far decollare, anche sull’ala sinistra della politica che evidentemente suppone sia sensibilizzabile dal braccio cooperativo, le ambizioni di carriera statale di Antonio Rognoni, l’allora (poi arrestato) direttore generale di Infrastrutture Lombarde, figura cruciale per le mire che sia la coop rossa di Levorato sia l’impresa privata alleata di Frigerio (quella di un altro condannato di Mani pulite, Enrico Maltauro) hanno sul più grosso boccone di appalti pubblici della sanità lombarda: la Città della Salute, progetto da 300 milioni di euro per fondere sui terreni ex Falck a Sesto San Giovanni l’Istituto Nazionale dei Tumori e la Fondazione Besta. Intercettazioni e pedinamenti colgono, nella lettura che ne fanno gli inquirenti, «il progressivo turbamento della gara, a favore del raggruppamento di imprese messo insieme dal gruppo» attorno ai poli Maltauro e Manutencoop. Come? «Mediante l’inserimento nell’offerta di partecipazione delle cosiddette “migliorie progettuali”, idonee, grazie ai suggerimenti e alle rivelazioni di segreti d’ufficio commesse dal direttore generale Rognoni, ad assicurare a queste imprese una posizione di vantaggio rispetto agli altri concorrenti».
Ecco perché tutta questa «partita», come si ripetono quelli del gruppo di Frigerio, «non si può giocare avendo contro» il direttore generale di Infrastrutture Lombarde, che rispetto al progetto iniziale riportato nel bando di gara «ha in mente le migliorie che dovrebbero essere proposte» e «che però non ci sono scritte». «Migliorie» che il 9 aprile 2013 Frigerio e Maltauro si dicono «dobbiamo suggerire noi a Rognoni… quali sono quelle che interessano», con ciò facendo intuire agli inquirenti «la volontà di far convergere le migliorie pensate dal manager» regionale «con le ulteriori necessità progettuali prospettate da Maltauro».
Il capocordata
Frigerio ritiene di «conoscere bene i legami che ci sono tra Manutencoop e i ciellini», che «sarebbero già intervenuti per fargli fare da capocordata del progetto Città della Salute». Ma questa pretesa di Manutencoop «non è gradita a Frigerio» perché la coop, «essendosi appena aggiudicata una gara da 200 milioni riguardante l’ospedale San Gerardo di Monza, oltre al diniego politico potrebbe attirare la curiosità dell’autorità giudiziaria». Tocca a Greganti suggerire alla coop che sarebbe meglio «accontentandosi del 50%».
Le «premesse culturali»
Sui progetti degli indagati, però, c’è il problema che Rognoni, non in sintonia con il nuovo presidente della Regione, il leghista Roberto Maroni, vuole dimettersi e trovare a Roma un posto ancora più importante in qualche società dello Stato. Prospettiva che il 28 ottobre 2013 allarma Frigerio, il quale conia, in puro vetero stile democristiano, una spettacolosa cosmesi linguistica per appalto truccato: «le premesse culturali». A Rognoni, infatti, mette in chiaro: «Come fai a sfilarti, che sei la persona di cui… Scusa, prova a ragionare, questo è un punto centrale. A me interessa, anche se non ci sei tu, a me interessa, come dire, che le premesse culturali le metta giù tu…Perché se no dopo, se uno comincia a dire i punteggi, non i punteggi, le valutazioni…». Rognoni lo tranquillizza: se anche se ne sta andando, e se anche la gara verrà assegnata dopo di lui, «è già tutto stabilito! Il modo in cui la Commissione si dovrà comportare è già stabilito…vabbeh alla fine voglio dire, sto facendo tutto io… facendo tutte le bonifiche, le approvazioni».
La «fatica relazionale»
È appunto una futuribile nomina all’Anas di Rognoni che Frigerio sponsorizza al n.1 della Manutencoop, con quel riferimento alla «parte di governo con cui ho rapporti io» (il centrodestra) e al «pezzo di governo» che «ce l’ha anche lei, forse anche di più…». Levorato sfotte ironicamente Frigerio per le fibrillazioni nel centrodestra, «guardi che i suoi sono un po’… a Bologna si dice scapadès , sfuggenti…». Ma ridiventa serio quando concorda «ho un’alta opinione di Rognoni» in quanto manager che nella struttura pubblicistica vincolata da regole avrebbe però dimostrato di «sapere fare le cose in modo efficace in rapporto agli obiettivi, anche di tipo relazionale…», altro fantastico aggettivo dietro il quale si intuisce un mondo. Lo stesso che affiora nell’altra osservazione di Levorato, circa il fatto che Rognoni possa esprimere il meglio di sé «dove la fatica della mediazione politica… c’è qualcheduno al piano di sopra che se la risolve…».
Levorato è uno dei 12 su 19 indagati che il gip Fabio Antezza non ha arrestato ritenendo sussistenti i gravi indizi di turbativa d’asta ma non le esigenze cautelari, rigetto contro il quale i pm faranno appello al Tribunale del Riesame. A modo suo, Frigerio aveva annusato l’aria pericolosa: «Ragazzi — avvertiva in una intercettazione —, io a Milano sento una maggiore pressione dei controlli, è per quello che io mi muovo con grande cautela». Compresa la continua ricerca di microspie nel suo centro culturale. Ma non è bastato.