Fabrizio Caccia, Corriere della Sera 12/05/2014, 12 maggio 2014
LADY CHAMPAGNE E L’ULTIMA NOTTE DI LACRIME A DUBAI
ROMA — «Dai Amedeo, parti con me, torniamo insieme in Italia». «No, amore, non posso, anzi resta tu qui, non andare...». Se questo, come sembra, è un romanzo criminale, allora certo non poteva mancare l’ultimo colpo di scena: quello di loro due, la coppia più braccata del momento, Chiara Rizzo e Amedeo Matacena, rifugiati in un monolocale ieri notte a Dubai. La notte più lunga, «notte di abbracci e lacrime, sì è vero, abbiamo pianto insieme», racconta adesso che lei se ne è andata, il marito Amedeo, l’ex parlamentare di Forza Italia già condannato in via definitiva dalla giustizia italiana e da un anno in attesa di estradizione.
Ma Chiara Rizzo, sua moglie, la «coppa di champagne» come la chiamano ancora oggi a Montecarlo, perché è giovane, bella, effervescente e spumeggiante, una donna capace di far girar la testa agli uomini potenti, da Claudio Scajola a Bellavista Caltagirone, coi suoi sorrisi più insidiosi di mille bollicine di Krug, fino all’ultimo ha resistito, anche ieri mattina in macchina lungo la strada dell’aeroporto, per prendere il volo per Nizza delle 9.25. Destinazione: una cella della gendarmerie.
«No Amedeo, io devo tornare. Non farò come te, non farò la scelta che non ti ho mai perdonato. Vedrai, chiarirò tutto, io ho ancora fiducia nella giustizia italiana. Eppoi il nostro bambino, non può stare lì da solo nella casa di Monte Carlo. E se pure andrò in prigione ho già preparato una lettera per Francesca, una lettera in cui le scrivo: da questo momento occupati tu del fratellino».
«Capisco la sua scelta, anche se è una scelta che mi distrugge», dice ora Matacena, appena tornato dall’aeroporto, dove infine al momento dell’ultimo bacio ha consegnato a Chiara un regalo per il figliolo quattordicenne, un paio di Ray Ban con le lenti azzurrate che il bambino sognava da tanto. Francesca, 20 anni, è invece la figlia di prime nozze di Chiara Rizzo, avuta con il medico messinese Franco Currò, ma da sempre — aveva 3 anni — è cresciuta in casa con la mamma e il suo secondo marito. Nozze da favola, quelle tra loro due. La «coppa di champagne» raggiunse l’apice della fiaba, perché Chiara e Amedeo si sposarono sul Nilo a bordo di una nave partita da Assuan: l’ufficiale di stato civile egiziano fu fatto salire a Luxor apposta per loro e in quella magica cornice, circondati dai templi, pronunciarono il fatidico sì.
«Lei è venuta a Dubai solo a firmare le carte del nostro divorzio», prova al telefono ad essere convincente Amedeo Matacena, eppure gli inquirenti gli credono pochissimo, anzi pensano che dietro questa «apparente separazione» ci sia l’ennesimo trucco di scena per tentare di mettere al sicuro dalle confische e i sequestri (Matacena jr è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa) l’ingente capitale di famiglia, si parla addirittura di 50 milioni di euro di liquidità che dopo la morte del padre armatore, Amedeo Matacena senior, il figlio e la mamma, Raffaella De Carolis, avrebbero ottenuto in eredità.
Del resto, questa famiglia lo spettacolo ce l’ha nel sangue. Tutti sembrano possedere una grande teatralità: esiste, per esempio, un’intercettazione del 16 gennaio scorso in cui lei, Chiara Rizzo, racconta divertitissima a un illustre amico monegasco, l’ingegnere Francesco Lefebvre d’Ovidio, di essere appena scesa da un aereo dov’era salita insieme a Claudio Scajola, inventandosi la scusa di un malore improvviso di suo figlio a scuola. Bussò in cabina, parlò col comandante e dopo una fintissima crisi isterica piantò in asso Scajola da solo lassù sull’aeroplano diretto a Roma, dove sarebbero dovuti andare insieme ad incontrare qualcuno all’ambasciata libanese (per perorare — è questo il sospetto di chi indaga — la causa di Amedeo Matacena, affinché venisse trasferito da Dubai a Beirut, cioè per sempre lontano dalle grinfie dei magistrati italiani).
Ed ecco Scajola lì a disperarsi con la sua segretaria al telefono («Ma ti rendi conto? Era un appuntamento preso 25 giorni fa...») completamente soggiogato dagli sguardi frizzanti della signora Champagne. Ma anche la madre di Matacena, Raffaella De Carolis, che ora langue da sola agli arresti domiciliari su all’ultimo piano del Parco Fiamma di Reggio Calabria, un tempo frequentò il jet set come sua nuora, riempiendo le pagine dei settimanali patinati. Raffy De Carolis, 20 anni, da Norcia, fu eletta Miss Italia nel 1962 («misure 95-60-95» così recitava un poster dell’epoca). Un solo film, con Totò e Celentano, poi sposò l’armatore Amedeo senior e la carriera della miss bionda si chiuse lì. Ora, nell’appartamento pieno di ricordi, la signora Raffaella prega ogni giorno che le venga restituita la libertà per tornare ad occuparsi dei nipoti. Anche lei è sospettata di aver contribuito al tentativo di mascherare il patrimonio del figlio. «Ma mia madre è solo un’altra vittima — conclude Amedeo Matacena al telefono da Dubai —. E io un giorno magari darò retta a mia moglie. Se la Cassazione e la Corte europea bocceranno anche gli ultimi ricorsi, alla fine forse mi consegnerò anch’io alla giustizia. Sarà una strada lunga e dolorosa, però alla fine chissà potrei ritrovare mia moglie, salvare il mio matrimonio. Chissà».