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 2014  maggio 12 Lunedì calendario

LA DRAG QUEEN NUOVA DIVA DEL POP: MI TRAVESTO MA NON CAMBIERÒ SESSO


È qualche giorno che si parla di Conchita. Sui social, soprattutto. E da quando poi sabato sera Conchita Wurst ha vinto la finale dell’Eurovision Song Contest, a Copenaghen, l’Europa è pazza di lei. Un vero trionfo quello della drag queen austriaca.
Quando la vedi la prima volta, inutile negare un po’ di stupore: ha un bel viso dolce, dei lunghi capelli neri, occhi intensi arricchiti dal rimmel, un corpo sinuoso reso ancor più attraente dal vestito dorato modello sirena. E poi la barba sul volto, quella barba nera, curata, spiazzante, ambigua. Uomo o donna, dunque? Transessuale o travestito? Quel che conta è che Conchita, all’anagrafe Tom Neuwirth, 25 anni, bel ragazzo, cantante dalla voce possente, ha vinto per il suo talento artistico e per il suo messaggio di simpatia e tolleranza. La sua frase-simbolo ormai rimbalza sui Social di mezzo mondo: «Tutti dovrebbero potere vivere la loro vita come la vogliono, fin tanto che nessun altro viene ferito o limitato nella sua vita».
In un clima di festa molto colorato, ha cantato «Rise Like A Phoenix» all’annuale concorso canoro per i Paesi membri dell’Unione Europea di Radiodiffusione, osannata dai supporter. Il presidente austriaco Heinz Fischer si è spinto a dichiarare che questa «non è soltanto una vittoria per l’Austria, ma innanzitutto per la diversità e la tolleranza in Europa». E così Conchita è diventata anche bandiera, forse suo malgrado, di battaglie di libertà, diritti civili, tolleranza. Visto che il partito di estrema destra Fpo, in Austria, l’aveva definita «ridicola». In molti l’avevano boicottata, specie da Russia e Bielorussia. Il vicepremier russo Dmitri Rogozin ha twittato: «Il risultato di Eurovision ha mostrato ai sostenitori dell’integrazione europea il loro futuro: una donna barbuta». Più pesante il commento del tribuno nazionalista russo Vladimir Zhirinovski, che ha dichiarato: «È la fine dell’Europa. Loro non hanno più uomini e donne, hanno “questo”». Critiche che non hanno rovinato la festa e non hanno inciso per fortuna sulla vittoria.
Conchita era visibilmente commossa. «Questo premio — ha detto ritirando il trofeo — è dedicato a tutti coloro che credono in un futuro di pace e libertà. Siamo uniti e siamo inarrestabili». Lanciando appunto il grido: «We are unstoppable», subito trasformato in hashtag di tendenza su Twitter .
Conchita non ha mai cadute volgari. Parlando di sé ama usare i pronomi femminili, ma chiarisce: «Amo essere un ragazzo nella mia vita privata. Mi travesto per divertirmi, lo vivo come un’espressione artistica. È solo l’illusione di essere una donna, non voglio affatto cambiare sesso». E ancora: «Mi sento parte della comunità gay, ovviamente, ma sto ricevendo molto affetto e supporto da ogni tipo di persona».
Conchita/Tom si definisce gender-neutral e, inutile negarlo, ama alimentare attorno alla sua identità di genere una buona dose di ambiguità, confusione e incertezza. La sua storia comincia nel 2007 con la partecipazione, ancora con il suo nome di battesimo, al talent show «Starmania», passando però piuttosto inosservato. Ben diversa l’accoglienza nel 2011 quando, nelle vesti dell’eccentrica drag queen Conchita Wurst, partecipa a un altro talent «Die große Chance», diventando una star nazionale. Pubblica anche alcuni singoli, fino al trionfo di sabato sera. Insomma, la svolta pare arrivare con la scelta dello pseudonimo Conchita Wurst. Un nome certo non casuale. In un’intervista al Wall Street Journal — che è anche il video più visto negli ultimi giorni sul sito del giornale — Conchita ha spiegato il significato del suo nome d’arte. In Germania e Austria «la parola “wurst” viene usata per dire “non me ne importa niente”, “non è importante”. E questo è quello che voglio comunicare: non importa da dove vieni o quale sia il tuo aspetto».
Il nome Conchita, invece, le è stato suggerito da un’amica cubana alla quale aveva chiesto il tipico nome della ragazza sexy con cui tutti vorrebbero uscire.