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 2014  maggio 12 Lunedì calendario

NUOVE ABITUDINI NEL CALCIO ORFANO DELLE MILANESI


Non credo che Conte lascerà la Juve, però è vero che ci sta pensando seriamente. D’altra parte un anno o l’altro dovrà accadere, perché non nel momento migliore? Credo anzi che il dubbio profondo di Conte faccia parte di una fase di crescita. Si allenta il fanatismo, diventa ragione. Riflettere su quanto si è già dato e su quanto questo possa condizionare il futuro è un buon segno. È sintomatico del brutto momento comune che tutte le più grandi squadre abbiano problemi con i loro tecnici. Mazzarri è molto contestato, Seedorf è preso a spinte a prescindere, lo stesso Montella non sembra più molto capito. Pesa su tutto la crisi di Milano. Non si è abituati a una modestia insistita. Si pensa che sia cancellabile cambiando la guida, non avendo più la possibilità di tornare ai grandi giocatori. La crisi di Milano apre un abisso nell’attenzione al calcio italiano. Con la Juventus, Inter e Milan sono le squadre che hanno costruito l’intero movimento. La loro mancanza confonde, fa sembrare tutto inverosimile. Si fanno i conti sui punti di Allegri e di Seedorf, di Mazzarri e Stramaccioni, dimenticando che i giocatori sono rimasti quelli per limiti ormai esatti delle società. Si confronta cioè una disgrazia con un’altra mentre è scomparso l’odore del trionfo. È questo che rimpicciolisce tutto il nostro calcio, i duecento milioni a estate che Milano metteva a disposizione di tutti. Per il famoso effetto dei vasi comunicanti oggi per la prima volta nella storia ci si salva con una trentina di punti. In compenso squadre nuove conoscono momenti importanti, il Torino, il Parma, a tratti perfino Atalanta e Samp. Ma questa improvvisa democrazia della povertà coglie impreparato un calcio abituato alle grandi monarchie. C’è bisogno di nuove abitudini, di una redistribuzione d’interesse, di attenzioni, perfino di amori. Altrimenti tutto questo significherà ancora povertà. Nel grande calcio italiano la provincia ha sempre voluto dire sorpresa. Adesso che l’effetto si prolunga, la sorpresa resta bellissima, ma produce una routine nuova che crea un vuoto. Inter, Milan, Juventus sono sempre state le banche del calcio italiano. Non avere più banche o scoprirle avare, è il primo segnale di una crisi epocale che riguarda tutti. E che già conosciamo nel Paese. In sostanza i tecnici sono un falso problema, ma il problema vero costa. La Juve intanto si prende una grossa soddisfazione battendo il suo unico avversario per la seconda volta in due partite. La Roma nell’anno a tratti ha giocato meglio, è stata più spettacolare, ma la Juve ha confermato di essere più pronta, più insistente, più continua. In una parola, migliore. Ora vediamo cosa porterà il rimescolamento delle carte. Si salva il Sassuolo, la più ricca delle piccole, dodici acquisti a gennaio aggiunti alle qualità di un tecnico, Di Francesco, che è la vera sorpresa della stagione.