Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Con il poliziotto e il manifestante morti ieri, le vittime della rivoluzione ucraina, in corso a Kiev e in altre dieci città, sono a questo punto sei. La sensazione è che il presidente Yanukovitch non abbia più il controllo della situazione. Parecchi edifici pubblici sono occupati, ieri per qualche ora i dimostranti del gruppo Spilna Sprava sono rimasti chiusti dentro cinque piani del ministero dell’Energia, in viale Khreshatik, non lontano dall’epicentro della protesta, piazza Maidan. I contestatori se ne sono andati solo dopo l’intervento del ministro Stavitski, però ammassandosi all’ingresso in modo da impedire a chiunque di entrare. L’episodio più grave è forse quello accaduto a Vinnycia: secondo il quotidiano Kiev Post, centinaia di poliziotti che erano stati schierati davanti all’edificio del governo locale si sono improvvisamente schierati con i manifestanti, accolti da una selva di applausi. Del resto l’occupazione del Palazzo della Regione a Poltava s’è svolta nell’indifferenza totale delle forze delle ordine, che hanno lasciato fare. Particolarmente impressionante la morte del poliziotto, un giovane di 27 anni che stava tornando al dormitorio Berkut dopo aver finito il suo turno di lavoro ed è stato ucciso con molti colpi di pistola alla testa. Il manifestante che ha perso la vita ieri si chiamava Roman Senik, aveva 45 anni, stava con gli altri in piazza a Kiev a protestare. Negoziati con i contestatori non hanno portato a nessun risultato: «I capi dell’opposizione non si vogliono dissociare dalle fazioni radicali, e al tempo stesso non sono più in grado di controllarle», ha detto il ministro dell’Interno Vitalij Zakharchenko. Secondo lui i ribelli hanno accumulato una quantità di armi nella sede dei sindacati e nel quartier generale dell’amministrazione municipale, hanno rapito tre agenti, due dei quali, rilasciati, avevano sul corpo segni di tortura.
• Possiamo capire la ragione di questa rivoluzione in corso?
In generale tirano l’Ucraina dalla loro parte da un lato i polacchi e l’Unione europea, dall’altro Putin. Il presidente Yanushenko, che tiene in prigioniera la sua avversaria Julia Timoshenko, s’è schierato con Putin in cambio di un finanziamento da 30 miliardi di dollari e un dimezzamento del costo del gas.
• La Tymoshenko è quella bionda con la treccia a corona intorno al capo?
Sì, con quel faccino d’angelo. Le foto scattate in tempi non sospetti mostrano però una morettina esile e pallida. Costei s’è poi dimostrata astuta come mille volpi. Ha fatto i soldi, ha lavorato con cura alla trasformazione in pseudo contadina-ucraina per prendere i voti dei nazionalisti. Non bisogna credere alla favola dell’angelo messo in galera dal demone Yanushenko, la Tymoshenko sta dentro perché accettò di firnare un contratto con Putin che faceva pagare all’Ucraina un prezzo doppio per il gas russo. Comunque, qui la Tymoshenko c’entra poco.
• E che cosa c’entra allora?
Intanto, come sempre, la miseria del Paese. Nel 1990 Polonia e Ucraina avevano più o meno lo stesso Pil. Oggi il pil di Varsavia è il triplo di quello ucraino. Lo “Spiegel” ha scritto: «La Polonia è il discepolo prediletto dell’Europa, l’Ucraina il suo tormento».
• L’Ucraina fa parte dell’Unione europea?
No. A novembre era stato proposto al presidente Yanukovich un “atto d’associazione”, primo passo teorico verso un ingresso chi sa tra quanti anni. Di questo eventuale ingresso, tuttavia, non si faceva parola, mentre erano ben elencate, al solito, 3-400 clausole che l’Ucraina avrebbe dovuto rispettare solo per associarsi. Yanushenko preferì i soldi di Putin (ha con sé, sulla linea filo-russa, l’altro 50% della popolazione), ciononostante, anche a causa dei disordini di questi giorni, l’Unione europea crede di aver diritto di comminare sanzioni.
• Ma gli ucraini sono russi o no? Ha senso che entrino nella Ue?
I legami tra i due paesi sono molto forti. Hanno una storia per tante parti comune. In Kazakistan, per dirne una, il 40% della popolazione è rappresentata da russo-ucraini. L’Ucraina, come tante repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, non può affidarsi per la sicurezza che a Mosca. Putin, che avrebbe una gran voglia di intervenire ed è trattenuto dall’imminenza delle Olimpiadi di Sochi, va comunque capito. L’Occidente s’è pappato le tre repubbliche del Baltico (la Lettonia è entrata adesso nell’euro) e stava per far sua anche la Georgia. Quando vede la piazza Maidan piena di manifestanti, Putin ci vede dietro gli americani. Siamo sicuri che abbia proprio torto?
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