Carlo Panella, Libero 26/1/2014, 26 gennaio 2014
IL RE DEL MONDO
Decine di morti nelle strade egiziane tra vittime di attentati terroristici e manifestanti uccisi nelle strade. Due morti ieri nelle strade di Kiev , sette nei giorni precedenti; il governo minaccia «sola soluzione la forza»; il capo dell’opposizione chiama alle armi; si teme la secessione della parte occidentale dell’Ucraina. Un disastro ai margini dell’Europa. Che però sta alla finestra. Come sempre. In Siria è strage da tre anni, ma il macellaio Assad si gode ora il trionfo organizzato dall’ignavo occidente e trasforma la conferenza di Ginevra 2 nel suggello della sua infernale potenza.
Tre crisi diverse tra loro, con attori dissimili gli uni dagli altri. Ma uniti da una dinamica politica identica: in Egitto, come in Ucraina, come in Siria e Iran si impone e vince una figura dominante e autocratica. Quel «capo» che gli arabi chiamano «raìs», il duce, la guida feroce e potente del paese e gli iraniani adorano come Rahabar, «la Guida», ieri Khomeini, oggi Khamenei. È un modello del tutto omogeneo alla visione politica di Vladimir Putin, potente e attivo padrino di Yanukovjch in Ucraina come di Assad in Siria, di Khamenei in Iran e ora alleato di al Sissi in Egitto. Si impone così ovunque la concezione autoritaria di un Putin che è stato democraticamente eletto, ma che ha governato e governa con inflessibile durezza. Che affronta le opposizioni con ferocia, senza mai cercare la mediazione. Che si impone a suon di Forze Speciali scatenate contro le piazze in rivolta, quando non di stragi. La Cecenia docet.
È un modello opposto a quello dell’occidente democratico, basato sulla ricerca del consenso, sulla mediazione dei conflitti interni, sull’uso moderato della forza nelle piazze. Ma – questa è la tragica constatazione d’obbligo - a fronte dell’affermazione violenta dei raìs in Egitto, Ucraina e Siria, l’Occidente democratico non sa che fare. Non agisce: una ignavia che è il segno distintivo della presidenza di Barack Obama che in Egitto, Ucraina, Iran e Siria, tentenna, parla, esorta, cerca improbabili «soluzioni diplomatiche», ma, di fatto, arretra, lascia fare, volta le spalle. E l’Europa segue, felice e pavida, la inedita pavidità americana.
La deriva iniziò nel 2009, quando Obama non degnò di un gesto d’attenzione, del minimo appoggio le decine di migliaia di iraniani che scesero nelle strade contro il regime con l’Onda Verde e furono massacrati, incarcerati, impiccati. Per loro da Washington solo poche parole di circostanza. Una vergogna.
L’amministrazione Obama, passò poi al grottesco, quando nel 2011 a fronte delle prime manifestazioni di piazza Tharir, Hillary Clinton disse «Mubarak è amico di famiglia…». Gaffe moltiplicata per mille 4 mesi dopo quando la Clinton affermò «ho fiducia nel riformismo di Assad». Poi, una giravolta e Obama e la Clinton diedero pieno appoggio al demenziale governo di Morsi e dei Fratelli Musulmani. Contemporaneamente, permisero che Yanukovjch imponesse la pax russa in Ucraina – gettando nelle segrete la leader filo occidentale Timoschenko - e abbandonando a sé stessa l’opposizione ucraina filo occidentale. In Siria Obama decise cinicamente di non cogliere l’occasione di rovesciare a furor di popolo Assad e non fornì armi ai suoi militari che disertarono per fiancheggiare la rivolta. Non c’era bisogno di intervento militare Usa, bastava fornire autoblindo agli insorti. Non fu fatto. Il vuoto d’intervento di Usa eUe è stato poi riempito dai qaidisti, dagli iraniani, da Hezbollah e dagli islamisti filo sauditi. In Egitto, preso atto del rovesciamento di Morsi, Obama e Ue non sanno ora che pesci prendere. Al Sissi ne ricava vantaggi, massacra i Fratelli Musulmani spingendoli volutamente verso la deriva violenta e terroristica (che è pur sempre nella loro intima natura e storia) e si allea con Putin che gli fornisce finanziamenti e armi.
Obama e l’Europa intanto organizzano conferenze alla «Ginevra 2» e trattati con l’Iran di Rohani, che servono solo a dare dignità e prestigio internazionali ai dittatori. Le aree di crisi marciscono, imputridiscono nel sangue. I raìs e il loro padrino Putin si impongono vincenti sulla scena. Ma Usa e Ue in nome del «dialogo», lasciano che democratici siano massacrati, Un nuovo tramonto dell’Occidente.