Gianni Mura, La Repubblica 26/1/2014, 26 gennaio 2014
L’ALLENATORE IMPRENDITORE E IL BUON ESEMPIO DA PUNIRE
Claudio Buso ha 48 anni e allena la squadra Giovanissimi (14 anni) del Casotto Marina Pescatori, che disputa il campionato provinciale nel Grossetano. Repubblica ha già raccontato l’episodio che lo ha portato alla ribalta suo malgrado. Al 21’ st della partita tra la sua squadra e il Paganico, dopo uno scontro duro con un avversario un suo giocatore resta a terra svenuto. Buso entra in campo e gli presta i primi soccorsi. «Hanno scritto che gli ho praticato il massaggio cardiaco, ma non è vero. Ho controllato le pulsazioni, la respirazione. Se l’arbitro mi ha detto qualcosa, tipo che mi espelleva, nella concitazione del momento non me ne sono accorto. Per me comunque la partita era finita lì. È arrivata l’ambulanza e ci sono salito col mio giocatore in barella. Sono rimasto all’ospedale fino a tarda sera, quando i medici hanno detto che non c’era più pericolo ». E poi arrivano le decisioni della giustizia sportiva, Buso è squalificato per 45 giorni: «a seguito di un normale incidente di gioco entrava non autorizzato sul terreno di gioco proferendo una frase minacciosa nei confronti del direttore di gara».
Ieri ho telefonato a Buso per sapere se ci fossero novità. Ci sono storie che non fanno più notizia ma continuano a essere storie. «Di nuovo c’è che la società ha presentato ricorso accludendo il referto ospedaliero. Il ragazzo, con doppio trauma, toracico e cranico, è stato trattenuto 72 ore in osservazione e poi dimesso. Non era un normale incidente di gioco, e me ne sono accorto subito. Sono un padre di famiglia, prima che un allenatore, e rifarei tutto quello che ho fatto. Una cosa voglio chiarire: non ce l’ho con l’arbitro, un ragazzo anche lui. Noi siamo tenuti a seguire un breve corso sui primi soccorsi, sull’uso del defibrillatore, gli arbitri non so. Per capire la gravità di uno scontro serve un po’ d’esperienza. So che sul mio caso due deputati hanno presentato un’interrogazione al ministro Delrio, ma non so cosa potrà uscirne. Spero che si possa aprire una discussione sulla sicurezza. A fine ottobre, nella partita con l’Invicta, era stato male l’arbitro, sono entrato a soccorrerlo senza autorizzazione ma non mi hanno squalificato. Comunque, se in questo periodo mi trovo in difficoltà con qualcuno, è coi miei ragazzi. A questi livelli non si devono crescere campioni, basta tenerli lontano dalla strada e farli divertire insegnando qualche regola: niente parolacce, niente bestemmie, rispetto per l’arbitro e gli avversari. Quando loro mi chiedono perché sono stato squalificato per un mese e mezzo, se ho fatto la cosa giusta, non so cosa rispondergli».
Pure io non so cosa dire a Claudio Buso (8). Forse non è casuale, in un’Italia che mostra la massima indulgenza nei confronti dei cattivi esempi (dagli evasori fiscali ai ministri agli assassini) che i buoni esempi siano sanzionati con la massima severità. Ad altri e più alti livelli calcistici, si avverte meno la questione-sicurezza e si pensa di più al brand. Barbara Berlusconi venerdì ha parlato per un paio d’ore con Seedorf. Gli ha illustrato «una nuova concezione di allenatore: ovvero un tecnico parte integrante del club non solo a livello sportivo, ma coinvolto anche in tutti gli ambiti commerciali». A questo punto non dico Rocco ma anche Bagnoli si sarebbe dimesso. Ma Seedorf è di altra generazione, altro impasto. Già di suo aveva avviato attività imprenditoriali (motori, ristoranti). E poi è appena arrivato. Di che si tratta? Secondo la Gazzetta, «l’olandese avrà la missione di coinvolgere il più possibile la squadra. In pratica, ogni giocatore dovrà essere anche una sorta di piccolo promotore- imprenditore al servizio di un’azienda molto più grande. Anche i dettagli saranno importanti per aumentare visibilità e quindi indotto». Non ci ho capito molto, ma spero che tra i dettagli importanti ce ne fosse già uno: che al Milan conviene dotarsi di giocatori da Milan, altrimenti l’indotto
si riduce.
A umenta invece il peso dei politici, più che di casta si dovrebbe parlare di pasta. Il Fatto pubblica foto e fa i calcoli: Berlusconi 8 chili in più, Renzi 5, Letta 10, Alfano 5, Lupi 4, Salvini 9, quasi 10. «Beve tanta birra e mangia male», dicono in Lega. In compenso quando parla è peggio, ma questo lo dico io. E, a proposito di peso, devo togliermene uno. Che ci sia del tenero tra Buffon e Ilaria D’Amico l’ha detto venerdì Alfonso Signorini, esperto di gossip. Ma 12 giorni prima di lui, il 12 gennaio, avevo scritto in questa rubrica: «Provate a immaginare le reazioni in Italia se Conte tenesse fuori Buffon per un’ipotetica relazione con Ilaria D’Amico oppure perché ha salutato con troppo slancio Totti ». Era un parallelo con il caso di Casillas, legato a una bella giornalista tv, Sara Carbonero, ed era inevitabile citare il portiere della Nazionale e di una grande squadra, ossia Buffon, e una bella (ma anche brava) giornalista tv, cioè Ilaria D’Amico. Tutto qui. Non sapevo nulla, non sono un mago ma soprattutto, sia come sia, non sono affari miei.