Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mentre Brunetta, ospite in tv di Lucia Annunziata, diceva una sciocchezza («se c’è una nuova legge elettorale si va a votare», dimenticando che per far funzionare bene il nuovo sistema elettorale bisognerebbe almeno abolire il Senato), Alfano tornava sulla faccenda delle preferenze: «Per noi l’obiettivo è che l’elettore possa scegliere il deputato, e proprio perché stiamo superando il Porcellum, mi chiedo perché fare torto agli italiani e tenersi la parte peggiore di quella legge elettorale. Non capisco proprio, è inspiegabile, per Forza Italia è diventata una materia teologica, ed è impossibile discuterne. Chiedo a Forza Italia di non fare questo torto agli italiani».
• Spieghiamo un po’.
È tutto molto semplice. Il partito candida al parlamento - mettiamo - cinquanta persone. Tu puoi scegliere di votare, oltre al simbolo, anche alcuni di questi candidati. Queste sono le preferenze. Quando se ne potevano dare quattro (il proporzionale che venne adottato dal 1946 fino alla fine degli anni Ottanta), si scoprì che la criminalità organizzata e i capipartito profittavano del fatto che i quattro candidati prescelti potevano essere indicati o scrivendo il cognome o scrivendo il numero che avevano in lista. Imponevano quindi delle quaterne, ciascuna diversa per ogni cittadino, e in questo modo controllavano gli elettori e li costringevano a rigar dritto. Nel 1993 un referendum, voluto da Mario Segni, corresse la legge elettorale in modo che di preferenze se ne poteva dare solo una, sempre all’interno, naturalmente, di liste lunghissime. E se nessuno votava la preferenza? Passavano i candidati secondo la posizione che il partito aveva assegnato loro in lista. Lei ci crede? Non mi ricordo neanche un caso in cui un candidato che il Partito aveva deciso di far passare non fosse poi passato. I partiti controllavano perfettamente il sistema.
• Quindi?
Quindi nel 1993 si adottò il Mattarellun, che per il 75% era maggioritario (candidati singoli in lizza uno contro l’altro) e per un altro 25% proporzionale, ma senza preferenze: si sceglieva solo la lista e gli eletti da mandare in Parlamento erano il risultato di calcoli abbastanza astrusi. Il Porcellum, come sa, non prevedeva preferenze e la Corte costituzionale invece impone che ce ne sia almeno una se la lista all’interno della quale scegliere è lunga. Se invece è corta - pare - si può continuare lo stesso senza preferenze. Questa è la situazione attuale. Berlusconi le preferenze non le vuole (esige che gli eletti in Parlamento siamo quelli che dice lui) e Renzi fa finta di essere indifferente al problema, ma secondo me non le vuole nemmeno lui. Il prossimo Parlamento, nella sua parte sinistra, deve essere formato da renziani di ferro.
• Come fanno all’estero?
In genere all’estero le preferenze non esistono. Poche eccezioni. In Belgio se ne possono dare quante se ne vuole. In Olanda e nei paesi scandinavi si può votare per un partito e poi dare la preferenza al candidato di un altro partito (uno solo). In Lussemburgo si possono dare più preferenze anche a candidati di diversi partiti. Fine delle possibilità.
• Hanno ragione quelli di Sel, la minoranza del Pd e altri a pretendere che gli elettori abbiano il diritto di scrivere il nome di un candidato che gli sta simpatico?
È una falsa questione. Nessuno riuscirà mai a eleggere nessuno contro la volontà del partito. Il dibattito in corso è surreale. Il Pd, fino a poco tempo fa, era nemico assoluto delle preferenze. Temo che molta indignazione, condita da frasi a effetto (tipo: «Il Parlamento dei nominati»), sia strumentale alla lotta contro Renzi. Se Renzi avesse assunto la posizione contraria, questi avrebbero combattuto le preferenze con proiettili ad alzo zero.
• Ho sentito che la soluzione potrebbe essere il “collegio unico proporzionale”?
Quello che col sistema elettorale della Prima repubblica si adoperava per il Senato. Nei collegi ciascun partito ha diritto a mettere un solo candidato. Tu voti una lista a livello nazionale. Mettiamo che il Partito Blu prenda il 30 per cento dei voti e abbia diritto a 200 seggi. Si dànno i duecento seggi ai duecento candidati del Partito Blu che nel loro collegio hanno preso la percentuale di voto più alta. Non so in che modo il collegio unico proporzionale darebbe all’elettore la possibilitàdi scegliere il suo candidato. Ogni lista ha un solo candidato e votando la lista si vota anche la persona! Non c’è nessuna libertà di scelta! L’altra possibilità sarebbe quella di fare liste con due persone, un maschio e una femmina. Ci sarebbero però discussioni su quale mettere per prima. E poi, è ovvio, un’idea simile non passerà mai.
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