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 2014  gennaio 27 Lunedì calendario

Biografia di Vincenzo Nibali

• Messina 14 novembre 1984. Ciclista. Vincitore del Giro d’Italia nel 2013 e nel 2016 (terzo nel 2010 e secondo nel 2011), il più meridionale nella storia ad aver conquistato la corsa. Vincitore del Tour de France nel 2014, (terzo nel 2012 e settimo nel 2009). Vincitore della Vuelta 2010, secondo nel 2013. Lo «squalo dello Stretto».
Vita Il padre Salvatore, impiegato: «Fin da piccolo lo portavo a pedalare con me. Aveva solo 11 anni quando mi staccò in salita. Lì capii che sarebbe diventato qualcuno nel ciclismo». La prima bici da corsa a 14 anni, nella sua prima gara fra gli Esordienti arrivò secondo [Giorgio Viberti, Sta 27/5/2013].
• «In Sicilia ero un ragazzino che ne combinava di tutti i colori. Quando mi stufavo, scappavo da scuola per andare a casa. Avevamo un paese a disposizione: Venetico Superiore. Con i miei amici ci tiravamo addosso i fichi d’India, giocavamo a nascondino in venti-trenta, ci buttavamo giù in discesa con la Bmx e facevamo la gara a chi faceva le sgommate più lunghe. Non riuscivo a stare fermo. Esperienze che hanno formato il mio carattere, affinato lo spirito di sopravvivenza, che mi hanno insegnato a essere più scaltro. Altro che la playstation… Invece, la bici era uno sfogo, provavo un senso di libertà» (a Claudio Ghisalberti) [Gds 6/5/2016].
• «È uno abituato a rimettere insieme i cocci. Come quella volta a Messina che era bambino, e non voleva saperne di fare il bravo, e allora papà Salvatore gli segò la bici. Pianti, anche notturni, i vagiti di una vocazione. Nibali senior, che al sonno ci teneva, alla fine la bici fu costretto a rimettergliela insieme. Certe storie però sono così belle che le pezze, i rattoppi, mica li vedi, oppure quando li vedi fanno leggenda anche loro. Ad esempio il colore rosso della vecchia Pinarello con cui Vincenzo arrivò alla sua prima gara Esordienti, a Barcellona Pozzo di Gotto: una mano di vernice stesa sempre da papà Salvatore, che di suo ammirava Francesco Moser e correva fra i dilettanti, fra i monti Nebrodi e sogni più alti. Fra la cartolibreria di famiglia a Messina e i tapponi dolomitici o pirenaici di strada ce n’era tanta da fare. Nibali se l’è pedalata tutta, da emigrante come nonno Vincenzo, che negli anni ’30 si era viaggiato il mondo fino all’Australia e ritorno. Lo squaletto siciliano a 17 anni si è messo il futuro in spalla ed è approdato a Lamporecchio, provincia di Pistoia, una seconda casa; poi in Svizzera, provincia del Kazakistan, dove stanno i “piccioli”, come direbbe il Montalbano, i soldi per fare una grande squadra. Ha mantenuto da professionista quello che ha aveva promesso da dilettante, è passato dalla Mastromarco alla Fassa-Bortolo, dalla Liquigas all’Astana, dal Giro del Trentino alla Vuelta, al Giro d’Italia, al Tour. Cose di un altro mondo» (Stefano Semeraro) [Sta 29/5/2016].
• «È un purosangue. Roberto Corsetti, medico della Liquigas, segnala la qualità del suo motore. “Ha tre caratteristiche importanti: un rapporto potenza/peso di 5,9 watt/kg (380 watt alla soglia per 64 chili), circa 80 ml/kg di VO2 max, un’enorme capacità di lavorare ad alti livelli di acido lattico”» (Claudio Gregori) [Gds 16/5/2007].
• «Dev’essere ancora più bello vincere così. Aggrapparsi agli ultimi chilometri di salita e discesa, elettrizzare il pubblico lungo i tornanti. Da quanto tempo non succedeva? Ancora Nibali, Tour 2014. E prima, ancora Nibali, Giro 2013. Ma lì, a ripensarci, sembrava tutto più facile: ultime due settimana in maglia rosa, lo squillo alle Tre Cime, quasi 5’ sul secondo, alla fine. Una passeggiata, anche se il ciclismo non è mai una passeggiata. Quest’anno Nibali ha corso contro gli avversari e le zone d’ombra, da favorito che si vede battuto, quasi umiliato sul suo terreno. E che è spinto a pensare che ci sia qualcosa (un virus, una maledizione) a bloccargli le gambe» (Gianni Mura sulla vittoria del Giro d’Italia 2016) [Rep 29/5/2016].
• «Non è un chiacchierone, ma nemmeno chiuso come ce l’avevano annunciato. Pondera le risposte, sorride spesso, ha l’acume sospettoso dei siciliani e i piccoli tic dei timidi (grattatina all’orecchio, grattatina alla spalla). “Non mi sentirà dire che ho un complesso d’inferiorità nei confronti del calcio. Come sport non mi è mai piaciuto: non amo il contatto fisico. Non nutro alcun rancore contro lo strapotere del pallone, non invidio né le Ferrari né le veline dei calciatori. Sono affezionato alla mia normalità”» (Gaia Piccardi) [Cds 30/6/2014].
• «Se c’è qualcosa che accomuna la faccia di Vincenzo Nibali a quella di altri grandi campioni del pedale, Coppi e Bartali per esempio, è che anche quando sorride quella faccia rimane triste. Figurarsi l’esplosione di gioia: mai. Eventualmente, l’esplosione di pianto» (Paolo Di Stefano) [Cds 29/5/2016].
Amori Sposato con Rachele, una figlia, Emma. Al primo appuntamento la moglie, «ignorante di ciclismo», gli chiese: «Perché tieni la bici nel bagagliaio?» [Paolo Tomaselli, Cds 27/5/2013].
• «Quando mi ha sposato Rachele ha fatto una scelta: sapeva che questo è il mio stile di vita. Non me lo fa pesare, no. Ci siamo conosciuti tramite un inciucio di Agnoli, il mio compagno di squadra. Colpo di fulmine» [Gaia Piccardi, Cds 30/6/2014].
Vizi «Ha la passione per gli automodelli a scoppio radiocomandati come il tre volte iridato Freire. E l’hobby della fotografia ereditato dal padre. Da dilettante gli invidiosi dicevano che si credesse un “piccolo Merckx”» (Luigi Perna) [Gds 11/1/2008].
• «Né santini né amuleti, anche se sono credente e superstizioso».