Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 27/1/2014, 27 gennaio 2014
LE REGISTRAZIONI PERISOLOSE NELL’INCHIESTA CHE NN SI FERMA
DAI NOSTRI INVIATI BENEVENTO — Qualunque sia il motivo che ha indotto Nunzia De Girolamo a dimettersi da ministro dell’Agricoltura, è inconfutabile che ci sia anche una vicenda giudiziaria incentrata su questioni in cui lei è direttamente coinvolta. È l’indagine della Procura di Benevento partita da una truffa di cui è accusato l’ex direttore amministrativo della Asl Felice Pisapia, e sviluppatasi nelle ultime settimane in altre direzioni, con una accelerazione che potrebbe portare a breve — se non ha già portato — a nuove iscrizioni sul registro degli indagati. C’è un filone riguardante le retribuzioni per consulenze prestate alla Asl da numerosi avvocati beneventani, ma c’è anche una attività investigativa di cui finora nulla è trapelato, che vede al centro le «intercettazioni private» di cui questa vicenda è ricca.
E non solo le registrazioni sicuramente raccolte da Pisapia durante le riunioni convocate da Nunzia De Girolamo (all’epoca dei fatti non ancora ministro ma già deputato del Pdl) a casa del padre o in un agriturismo della campagna sannita, alle quali parteciparono anche il direttore generale della Asl Michele Rossi, il direttore sanitario Mino Ventucci, l’avvocato Giacomo Papa e il giornalista Luigi Barone, questi ultimi due uomini di fiducia di De Girolamo che li portò con sé al ministero. Queste la Procura le ha da tempo, avendole ricevute dallo stesso Pisapia nel settembre 2013 e fatte esaminare da due consulenti tecnici che hanno depositato la loro perizia a novembre. Ma da una decina di giorni nelle mani del procuratore Giuseppe Maddalena e dei suoi sostituti ci sono anche altri nastri: quelli, non si sa spuntati da dove, giunti al Tg5 e diffusi per due sere di seguito. La mattina del terzo giorno la Guardia di finanza è andata ad acquisirli, e da quel momento sono successe molte cose che lasciano intendere come l’attività investigativa è tutt’altro che a un punto morto.
Innanzitutto è tornato in Procura per essere interrogato nuovamente Felice Pisapia, che per il resto continua ad avere l’obbligo di dimora a Salerno (provvedimento imposto dal gip per la vicenda della truffa e confermato dal tribunale del riesame), ma nel frattempo ha cambiato avvocato, dopo l’improvvisa rinuncia a difenderlo da parte di Vincenzo Regardi, che lo aveva assistito fino all’udienza del riesame, e che dopo la diffusione in tv dei nuovi audio ha scelto di abbandonare. E poi il procuratore Maddalena ha deciso di far portare avanti l’inchiesta non più al solo sostituto Giovanni Tartaglia Polcini, ma ha voluto affiancargli due colleghe, Flavia Felaco e Nicoletta Giammarino, e formare così un pool che meglio potrà gestire un lavoro ritenuto evidentemente ancora lungo e consistente.
Le questioni finora emerse, sulle quali la Procura potrebbe aver ritenuto di fare approfondimenti, riguardano l’appalto per la concessione del servizio 118, le nomine dei primari, la scelta degli immobili da destinare a sedi delle Asl in provincia di Benevento. Tutte questioni affrontate nel corso di quelle riunioni registrate da Pisapia che nella sua ordinanza il gip Flavio Cusani ha paragonato a quelle di un «direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni norma di legge», quasi sottintendendo la necessità di indagare ancora in quella direzione.
Che tutto questo abbia un legame diretto con le sue dimissioni, De Girolamo non lo dice. Dà una motivazione politica e si ferma lì. Ma la sensazione di un accerchiamento giudiziario non può non averla avvertita. Anche perché oltre all’indagine della Procura di Benevento ce n’è un’altra, stavolta di quella di Roma, che punta direttamente al ministero e a come negli ultimi anni (quindi anche prima che lei assumesse l’incarico) sono stati gestiti i fondi — milioni e milioni di euro — stanziati dall’Unione Europea in favore della nostra produzione agricola.