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 2014  gennaio 27 Lunedì calendario

DA PARIGI E BERLINO IL PARTITO ANTI EURO È SEMPRE PIÙ FORTE


Berlino Sei punti sopra il 17,1% raccolto alle elezioni presiden­ziali del 2012. Se per il rinnovo del Parlamento europeo si votasse domenica prossima, il Front Na­tional di Marine Le Pen guada­gnerebbe il 23 per cento dei voti, diventando così il primo partito di Francia. Lo rivela un sondag­gio commissionato all’istituto Ifop dal Journal du Dimanche . La formazione della destra naziona­lista e populista sarebbe insegui­ta dai gollisti dell’Ump (al 21%), mentre i socialisti del presidente François Hollande si fermereb­bero al 18%. I risultati dell’indagi­ne «vanno letti con una certa pru­denza », ha spiegato il di­rettore del­l ’Ifop, Frédéric Fabi, ricordando che la misura­zione ha un margine di er­rore dell’1,8% e che al voto mancano 4 mesi. Resta il fatto che alle Europee 2009 il Fronte gua­dagnò il 6,3% inviando a Strasburgo so­lo 3 deputati, mentre nel 2014 la voca­zi­one maggio­ritaria del par­tito fondato da Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, sem­bra a portata di mano. L’ex candidata alle presidenziali lo sa, e conta su quella che i suoi con­cittadini chiamano « la vague Ma­rine », l’onda Marina. In una recente intervi­sta Madame Le Pen ha im­maginato che, dopo lo spo­glio a maggio, la valanga di voti ottenuti dal Fronte ob­bligherà Hol­lande a sciogliere il Parlamento, mentre l’Europa dovrà fare i con­ti con un grande Paese che dice basta all’euro.
Messa da parte l’origine pétai­nista , gli accenti apertamente islamofobici e antisemiti (ma non quelli xenofobici), Marine si è anche buttata sul sociale, to­gliendo all’estrema sinistra l’esclusiva su lavoro e pen­sioni. Senza di­menticare che il suo è un elet­tor­ato di prote­sta, ha incana­lato la rabbia dei francesi contro «il fun­zionamento antidemocra­tico dell’Unione europea » e i rigi­di­parametri di Maastricht sulla fi­nanza pubblica. Quindi ha indivi­duato nell’odiata moneta comu­ne il nemico da abbattere, pro­mettendo di allearsi a Strasbur­go con gli altri partiti anti-euro. Fra questi la Lega nostrana, il Par­tito austriaco della Libertà (Fpoe) e il Vlaams Belang in Bel­gio.
«Dopo di noi-ha previsto-an­che la Germania rinuncerà all’eu­ro e tornerà al marco ». Vero è che l’auspicato no di Berlino alla mo­neta unica è ancora lontano da venire. Eppure anche nella Re­pubblica federale il movimento anti-euro sta prendendo forza. Un sondaggio di Emnid per la Bi­lda­mSonntag accredita Alterna­tive für Deutschland, prima for­mazione tedesca apertamente contraria all’Unione monetaria, del 7% dei voti. Risultato di tutto rispetto per un partito che è stato fondato solo a febbraio 2013 e che a settembre dello scorso an­no ha sfiorato l’ingresso al Bun­destag, ottenendo il 4,7% dei con­sensi ( contro una soglia di sbarra­mento del 5%). A differenza della formazione francese, AfD non af­fonda le radici nel passato ma è stata fondata da un semi-scono­sciuto professore di Economia politica ad Amburgo, il 52enne Bernd Lucke,che ha rubato con­sensi un po’ a tutti. Attento a non farsi infiltrare dall’estrema de­stra, sempre orfana nella Germa­nia post-bellica di padri e padri­ni, Lucke ha imbarcato un pezzo grosso dell’area liberale: l’ex ca­po degli imprenditori tedeschi Hans-Olaf Henkel, volto noto dei talk-show con l’unico difetto di essere un po’ avanti con l’età (74 anni) rispetto alla media dei politici tedeschi. Nulla sembra accomunare il duo Lucke-Henkel alla pasionaria della de­stra francese, i cui detrattori chia­mano «Jean-Marine Le Pen»a se­gnalare la sua sostanziale conti­nuità con i valori dettati dal pa­dre. AfD ha già fatto sapere che non si unirà a Strasburgo al grup­po Fn- Lega, ma al pari di Marine ha già dichiarato guerra alla mo­neta comune.