Maurizio Piccirilli, Il Tempo 27/1/2014, 27 gennaio 2014
MARÒ, I LEONI DEL SAN MARCO CHE RUGGISCONO DA TRE SECOLI
«Per terra e per mare». Un motto che è scritto nel destino del Reggimento San Marco: i fucilieri di Marina. Sotto la bandiera dell’evangelista, i Leoni hanno attraversato tre secoli di storia in ogni dove. Dall’Estremo Oriente al Mar Caraibico. Ovunque i marò si sono ricoperti di gloria. Valorosi soldati che coniugano, sin dalle origini, le capacità dei fanti e quelle dei marinai. Silenziosi come si conviene a chi va per mare e tenaci come chi è abituato a battersi sulla terraferma.
Una storia che ha visto alterne vicende con scioglimenti e ricostituzioni del reggimento. Pagine di dignità e valore come quelle che stanno vivendo Latorre e Girone da due anni nel girone infernale indiano. A loro ben si addicono le parole della preghiera del San Marco. «Supremo Reggitore di tutto ciò che esiste in terra, mare e cielo ascolta la preghiera di chi, sotto il nome dell’Evangelista tuo, Marco, ha servito la Patria in pace e in guerra! Ai reduci di tante battaglie: prima sul Piave, in Cina, in terra e mare dona la pace di una vita tribolata in gioventù per la guerra, nella maturità per le asperità di ogni giorno.»
È il 1713 quando Vittorio Amedeo, primo monarca del regno di Sardegna, dà vita al Reggimento La Marina con lo scopo di dotare le navi di soldati da poter utilizzare durante gli sbarchi. Ma le origini dei fanti di marina possono essere fatte risalire a un secolo prima quando diversi decreti dei principi sabaudi fanno riferimento al Reggimento La Marina durante la campagna delle Fiandre a metà del Seicento. Marinai che partecipano in mare e in terra, come vuole il loro motto, alla prima guerra di Indipendenza scrivendo pagine di gloria a Pastrengo, Goito e sulle navi in Adriatico. La sconfitta provoca anche lo sciogliemento del Battaglione Real Navi.
Un intervallo breve e nel 1861, per volontà di Cavour, fu ricostituito come Battaglione Fanteria Real Marina. I compiti assegnati furono molteplici e delicati, si videro così i fanti di Marina impegnati sia a terra, per la difesa e sorveglianza delle installazioni marittime, sia a bordo come compagnie da sbarco. A quel tempo la divisa era la stessa dei bersaglieri, unica differenza le mostrine. Ma è nella terza Guerra di Indipendenza che i fucilieri di Marina scrivono una della pagine più valorose. Tremila uomini imbarcati ad Ancona, agli ordini dell’ammiraglio Persiano, tentarono lo sbarco all’isola di Lissa. Una battaglia sfortunata, ma il coraggio dei fucilieri impressionò il nemico come testimoniano le parole dell’ammiraglio austriaco Togetthoff: «Non è possibile non riconoscere negli italiani un coraggio straordinario, che giungeva fino al suicidio. Allorquando la “Re d’Italia” affondava, i suoi Bersaglieri di Fanteria di Marina si arrampicavano sulle alberature e tirando con le carabine sull’ammiraglia austriaca ferirono ed uccisero 80 marinai. Quelli che militavano sotto la bandiera dell’ammiraglio Persiano erano animati dal più vivo amor di Patria».
Nonostante gli atti di eroismo nel 1878 giunge un altro scioglimento, ma ben presto ci rese conto della necessità di poter disporre di una forza da sbarco. Ogni nave, infatti, vi vedeva una proiezione in terraferma delle proprie capacità offensive. In quegli anni l’Italia si proietta verso terre lontane. Le nuove compagnie da sbarco si dimostrano insostituibili durante le operazioni nel 1879 in Tunisia e nel 1889 a Creta. Da lì a poco comincia l’avventura forse più lunga e avventurosa dei fanti di Marina. Nel 1905 i Leoni di San Marco sono inviati in Cina nel corso della sanguinosa rivolta dei Boxer. Dopo Marco Polo, il simbolo di Venezia tornava sulla Grande Muraglia. Una missione che durò ininterrottamente fino al 1943 dove i nostri marò si ricoprirono di gloria prima nel difendere la colonia italiana di Tien Tsin, poi durante la seconda Guerra Mondiale. Dopo l’armistizio molti marinai furono rinchiusi nei campi di prigionia dai giapponesi.
Dalla Cina i Fanti di Marina passarono in Libia per lo scoppio del conflitto italo-turco del 1911. La Marina organizzò, con l’impiego delle compagnie da sbarco delle unità impegnate nell’operazione, un Corpo di occupazione forte di 1.605 uomini che, posto al comando del Capitano di Vascello Umberto Cagni, diede inizio alle operazioni terrestri. Furono i marò a conquistare i porti di Tripoli, Bengasi, Derna, Homs. Le capacità anfibie dei fanti di Marina tornano vantaggiose nell’offensiva del Piave nel 1918, dopo anni trascorsi nel fango delle trincee, i marò hanno dispiegato tutto il loro valore nelle acque basse della foce.
L’epopea della seconda Guerra Mondiale vede i fucilieri del San Marco in Africa, Cina, in Francia. E saranno loro nel 1945 a liberare Venezia sbarcando primi in laguna.
La storia moderna vede il San Marco piangere la prima vittima italiana in una missione all’estero: in Libano, ai primi anni Ottanta, il fuciliere Filippo Montesi rimane ucciso. Il Medio Oriente e l’Oceano Indiano diventano i nuovi orizzonti della Brigata Marina San Marco. Dopo il Libano troviamo i fucilieri nel Golfo Persino a difesa delle navi attaccate dalle incusioni dei barchini dei pasadarn iraniani. Dal mare alle montagne, e il San Marco è in Kurdistan a protezione delle popolazioni curde investite dai gas di Saddam. Poi la Somalia, dove i fucilieri proteggono l’evacuazione del personale delle Nazioni Unite. E ancora l’Iraq e poi l’Afghanistan: qui il San Marco ha svolto sia attività di addestramento e sorveglianza sia combat nella Task Force 45. E ancora sulle navi a difesa del commercio contro i pirati che infestano il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano. Missioni che continuano anche dopo l’amara esperienza della Enrica Lexie.