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 2014  gennaio 27 Lunedì calendario

«IO, PUCCINI E PLACIDO: LA SFIDA PER CANTARE VENT’ANNI DI CARRIERA»


Una pausa. Un po’di pudo­re nelle parole. Andrea Bocelli e la retorica, si sa, per fortuna non vanno molto d’accordo. Forse per questo è intimidito all’idea di parlare oggi ad Au­schwitz Birkenau, in Polonia, nell’anniversario della libera­zi­one del campo di concentra­mento. Il giorno della memo­ria. Gli occhi e i ricordi del mondo concentrati lì. «Non mi preparerò nulla, parlerò a braccio», dice lui spiegando che «non avendo vissuto l’esperienza spaventosa della prigio­nia, ho paura di essere fuo­ri luogo, di di­re banalità». Altra pausa. D’altronde Bocelli, co­me capita ai grandi artisti, cammina sul crinale della sensibilità. Perciò si affi­derà «al cuo­re che non tra­disce mai». E che dopotut­to non ha bi­sogno di di­scorsi pre­stampati.
Comunque deve essere quasi più difficile di un debutto a teatro.
«Un giorno nel quale anche la musica diventa silenzio per dare più forza al ricordo. Porte­rò­con me anche mia moglie Ve­ronica e i miei tre figli, mi daran­no ancora più energia».
Molte superstar si mettono in gioco per motivi come questi solo a patto che ci sia grande visibilità e poco ri­schio.
«In ciascun uomo c’è una do­se di opportunismo che va dal­l’infinitesimale al“ troppo”.Pe­rò io non sono capace di fare cal­coli strategici. E se mi imbarco in qualcosa, lo faccio solo per­ché ci credo a tutti i costi».
Non per nulla ha creato l’An­drea Bocelli Foundation. Obiettivo: creare progetti in­novativi per non vedenti e dare aiuti concreti ai paesi poveri.
«Sto finanziando uno studio del Mit di Boston per provare a rimuovere uno dei problemi so­stanziali dei non vedenti: quel­lo di muoversi, di spostarsi. Sia­mo ai primi passi ma spero che si possano avere presto stru­menti per girare per strada, ad esempio un navigatore».
Ha anche incontrato Papa Francesco.
«Incontro mozzafiato. Ho ot­tenuto la sua benedizione, e il suo aiuto concreto, per ciò che stiamo facendo per le popola­zioni di Haiti. Mi vien da dire che lui sia un extraterrestre, tan­to entusiasmo riesce a comuni­care ».
Bocelli, lei festeggia venti an­ni di carriera: nel 1994 ha vin­to il Festival di Sanremo nel­le Nuove Proposte con Il ma­re calmo della sera .
«Da allora non ho mai smes­so di pensare che la carriera sia sempre aleatoria: può finire da un momento all’altro».
L’anno dopo all’Ariston can­tò Con te partirò , successo mondiale. Ha ascoltato la versione che ne hanno fatto i pupilli dell’indie rock ameri­cano Vampire Weekend?
«No,non l’ho ancora ascolta­ta ma ora sono curioso e quindi lo farò presto».
Nel volume Il giorno più feli­ce della mia vita , il musicolo­go Alan Lomax ha scritto so­stanzialmente che il Festival di Sanremo in tv è stato un killer della musica leggera italiana.
«Se lo scopo è stato questo, mi vien da dire che sia misera­mente fallito. Il Festival ha reso la nostra musica ancora più fa­mosa nel mondo».
A proposito, lei arriva in Po­lonia da Valencia.
«Sto incidendo Manon Le­scaut di Puccini con Placido Do­mingo.
Una sfida».
Quando sarà pubblicata?
«Ah non lo so mica, sono sem­pre i discografici a decidere i tempi della pubblicazione».
Poi?
«Riparto per gli Stati Uniti, ter­rò molti concerti e alla fine con­tinuerò a studiare altre opere. Studiare e ascoltare è fonda­mentale. E così anche confron­tare le realtà diverse dalla no­stra. Ad esempio, e lo dico assu­mendomene tutte le responsa­bilità, mi accorgo che in Italia c’è una cultura del sospetto che ci impoverisce e che obbliga l’amministrazione pubblica a esacerbare i controlli e la buro­crazia ».
Ossia?
«Per una persona che lavora ce ne sono due o tre che lo con­trollano. Vogliamo ridurre l’evasione fiscale?Allora faccia­mo come negli Stati Uniti, dove si può “scaricare” tutto ciò che acquisti. E’ ovvio che allora la stragrande maggioranza delle persone denunci tutte le pro­prie spese e che nessun com­merciante si chieda se fare o no lo scontrino».
Invece da noi.
«Il rischio è che potremmo ri­durci a essere un popolo di so­spettati e indagati. Ed è un tea­tro dell’assurdo che non riguar­da più neanche la distinzione destra o sinistra ma un concet­to più generale e senza tempo ».
Lo riassuma.
«Prima ci si impegna, si dà il massimo, si fa politica e si rag­giungono le soluzioni. Poi si pensa ai furbetti che non le ri­spettano. La lezione della sto­ria è anche questa, inutile far finta del contrario».