Nino Amadore, Il Sole 24 Ore 26/1/2014, 26 gennaio 2014
«SVUOTA CARCERI» A FORTE RISCHIO
In Sicilia c’è un’emergenza mafia ma c’è un’emergenza corruzione che si è fatta sistema. Due facce di una stessa medaglia: quella di un’isola ridotta ormai in ginocchio. Ma c’è un’altra emergenza: l’alleanza tra istituzioni e società civile non ha dato i frutti sperati e sulla disillusione soffiano menti raffinatissime della criminalità organizzata che creano un clima ostile verso i magistrati. Nel primo caso è il presidente della Corte d’appello di Palermo Vincenzo Oliveri ad affrontare il tema nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto che si estende nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento. Nel secondo caso invece è Roberto Scarpinato, procuratore generale a Palermo, ad affrontare il problema. Ad ascoltare, in un palazzo di Giustizia blindato e sotto pressione per le minacce ai magistrati (non ultimi quelli di Totò Riina a Nino Di Matteo, il pm del proceso sulla cosiddetta Trattativa Stato-mafia) c’è il presidente del Senato Pietro Grasso, venuto «a esprimere la solidarietà e la vicinanza ai magistrati palermitani». Ci sono il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, più volte positivamente citati nelle relazioni. Il rito della relazione si consuma con i numeri: nei tribunali del distretto giudiziario di Palermo «il contenzioso civile è cresciuto con un aumento delle nuove cause (da 91.530 si è saliti a 97.254) e delle definizioni (da 86.608 a 96.125). I procedimenti pendenti sono passati da 117.846 a 120.082». Oliveri pone alcuni problemi sullo stato della giustizia, bacchetta quei magistrati che «che non si accontentano di far bene il loro lavoro, ma si propongono di redimere il mondo» e ringrazia il Capo dello Stato verso cui, dice riferendosi al processo sulla Trattativa, «abbiamo un debito di riconoscenza e si è tentato di offuscare la sua immagine con il sospetto di sue interferenze in un procedimento in corso qui a Palermo. Sospetti che i nostri giudici hanno dichiarato da subito totalmente infondati».
Scarpinato non si risparmia: «Appare incomprensibile - dice - la scelta operata nel recente decreto legge cosiddetto "svuota carceri", di aggravare ancor di più la situazione estendendo anche agli esponenti della criminalità organizzata l’innalzamento da 45 a 75 giorni dello sconto di pena previsto per la liberazione anticipata a far data dal 2010. Una pena di sei anni si ridurrà quindi a tre anni e mezzo e decine di pericolosi mafiosi a breve termine torneranno in libertà anzitempo». Tutto ciò, dice il procuratore generale, contribuisce a vanificare quanto è stato fatto sin qui: «L’alleanza tra istituzioni e società civile, per esempio con la scelta dei vertici di Confindustria, si fondava sulla promessa-scommessa che si potevano legare legalità e sviluppo. Ma la crisi e la predazione dei fondi pubblici hanno diffuso l’idea che tutto ciò sia stato tradito o sia stata un’illusione».