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 2014  gennaio 26 Domenica calendario

ROMA, LA FABBRICA INUTILE DEGLI SPAZZINI


Gli indizi si moltiplicano. Le scandalose immagini natalizie, con turisti e persino maiali in slalom tra i sacchetti mentre gran parte dei netturbini era in ferie. La rimozione da parte del sindaco Ignazio Marino dei vertici dell’Ama, l’azienda dei rifiuti, e la nomina di Ivan Strozzi, precipitosamente ritirata dopo aver scoperto che è indagato in Sicilia per traffico illecito di rifiuti. L’arresto di Manlio Cerroni, re dei «monnezzari» (come si definisce nell’interrogatorio con il gip), da trent’anni camerlengo dell’immondizia capitolina. Infine la nomina a capo dell’Ama di Daniele Fortini, che Rosa Russo Iervolino chiamò nel 2008 a Napoli, invasa da 4 mila tonnellate di monnezza.
Roma scivola verso uno scenario napoletano? Le analogie non mancano. In Campania i rifiuti garantiscono 24 mila posti di lavoro pubblici, e tre quarti sono di troppo; a Roma 8 mila e ne basterebbero meno della metà. Ancora: la dotazione di impianti è tale che, rispettando semplici regole note da decenni (lo fanno migliaia di città italiane con standard europei), l’emergenza non esisterebbe, la Capitale sarebbe pulita e l’azienda sana. Invece l’emergenza è permanente, Roma sporca e l’Ama in sostanziale default.
Gli impianti sono sottoutilizzati e la raccolta differenziata, avviata con anni di ritardo, è al 25-30 per cento (ma gli esperti sospettano che il dato sia gonfiato) anziché al 65 previsto dalla legge. Legambiente ha denunciato l’azienda alla Corte dei conti. Rifiuti indifferenziati alimentano le discariche: fino a quattro mesi fa Malagrotta (la più grande d’Europa) arricchendo Cerroni. Ora all’estero con costi triplicati.
Capitolo dipendenti, che pesa per 327 milioni l’anno (il 44 per cento dei costi totali). A fine Anni Novanta erano 3500 (e già gli amministratori avevano bloccato il turn over causa esuberi), nel 2008 (quando Alemanno diventa sindaco) 6.312. Nell’ultimo bilancio risultano 7915: 1600 assunzioni in cinque anni, più di una al giorno. Compresa quella, a chiamata diretta, di Stefano Andrini, estremista di destra condannato a 4 anni e 8 mesi per aver picchiato a sprangate due giovani di sinistra all’uscita di un cinema.
A moltiplicare i costi anche disinvolte iniziative finanziarie come l’acquisizione di un’azienda senegalese: 15 milioni di euro, ma presto il governo di Dakar sciolse il contratto di servizio, lasciando ai manager romani una scatola vuota. Nessuno ha pagato, sebbene l’incauto acquisto fosse stato segnalato: una sentenza della Cassazione ha legato le mani alla Corte dei conti. Allegra anche la gestione della parte ricavi. In particolare, dal bilancio emerge una gigantesca perdita di 250 milioni di euro (un terzo del fatturato): «crediti inesigibili» scoperti all’improvviso. Lecito chiedersi se altri ingenti crediti ora iscritti tra gli attivi possano presto dissolversi, come evidenzia l’ultima relazione del Comune, prima di aggiungere: «Elementi di incertezza nell’attività operativa, rischio per lo svolgimento della stessa attività sociale, criticità legate agli incassi della tariffa rifiuti, rilievi sulla governance societaria per eccessiva complessità e scarsa comunicazione tra gli organi, debiti fuori bilancio ancora non riconosciuti».
Un simile disastro gestionale non poteva che affondare l’azienda nel baratro in cui Fortini la raccoglie: con un debito di 1,1 miliardi di euro (oltre il 150 per cento del fatturato, lo Stato italiano è al 133 del Pil), difficile evitare il pellegrinaggio con i cappello in mano alle banche (Bnl, Unicredit, Mps), il cui credito è decisivo per «assicurare la continuità aziendale», naturalmente a condizioni finanziarie (interessi, scadenze...) molto onerose.
Con l’azienda comunale malmessa, e il capo di quella privata (Cerroni, numero uno nel settore) in carcere, è possibile che nuovi soggetti si facciano avanti. Si potrebbe fare shopping a prezzo vile, il business resta appetibile. Ma quanti ce ne sono, in Italia, in grado di gestirlo dal punto di vista industriale e finanziario? E quanti tra questi non sono legati alla criminalità organizzata?