Stefano Folli, Il Sole 24 Ore 26/1/2014, 26 gennaio 2014
DA RADIO PRAGA AL CASO MORO
Esiste una storia segreta del Pci? Ovvero un «secondo livello» sfuggito agli storici oppure da loro trascurato in modo più o meno intenzionale? L’interrogativo è suggestivo a patto di restare ancorati a un’interpretazione credibile della realtà, senza deragliare nel campo dei pregiudizi o dei preconcetti. Il rischio infatti è quello di scivolare nella visione romanzesca di fatti e circostanze, qualcosa di speculare allo schema del «secondo Stato» che è servito negli anni a spiegare tutti i misteri italiani, senza in effetti spiegare quasi niente. Sergio Turi, sociologo, non appartiene alla schiera dei romanzieri perché il suo lavoro poggia su un’indagine seria. Un’indagine sul campo, si può ben dire, perché egli ha soggiornato a lungo in Cecoslovacchia per riannodare i fili di vicende antiche e in parte oscure. In sostanza Turi ricostruisce la vicenda dei cosiddetti «partigiani devianti», personaggi che nell’immediato dopoguerra ripararono a Praga, sia perché si erano macchiati di delitti durante o dopo la guerra di Liberazione sia perché contestavano la stabilizzazione post-bellica e l’adesione dell’Italia alla sfera atlantica. Le azioni di propaganda furono incisive e insistenti per anni, in modo particolare attraverso i programmi della cosiddetta «radio Praga». Il libro di Turi è dunque dedicato alla «quinta colonna» cecoslovacca che fungeva da spina nel fianco della Nato, ma anche del gruppo dirigente del Pci che aveva accettato in modo contraddittorio le regole democratiche all’interno dell’area occidentale. Non a caso la fazione italo-ceca, con il costante sostegno dei servizi segreti dell’Est, vagheggiava poco plausibili colpi di Stato in Italia e provvedeva al relativo addestramento del personale. Comprese, racconta Turi, alcune centinaia di reduci dell’Armir (il corpo d’invasione italiano in Urss durante la Seconda guerra) che erano rimasti in territorio sovietico e servivano gli interessi di potenza di Mosca. Si arriva così fino al caso Moro e ai suoi interrogativi irrisolti, troppo spesso semplificati mettendo in conto le responsabilità a un gruppetto di brigatisti fanatici o magari alla Dc e ovviamente ai servizi americani. Turi racconta un’altra verità, certo da approfondire, ma che aiuta a gettare luce anche sulla «Gladio Rossa». Storie della guerra fredda, lotte di spie, chiaroscuri del confronto Est-Ovest al tempo in cui esistevano i blocchi e anche le ideologie.