Sebastiano Messina, La Repubblica 26/1/2014, 26 gennaio 2014
SCOPPIA LO SCANDALO MASTRAPASQUA L’UOMO SEDUTO SU 25 POLTRONE
NON so su quali prove siano basate le accuse di truffa, falso e abuso d’ufficio contro Antonio Mastrapasqua, ma se io fossi al suo posto dormirei tranquillo. Nessuno riuscirà mai a condannarlo per quelle 12.164 schede sanitarie falsificate, per quei 14 milioni di “rimborsi non dovuti”.
O PER quei 71,3 milioni di “ingiusto vantaggio patrimoniale” che secondo l’accusa lui avrebbe procurato all’Ospedale Israelitico, di cui è dal 2001 direttore generale. Per una ragione semplicissima, di una semplicità abbagliante: ribaltando lo schema che in tanti processi ha inguaiato Berlusconi, “non poteva non sapere”, il suo avvocato dimostrerà al di là di ogni ragionevole dubbio che il suo assistito, il direttore generale Mastrapasqua, non poteva sapere.
Non poteva sapere, signori della Corte, non solo e non tanto perché un direttore generale non viene consultato quando una banalissima estrazione di un premolare diventa “plastica gengivale con innesto di osso” sulla cartella clinica da inviare alla Regione per il rimborso, ma perché Mastrapasqua quel giorno non c’era. Quel giorno era all’Inps, l’ente che si occupa delle nostre pensioni: l’ente di cui Mastrapasqua è presidente. E non c’era neanche il giorno prima, perché aveva una importante riunione alla quale non poteva mancare, come vicepresidente esecutivo di Equitalia, società per la quale Mastrapasqua si fa in letteralmente in quattro, essendo vicepresidente anche di Equitalia Nord, Equitalia Centro ed Equitalia Sud. E allora, direte voi, magari all’ospedale si sarà visto il giorno dopo. No, perché il giorno dopo Mastrapasqua doveva occuparsi della Casa di Riposo Ebraica, meritoria e ricca istituzione di cui Mastrapasqua è direttore, e a cui si dedica senza risparmio di energie.
Prevengo le vostre domande, signori della Corte, e vi leggo gli impegni del dottor Mastrapasqua aprendo a caso una sua vecchia agenda. “Lunedì ore 7: presiedere il collegio sindacale di Telenergia. Ore 11: consulenza alla Banca Nazionale del Lavoro. Ore 13: colazione con gli altri sindaci della Eur Power Srl. Ore 15: giunta esecutiva dell’Ente nazionale promozione sportiva disabili. Ore 17: presiedere il collegio sindacale della Rete Autostrade Mediterranee Spa. Ore 19: riunione all’Emsa Servizi Spa. Ore 21: cena di auguri con gli altri sindaci di Autostrade per l’Italia”. Voi mi domanderete: ma tutte queste cariche occupa Mastrapasqua? No, signori giudici, ne occupa molte di più. Una più importante dell’altra. Non è solo un ottimo direttore generale e un autorevole presidente. E’ anche un efficientissimo amministratore delegato. Di “Italia Previdenza”. Di “Sispi Spa”. Di “Litorale”. E voi sapete a quante cose deve pensare un amministratore delegato: ogni giorno ci sono appuntamenti, riunioni, sopralluoghi, cento telefonate e mille rotture di scatole. Certo, la sua specializzazione sono le presidenze. Oltre all’Inps, che è l’Inps, c’è la presidenza di “Idea Fimit Sgr”, società che gestisce 10,1 miliardi di investimenti e controlla 31 fondi immobiliari. E ci sono le presidenze del Comitato amministratore della Gias, del Comitato pensioni privilegiate, del Fondo gestione speciale. Presidente di qua, presidente di là, il dottor Mastrapasqua non ha mai un minuto libero. Per non parlare dei collegi sindacali: tutti vogliono che sia lui a fare il presidente. Così gli toccava andare alle riunioni di Coni Servizi Spa, di Loquendo, di Acquadrome, di Telecontact Center, di Eur Spa, di Adr Engineering, di Quadrifoglio, di Mediterranean Nautilus Italy Spa, di Groma… Un inferno, signori della Corte.
Io ho perso il conto, ma c’è chi dice che Mastrapasqua sia arrivato a occupare 25 poltrone contemporaneamente. Lo so, i maligni dicono che lo facesse per arrotondare lo stipendio, quei 216 mila euro annui che gli dava l’Inps, e che solo sommando presidenze, vicepresidenze, direzioni generali, collegi sindacali e consulenze riuscisse a racimolare quel milione e due, milione e tre che gli consentiva una vita dignitosa. Ma la verità è che lui non sapeva dire di no a nessuno. E dunque, alla fine, non poteva assolutissimamente sapere cosa succedeva con i rimborsi delle protesi. Perché il dottor Mastrapasqua, il consigliere Mastrapasqua, l’amministratore delegato Mastrapasqua, il vicepresidente Mastrapasqua, il presidente Mastrapasqua non aveva neanche un minuto, uno solo, per fare anche il direttore generale dell’Ospedale Ebraico.