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 2014  gennaio 26 Domenica calendario

COSA IMPARARE DAL MOSTRO IENE-STAMINA


Riccardo Iacona, autore dell’ottima puntata di Presadiretta su Rai3 del 13 gennaio scorso, così riassume il comportamento dei media nei confronti del caso Stamina: carta stampata 2, televisione 0. Ma il modo mostruoso con cui il solo programma Le Iene ha insistito nell’intervistare Vannoni e Andolina sulle meraviglie del loro inesistente "metodo", mettendo alla berlina gli scienziati seri che cercavano di dire la più semplice delle verità (o cercando di attirarli nei loro programmi, per poi esporli a noti "taglia-e-cuci", smorfie, "va beh" e supponente ignoranza) fa sprofondare la tv nell’abisso. Perché pur avendo le informazioni a disposizione, Le Iene non le hanno «raccontate» ma «selezionate e condizionate» riuscendo a un certo punto a influenzare anche parte della stampa (persino a Celentano è stato permesso di intervenire!), troppo spesso pronta ad adottare il deprecabile metodo dell’equidistanza tra "compassione” menzognera e dolorosa realtà. Ora che quest’ultima è a tutti più chiara, questo caso, come già quello di Di Bella, deve farci riflettere sulla fragilità deontologica dell’intero sistema della comunicazione.
Troppo spesso ci si dimentica che i fatti contano più delle opinioni e devono avere la priorità assoluta, fin dall’inizio. Come abbiamo fatto in queste pagine, fin dal primo esplodere dell’increscioso caso, dall’agosto 2012. Altrimenti le pur legittime opinioni, e relative discrezionalità dei decisori pubblici, prendono derive insensate. E la confusione diventa totale. Al punto che Mauro Ferrari, presidente del nuovo Comitato scientifico ministeriale chiamato a valutare Stamina, nell’indecente puntata di mercoledì scorso de Le Iene - pensata per far intendere di non aver mai fatto alcuna pubblicità o propagandato l’efficacia di Stamina (il banner di Stamina è ora rimosso dal loro sito), ha fatto i complimenti a Le Iene per la loro «chiarezza», stigmatizzando «gli aspetti negativi associati a questa asprezza e violenza nel dibattito». Così Ferrari ha mostrato di non essere all’altezza del delicato incarico. Non solo per ciò che ha detto (che è inqualificabile e offensivo per chi si è battuto per tenere accesa in tali difficili condizioni la fiaccola della ragione e della verità e scongiurare terribili rischi per il nostro SSN), ma per il suo intervento in una trasmissione che tanto inganno aveva già amplificato.
Cosa impariamo da un caso così disastroso? Che i politici (che di errori ne hanno fatti) e gli operatori dei media possono cadere in balia delle più viscerali emozioni, suscitate da chi aveva loschi interessi. Vanno quindi salutati con grande favore il premio Igor Man al giornalista di «La Stampa» Niccolò Zancan e la menzione speciale conferita dalla giuria del premio Galileo di Padova (di cui chi scrive fa parte) a Paolo Bianco, Elena Cattaneo, Gilberto Corbellini e Michele De Luca che, insieme ad altri scienziati, hanno difeso con efficacia e coraggio le ragioni della scienza e i malati. Si impara anche che è necessario che la politica si riappropri di un rapporto più stretto con la conoscenza (di qui la proposta di una riforma del Senato delle competenze e del saper fare). E che gli strumenti di comunicazione di massa evitino di rifugiarsi in un malinteso e ipocrita diritto di cronaca e invece facciano emergere la tensione della ricerca delle prove contro opinioni infondate e facili illusioni che, oltre a ingannare malati e Stato, mutilano ogni compassione e umana dignità.