Sergio Romano, Corriere della Sera 26/1/2014, 26 gennaio 2014
L’EVOLUZIONISMO DI DARWIN PROCESSI IN USA, DIBATTITI IN ITALIA
Apprendo che in alcuni Stati Usa è proibito l’insegnamento di Darwin e della sua famosa opera Origine delle specie . Viene così imposto il dogma biblico della creazione divina. Eppure sono passati 150 anni da Darwin e le prove scientifiche della sua teoria sono inoppugnabili. Grazie ai ritrovamenti fossili si sa come la specie Homo sia evoluta in tre milioni di anni fino all’Homo Sapiens. Non crede che negare l’insegnamento di verità scientifiche importanti come questa non si concili affatto con i principi liberali degli Usa ?
Domenico Spedale
domenico.spedale@
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Caro Spedale,
Negli Stati Uniti non vi sono soltanto «principi liberali». Vi è anche un Cristianesimo fondamentalista composto da una larga fascia della popolazione (gli evangelici sarebbero 70 milioni) che crede alla lettera nel libro della Genesi. E vi sono principi federali che assegnano ai singoli Stati la competenza dell’educazione. Accade così che vi siano Stati «evoluzionisti», in cui si insegnano le teorie di Charles Darwin (1809-1882) sulle origini dell’uomo e il principio della selezione naturale, Stati «creazionisti», in cui non può esservi altra verità fuor che quella della Bibbia, e Stati «promiscui» in cui alle due teorie viene garantita, nei programmi scolastici, una sorta di pari opportunità.
I più convinti nemici delle teorie darwiniste sono nella Bible Belt (cintura della Bibbia), una vasta regione dell’America sudorientale che comprende, tra gli altri, l’Alabama, la Georgia, la Louisiana, il Mississippi, il Tennessee. In quest’ultimo si tenne nel 1925 un memorabile processo contro un docente di biologia, John T. S. Scopes, che aveva osato insegnare le teorie di Darwin ai suoi alunni. Quel processo, nel 1960, è diventato un film di Stanley Kramer («Inherit the wind», in Italia «E l’uomo creò Satana») in cui la parte dell’avvocato difensore è magistralmente recitata da Spencer Tracy.
Anche In Italia, dove la Chiesa cattolica mi sembra adottare, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, un atteggiamento più distaccato e conciliante, il dibattito su Darwin fu molto animato. In un libro pubblicato dalle Edizioni Biblion nel 201o (La «patria» e la «scimmia». Il dibattito sul darwinismo in Italia dopo l’Unità ), Antonio De Lauri ricorda che l’edizione italiana delle Origini delle specie apparve nel 1864, a cura di uno zoologo, Giovanni Canestrini, e di un insegnante di scienze naturali, Leonardo Salimbeni. Nell’anno della morte di Darwin (1882), quasi tutta la sua opera era disponibile in traduzione italiana. Nel dibattito intervennero, oltre a zoologi e naturalisti, mineralogisti, botanici, biologi, professori di anatomia comparata, elmintologi (studiosi di vermi parassiti). Ma la passione con cui l’Italia discusse Darwin fu anche politica e ideologica. L’origine dell’uomo e l’evoluzione della specie gettarono olio sul fuoco del grande duello nazionale fra laici e cattolici, positivisti e idealisti, unitari e papalini. Il dibattito fu animato anche perché favorito, come osserva De Lauri, dall’unificazione del Paese. Il Risorgimento, la proclamazione del Regno e la conquista di Roma stavano creando una comunità scientifica nazionale, vivace e dinamica: un’osservazione su cui dovrebbero riflettere i nostalgici di un’Italia frammentata, asburgica al Nord e borbonica al Sud.