Adraina Comaschi, L’Unità 26/1/2014, 26 gennaio 2014
PROSTITUZIONE, ECCO I “CACCIATORI” DELLE BABY LUCCIOLE
Sono italiani, ma ormai anche migranti. Di tutte le professioni, anche se alcune ricorrono più di altre. Con un grado di scolarità medio alto. Sposati, sebbene la loro percentuale vada calando. Mentre cresce quella di chi cerca minorenni, magari perché (falsamente) convinto di rischiare meno di contrarre l’Aids.
Un rischio che invece si conferma drammatico, senza contare la crescita di altre malattie infettive come gonorrea, herpes, sifilide. Sono uomini che scelgono una prostituta per sperimentare un rapporto di potere, o al contrario perché insicuri temono il confronto, ma spesso solo perché hanno bisogno di qualcuno con parlare. Uomini che spesso si definiscono «soli», anche se hanno una relazione, perché tali si sentono.
È un universo pieno di sfaccettature, quello dei clienti del sesso a pagamento, un universo in gran parte inesplorato anche quando si accendono i riflettori sul fenomeno prostituzione. A indagare su «Il cliente, questo sconosciuto» prova ora il Gruppo Abele, che apre domani a Torino una due giorni di studio centrata proprio sugli altri protagonisti dell’enorme mercato del sesso a pagamento in Italia. Un appuntamento senza precedenti per cercare di dare un volto a chi finora è stato inafferrabile, grazie al contributo di operatori, medici, sociologi, filosofi, psicoterapeuti, associazioni come «Maschile Plurale» e Mit (Movimento identità transessuale).
Incrociando dati, ricerche, esperienze, con lo sguardo rivolto a possibili conclusioni pratiche, a «che fare?» in ambito legislativo come in quello sanitario. «Senza pregiudizi, nè criminalizzazioni» spiega Mirta Da Pra Pocchiesa, giornalista e responsabile del Progetto Vittime (di tratta, di violenza di genere) del Gruppo Abele. L’idea è che se le proposte di intervento sul mondo della prostituzione vogliono avere delle chances devono tentare di capire meglio di cosa parlano, ed esplorare dunque una sessualità che si evolve con la società. Fermo restando che in Italia la legge tutela (anche se lo ignora) il cliente. E che chi legifera su prostitute e clienti è quasi sempre maschio.
DATI E MOTIVAZIONI, IL REBUS
Avere informazioni precise è però difficilissimo, gli studi basati su colloqui diretti con i clienti possono contare su poche decine di ‘casi’ e allora bisogna provare a ricostruire attraverso il racconto di operatori, forze dell’ordine, delle stesse prostitute. Così è un rebus anche il numero dei presunti clienti. Nel 1996 si parlava di ben 9 milioni, poi in base a una serie di indicatori la cifra è stata ridimensionata a 2,5 milioni, «numero comunque altissimo - sottolinea Da Pra, organizzatrice dell’incontro -, che però cancella l’equazione uomo uguale potenziale cliente. Non è così».
L’altro luogo comune da sfatare è appunto quello sull’esistenza di un cliente “tipo”: così come per chi si prostituisce non esiste un unico profilo per descrivere chi - e perchè - imbocca la strada del sesso a pagamento. Le motivazioni “rintracciate” tra i clienti sono infatti le più varie («ci sono almeno 24 perchè...»).
Ed emerge come pure chi è consapevole di avere a che fare con vittime di tratta riesce ad autogiustificarsi, sostenendo magari che il loro appartenere ad «altre culture» le renderebbe portate a una «sessualità diversa». Quando invece si sta solo approfittando delle persone più vulnerabili, a cui magari è più facile chiedere rapporti non protetti: richiesta in crescita, da quanto viene segnalato. Ci sono, comunque, caratteristiche e comportamenti ricorrenti. Tra quelli più negativi da segnalare il turismo sessuale all’estero, dove gli italiani risultano tra le prime nazionalità segnalate nella ricerca di partner giovanissime/i se non minorenni. Mentre i dati sulla tratta indicano in aumento il numero di prostitute minorenni in Italia, «il che significa che ne cresce la domanda», spiega Da Pra.
Minorenni straniere: i casi di baby prostitute italiane emersi a Roma negli ultimi mesi sono clamorosi ma il fenomeno, dal punto di vista dei numeri, non è rilevante. «Partiamo dal dato di fatto che la prostituzione c’è - riassume dunque Da Pra -, ma che si possono però ridurne i numeri. Mentre rimane tutto da affrontare il dramma della tratta».