Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ai circoli del Pd (250-300 mila votanti) Renzi piace, tant’è vero che gli hanno fatto vincere le pre-primarie col 46,7% dei voti, contro il 38,4 del suo principale avversario, Gianni Cuperlo, e il 9,1 di Pippo Civati (l’ultimo arrivato è Gianni Pittella, col 6%). La cosa non era così scontata, tant’è vero che alla vigilia i cuperliani (o dalemiani) avevano diffuso voci di un testa a testa o forse di un lieve vantaggio per il loro uomo. D’altra parte, s’era già detto e scritto che l’apparato democratico aveva qualche sofferenza a schierarsi col sindaco di Firenze, vissuto come un Berlusconi mascherato, e infatti all’epoca di Bersani s’era costruita la consultazione in modo da tener fuori i votanti senza tessera, sicuri che dentro il Partito Renzi non avrebbe avuto vita facile. Stessa cosa adesso: l’8 dicembre, quando ci saranno le primarie e al gazebo potranno andare tutti (previo versamento di 2 euro), Renzi vincerà alla grande. Ieri, in ogni caso, ha vinto nettamente, ma senza trionfare. Ci fosse stato il ballottaggio avrebbe dovuto acconciarsi a un secondo turno e poi chissà come sarebbe andata a finire.
• Che differenza c’è tra il voto dei circoli e quello aperto a tutti?
I sondaggi dicono che alle primarie dell’8 dicembre Renzi prenderà qualcosa come il 72%, mentre Cuperlo resterà al 14%. Percentuali ben diverse da quelle di ieri. Gli avversari di Renzi puntano a primarie con bassa affluenza, in modo da delegittimare il nuovo segretario e rendergli poi la vita difficile. Ai tempi di Prodi andarono al gazebo in quattro milioni, al tempo di Bersani si perse per strada un milione. Se a votare Renzi andassero in meno di due milioni...
• A che è servito questo voto dei circoli?
È una preselezione. Sono stati ammessi alle primarie dell’8 dicembre i primi tre arrivati. Cioè, s’è messo in piedi tutto questo can can (Davide Zoggia, responsabile dell’organizzazione, assicura che hanno lavorato tutti gratis) per escludere il povero Gianni Pittella.
• Commenti?
I concorrenti se le danno di santa ragione. Cuperlo ha detto di Renzi: «L’impianto che Matteo Renzi propone non apre una fase nuova, ma riproduce il ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle». Renzi, che aveva dato spettacolo l’altra sera da Fazio (per esempio: «D’Alema pensa che se vinciamo noi distruggiamo la sinistra? Dimentica che l’hanno distrutta loro la sinistra...»), ieri s’è limitato a un tweet («Grazie a tutti. Un abbraccio a Gianni Cuperlo, Pippo Civati e Gianni Pittella. Adesso, al lavoro per l’8 dicembre»), poi ha detto ai microfoni del Tg1: «Se vinciamo il giorno dopo nulla sarà più come prima».
• Differenze programmatiche tra i due?
Intanto hanno origini diverse: Renzi è un ex Margherita, cioè un ex Dc. Cuperlo è un dalemiano di ferro. Cuperlo parla delle disuguaglianze, dei diritti e contro l’idea che ciò che è privato sia meglio di ciò che è pubblico (le cose che dice, per esempio, anche Rodotà). Renzi, l’altra sera da Fabio Fazio, ha ricordato le sue proposte di maggior impatto: via le province, via il Porcellum, via soprattutto il Senato. Nuova legislazione sul lavoro, «affinché a trovare un posto non riesca solo il figlio della Cancellieri».
• Come si sono divisi il territorio i vari candidati?
Pittella ha avuto un buon risultato al Sud: «La mozione Pittella» dice un comunicato della corrente «supera il 12% nelle regioni del Meridione, un risultato che ci inorgoglisce». Per il resto la situazione non è chiarissima, e i due candidati principali sono alle prese da un paio di giorni con la guerra dei numeri. Sembra sicuro che Renzi sia andato molto male a Roma (54% dei voti per Cuperlo contro il 33% del sindaco) e non bene a Bologna e a Genova. Però ha fatto incetta di consensi in Emilia, nel Lazio e in Liguria. Questo ci spingerebbe a dire che il seguito di Cuperlo è urbano, mentre quello di Renzi è provinciale. Anche in Lombardia: Milano a Cuperlo, il resto della regione a Renzi. Il sindaco si sarebbe rifatto a Torino e naturalmente a Firenze. A Palermo è arrivato primo per tre soli voti di scarto, mentre ha vinto bene in Calabria. La Sicilia e il Molise sono state conquistate dal suo avversario. Infine, Pippo Civati, il terzo arrivato, dice che ci sono stati molti brogli. «Lo stop al tesseramento non ha fermato le anomalie. Stiamo raccogliendo numerose segnalazioni di incredibili irregolarità. Il Pd rischia di uscirne completamente screditato, intervenga la commissione e sanzioni i disonesti».
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