Alberto D’Argenio, la Repubblica 19/11/2013, 19 novembre 2013
LA SCISSIONE APRE LA STRADA AL RIMPASTO ANGELINO PRONTO A LASCIARE GLI INTERNI
Politica e immobili, collocazione in Europa e posizionamento in Parlamento. Il primo giorno lavorativo dalla nascita del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano è all’insegna dei lavori in corso. Si deve costruire un partito da zero. Molti big sono rimasti nelle proprie città, convergeranno su Roma oggi, per organizzare i nuovi gruppi nei consigli regionali (formati in tutte le regioni tranne la Sardegna) e comunali (non manca all’appello nessun capoluogo) e a raccogliere nuove adesioni alla forza delle colombe nata dalla scissione con la Forza Italia di Berlusconi e dei suoi falchi antigovernativi.
Alfano sente Letta, parlano delle prospettive del governo, concordano che ora, con la marginalizzazione di Berlusconi e dei suoi pasdaran, l’esecutivo è più stabile, caso Cancellieri permettendo. Ma c’è un problema da risolvere. Tutti i ministri del Pdl sono passati nel Nuovo Centrodestra che ora con una sessantina di parlamentari ha ben cinque dicasteri di peso più la poltrona di vicepremier dello stesso Alfano. Un sovradimensionamento destinato a far scoppiare polemiche dentro la maggioranza, con il Pd che potrebbe chiedere maggior peso nella compagine governativa e con i reduci di Scelta Civica rimasti con Monti che oggi, persi Mauro e D’Alia (Udc), non hanno una vera rappresentanza all’interno del Consiglio dei ministri. Ecco perché, racconta chi è in costante contatto con Alfano, «Angelino ha dato la propria disponibilità a Letta a lasciare il ministero degli Interni e a tenere solo il ruolo di vicepremier ». Molto dipenderà anche dalla Cancellieri, se lascerà aprendo a un rimpasto. Ma soprattutto dal voto di fiducia sulla Legge di Stabilità: se Forza Italia voterà a favore, restando in maggioranza, Berlusconi potrebbe chiedere un posto nel governo. Ma anche nel caso, più probabile, di voto contrario da parte di Fi ci sarà uno smottamento con le dimissioni dei viceministri e dei sottosegretari di Forza Italia. Occasione che potrebbe venire sfruttata per ridare un equilibrio complessivo al governo, con Alfano che, spiega un senatore di peso, «sfrutterebbe l’occasione per lasciare il Viminale e fare al meglio il vicepremier e soprattutto il segretario di un partito tutto da costruire e che vuole correre da solo alle europee».
Sul piano politico i seguaci di Alfano lavorano su più fronti. Ieri la creazione di gruppi, oggi la Legge di Stabilità: gli alfaniani hanno strappato a Berlusconi tutti i big, Brunetta escluso, che fino a venerdì la seguivano per conto del Pdl. Così si è già attivata la cabina di regia economica di Ncd per concordare la posizione sull’Imu e gli emendamenti da sostenere oggi nella decisiva riunione di maggioranza nella quale il governo dovrebbe portare le risorse per coprire le modifiche chieste dai partiti. Riunione alla quale non è stato invitata Forza Italia, mandando su tutte le furie i suoi, con Bondi che attacca D’Alì, relatore ex Pdl oggi di Ncd chiedendone invano le dimissioni. Nervosismo comprensibile se si considera che con Alfano sono andati il viceministro all’Economia Luigi Casero, il presidente della commissione Bilancio del Senato Azzollini, il relatore D’Alì e ancora Sacconi, Giorgetti e Vignali. Proprio il gruppetto da qualche ora lavora alla linea che Ncd terrà sulla manovra. Se al Senato si guarda alla Finanziaria, nel partito sono già partiti i contatti con Bruxelles per l’ingresso nel Partito popolare europeo. «Abbiamo ampie garanzie politiche - spiega Roberto Formigoni - di entrarci entro Natale». E intanto Alfano e Quagliariello lavorano allo statuto da presentare alla convention del 30 novembre: saranno previste primarie a tutti livelli, dunque anche per l’elezione del segretario, che quasi certamente sarà Alfano. Così come i capigruppo di Camera e Senato, Enrico Costa e Laura Bianconi, sono pro tempore in attesa di una votazione dei parlamentari.
Si lavora anche ad aspetti più materiali, a partire dalla sede. Ieri i parlamentari di Roma guidati dal senatore Colucci si sono messi a caccia dell’immobile perfetto. Ne hanno visitato un paio ma senza arrivare al dunque e faranno altri sopralluoghi per trovare, in tempi rapidi, il quartier generale del partito. Anche nelle aule parlamentari gli alfaniani cercano una collocazione. Enrico Costa, capogruppo a Montecitorio, spiega che «per ragioni politiche preferiremmo sederci verso il centro dell’emiciclo, relegando all’estrema destra Forza Italia. Ma alla fine decideranno i presidenti di Camera e Senato e noi ci rimetteremo alla loro scelta». Infine la battaglia sui soldi, con gli alfaniani in bolletta certi che i falchi di Forza Italia «faranno di tutto per tenersi i rimborsi elettorali del Pdl». Non è ancora stato deciso se si darà battaglia o meno per ottenerne una parte, ma in molti sperano in una «transazione» per evitare una vertenza a suon di carte bollate.