Renato Benedetto, Corriere della Sera 19/11/2013, 19 novembre 2013
IL NUOVO PARTITO HA UNA «BASE» DEL 10,5 PER CENTO
Non ha ancora una sede e neanche un simbolo, però appena nato il Nuovo centrodestra riesce a raggiungere la doppia cifra nei sondaggi: il 10,5%. Questi i numeri di una rilevazione Ispo per il Corriere della Sera effettuata a caldo, subito dopo l’annuncio della scissione. «Occorre sottolineare però — precisa l’istituto di ricerche — che si tratta di un dato legato alla novità del momento. In occasione della nascita di altri partiti nuovi, inizialmente furono registrati molti consensi che, in certi casi, non seppero durare nel tempo».
Intanto sembra che la separazione, nell’ottica di una possibile nuova convivenza sotto lo stesso tetto del centrodestra, possa fare bene alla coalizione. Che, con Forza Italia al 16%, nel sondaggio sulle intenzioni di voto arriverebbe al 35,7% (inclusi i partiti più piccoli). Superando il centrosinistra al 32,7%: la somma del Partito democratico, ora al 29,2%, e Sel, al 3,5%. In questo quadro politico, il centro viaggia a livelli ben più bassi di quelli del 10% delle elezioni di febbraio, attestandosi al 6,1: con la distanza tra Scelta civica (3,2%) e Udc (2,9%) sempre più sottile. Al 22,8% il Movimento 5 Stelle.
Dopotutto, per la metà degli intervistati (51%) Alfano e Berlusconi saranno comunque alleati in Parlamento, mentre è il 40% a ritenere che, dopo la scissione, nascerà una nuova forza politica che avrà come protagonisti il vicepremier, il ministro Mario Mauro e l’Udc. In ogni caso, la maggioranza ritiene che Berlusconi non sia finito politicamente (come crede, invece, il 41%).
Lo scossa interna al centrodestra, che ha portato alla scissione, non mette a rischio di caduta il governo: così, almeno, per la maggioranza degli intervistati, il 56% (il 16% lo ritiene con sicurezza, il 40% «probabilmente»). L’esecutivo è destinato a cadere, invece, «probabilmente» per il 18% degli intervistati e «sicuramente» per il 7%.
Ma tra la scissione nel centrodestra e il fermento congressuale del Pd — in un quadro reso ancora più complicato dalle polemiche sul ministro Annamaria Cancellieri — cresce il fronte di quanti prevedono una vita più breve per il governo: per il 17% non durerà che da uno a tre mesi, per il 23% da 6 mesi a un anno. È il 23% degli intervistati, quasi uno su quattro, a ritenere che supererà la soglia dell’anno: sono 10 punti percentuali in meno del 13 novembre.
Renato Benedetto