Notizie tratte da: Oliver Sacks # Allucinazioni # Adelphi 2013 # pp. 325, 19 euro., 19 novembre 2013
LIBRO IN GOCCE NUMERO 106
(Oliver Sacks, «Allucinazioni»)–
(vedi anche biblioteca in scheda
e database libro in scheda 2253768)
Viaggio fantastico nelle allucinazioni
Ciechi
I ciechi hanno allucinazioni visive. Per esempio, vedono figure geometriche, più o meno colorate, oppure quadri complessi dai particolari vividi. Nel caso di allucinazioni complesse si vedono volti, quasi mai familiari. Alcuni volti allucinatori sembrano coerenti e plausibili, altri sono distorti. A volte capita che siano composti di frammenti giustapposti in modo casuale: un naso, parte di una bocca, un occhio, un’enorme massa di capelli ecc. Il fenomeno è chiamato Sindrome di Charles Bonnet.
Skeeeeekkseegsky
In alcuni casi persone con sindrome di Charles Bonnet vedono lettere, righe stampate, note musicali, numeri, simboli matematici. Il più delle volte ciò che viene visualizzato non può essere letto né suonato. Una paziente: «Le parole non appartengono a una lingua conosciuta, alcune non hanno vocali, altre ne hanno troppe: Skeeeeekkseegsky. È difficile afferrarle, perché si muovono velocemente da una parte all’altra e si avvicinano e si allontanano».
Partiture
Un pianista dilettante, al deteriorarsi della vista, cominciò a vedere partiture musicali realistiche, con pentagrammi e chiavi. Ma quando guardò più attentamente si accorse che non potevano essere suonate: erano troppo complicate, con quattro o sei pentagrammi, accordi complessi costituiti da sei o più note su un unico gambo e intere file di diesis e bemolle.
File
Truman Abell, medico diventato cieco nel 1842, a volte scorgeva schiere di migliaia di persone, splendidamente abbigliate, formare lunghe file. A un certo punto vide «una colonna larga almeno mezzo miglio» costituita da «uomini a cavallo che muovevano verso occidente. Continuarono a passare per diverse ore».
Olfatto
L’uomo che, in seguito a un trauma cranico, perse l’olfatto. Dopo qualche mese gli sembrò di averlo recuperato: di nuovo l’odore del caffè. Si accese la pipa e provò di nuovo l’aroma di tabacco. Tornò dal neurologo il quale, dopo attento esame, gli disse che non c’era stata guarigione: aveva delle allucinazioni olfattive.
Juke-box
Non è possibile iniziare o fermare volontariamente le allucinazioni musicali. In alcuni casi, però, le persone riescono a sostituire un brano di musica allucinatoria con un altro. Un paziente disse di avere un «jukebox intracranico»: scoprì di poter passare a suo piacimento da una canzone all’altra, purché vi fosse una qualche somiglianza di stile o di ritmo. Non poteva però spegnere il «jukebox».
Signore
Una paziente malata di Parkinson da sempre sperimentava allucinazioni (si vedeva sdraiata su un prato, o cullata dalle acque di un ruscello). Quando le furono dati farmaci (L-dopa), le visioni assunsero un carattere sociale e sessuale. Parlando col medico: «Non vorrà proibire un’allucinazione benevola a una vecchia signora frustrata come me!». Convenirono che, siccome erano allucinazioni benevole e controllabili, avrebbe potuto abbandonarvisi. Così la signora non si consentì mai allucinazioni prima delle otto di sera e ne conteneva la durata a non più di 30 o 40 minuti. Se qualcuno la tratteneva troppo a lungo, non lasciandola libera di avere le sue allucinazioni, spiegava con garbo che stava aspettando «un signore che veniva a farle visita da fuori città» e che si sarebbe potuto offendere se lo avesse lasciato ad aspettare per troppo tempo.
Hashish
Théophile Gautier nel 1844 mise piede al Club des Hachichins. L’hashish, sotto forma di una pasta verdastra, andava molto di moda a Parigi. Gautier ne consumò un pezzo «grosso come un pollice». Iniziò ad avere allucinazioni: «Andai allo specchio. Potevo essere scambiato per un idolo indù o giavanese: la fronte si era alzata, il naso a proboscide mi si incurvava sul petto, le orecchie mi spazzavano le spalle e, per aggravare il mio disappunto, ero color indaco, come Shiva, il dio blu».
Linneo
Linneo soffrì di allucinazioni autoscopiche: vedeva cioè un altro sé compiere i suoi stessi movimenti. Scrive Macdonald Critchley: «Spesso in giardino Linneus vedeva “il suo altro sé” che camminava parallelamente a lui. Il fantasma imitava i suoi movimenti, per esempio si chinava per esaminare una pianta o per cogliere un fiore. A volte, in biblioteca, l’alter ego occupava il suo posto allo scrittoio».
Presenza
Una volta Linneo, durante una dimostrazione per gli allievi, decise di andare a prendere un oggetto nella sua stanza. Aprì la porta per entrare ma subito si fermò dicendo: «Oh! Sono già qui».
Maupassanti Guy de Maupassant, malato di neurosifilide, era solito vedere un altro sé: «Quasi ogni volta che torno a casa, vedo il mio doppio. Apro la porta e mi vedo seduto in poltrona».
Arti
La presenza di un arto fantasma è molto utile quando si indossano protesi: con una protesi adatta, l’arto fantasma scivola in essa, «come una mano in un guanto», dicono molti pazienti. In questo modo la protesi può essere usata come il vero arto.
Notizie tratte da: Oliver Sacks, «Allucinazioni», Adelphi, € 19.