Alix Van Buren, la Repubblica 19/11/2013, 19 novembre 2013
C’ERA UN MIX DI UMANITÀ ORA VEDO SOLO TRIBÙ ESCLUSIVE
[Emma Richler]
«Giro per le strade di Londra e ogni tanto, mi creda, non so più dove io sono. Vedo una città diversa, abitata da altra gente, che si muove in tribù esclusive. Che depressione, davvero, rispetto alla Londra che noi tutti conoscevamo». Chiedete chi sia Emma Richler ai frequentatori di Camden Town, il quartiere di mercatini, artisti e studenti, e vi parleranno con entusiasmo dell’autrice dei bestseller Sister Crazy e Feed my Dear Dogs, biografia di una famiglia piuttosto speciale, essendo il patriarca Mordecai Richler, “astro splendente” di una generazione di letterati. Con la zazzera corta e gli abiti «giustamente dimessi come usava anche fra i londinesi più aristocratici», lei ogni mattina percorre le vie del quartiere fino a Regent’s Park.
Signora Richler, qual è il vizio di Londra?
«È l’estrema ricchezza dei nuovi arrivati, che ora spadroneggiano in certe aree - da Hampstead a Mayfair a Chelsea - e ne hanno modificato il paesaggio umano, per non dire del linguaggio. Basta tendere l’orecchio per ascoltare ovunque accenti stranieri».
A chi sta pensando?
«Ai ricchi americani, ai soliti arabi del Golfo, poi ci sono sempre più russi miliardari ed europei impiegati da grandi società. Persino gli inglesi agiati, proprietari di appartamenti in quelle zone, trascorrono sempre il tempo nelle tenute in campagna pur di fuggire da Londra. Peggio: è scomparsa “l’umanità” londinese».
Vale a dire?
«Il bello della città era la mescolanza fra tipi diversi di umanità: entravi in un locale e trovavi il bohemien accanto allo shabby, l’artista e lo scrittore accanto all’impiegato, il pub degli operai irlandesi a un isolato di distanza da quello più sofisticato».
E invece?
«Invece proprio ieri passeggiavo a Marylebone Village e per la via non passavano altro che straricchi. Sono entrata in uno splendido negozio di alimentari, per curiosità: volevo comprare un filone di pane, e sa quanto costava?»
Quanto?
«Sette sterline, più di 8 euro. Mai viste tante persone col bicchiere di vino in mano: nessuno lì seduto con un libro, o a schizzare un disegno, o a scribacchiare un appunto. S’è insediata una vera tribù, esclusiva, di gente estremamente ricca. La città ora è così: per i troppo ricchi o i troppo poveri».
Come sopravvivono i più poveri?
«Per assurdo il sistema statale li privilegia, esentandoli da tasse, multe e dal pagamento degli affitti. Possono abitare negli appartamenti sovvenzionati. E mentre il divario fra ricchi e poveri si approfondisce, a farne le spese è anche la classe media, cioè la maggioranza dei londinesi: chi lavora in città trasloca altrove perché non può permettersi gli affitti, né i prezzi della spesa alimentare».
Lei, però, rimane?
«Certo, che rimango. Londra, per fortuna, è un’enorme città, e il suo spirito non s’è perso ovunque: ad esempio qui a Camden Town, dove abito, è un altro mondo, è ancora la terra del Fish and chips, dei canti la notte nei pub. Magari i turisti non ci vengono, eppure esiste. La novità è che siamo diventati un universo separato dal resto della città. E questo a Londra non era ancora successo».