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 2013  novembre 19 Martedì calendario

IL VATICANO CI HA MESSO UN MESE PER CAPIRE CHE ERA UN TAROCCO


Dal sito web del Vaticano, che l’ha ospitata per qualche settimana, è sparita l’intervista d’Eugenio Scalfari al papa, di cui esiste anche un’edizione Einaudi-La Repubblica, in libreria dal mese scorso (Dialogo tra credenti e non credenti, pp. 160, 8,90 euro, ebook 5,99 euro). «Attendibile in senso generale, ma non nelle singole valutazioni», spiega il portavoce della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi, sforzandosi d’essere diplomatico e gentile, l’intervista è finita all’Indice, come i libri scostumati. Secondo Antonio Socci, che lo spiega nel suo sito, Eugenio I ha trasformato un semplice incontro con Francesco I in un’intervista esclusiva, anzi in un «dialogo» tra pari, di qua un teologo, di là un maestro di filosofia. È «per questo», continua padre Lombardi, per mettere cioè bene in chiaro che non si tratta d’un dialogo ma di qualcosa d’«attendibile» solo «in senso generale», che «si è ritenuto di non farne un testo consultabile sul sito della Santa Sede». Togliendolo, si è fatta in sostanza una messa a punto della natura di quel testo.

C’era qualche equivoco e dibattito sul suo valore. Lo ha deciso la Segreteria di Stato. «Messa a punto», la «natura di quel testo» è risultata, per dirla in parole semplici e per così dire francescane, un mezzo tarocco. Sono cose che succedono. Forse Immanuel Scalfari faceva le domande e si dava le risposte da solo. A meno che non fosse Francesco I (preso a sua volta da fantasie «diversamente cristiane», o come si dice oggi «innovatrici») a dare risposte teologicamente sballate, da processo per eresia, alle domande di Gottfried Wilhelm von Scalfari. Oppure entrambi, sia Baruch Scalfari che il papa, avevano bevuto troppo vin santo. Resta solo da capire perché un’intervista inattendibile «nelle singole valutazioni», sia stata ospitata per oltre un mese sul sito vaticano. Nessuno l’aveva letta? Nemmeno Francesco I?

Io, che non ho studiato teologia e che non sono neppure un filosofo come G.W.F. Scalfari, non credevo ai miei occhi quando mi è capitato di darle un’occhiata (ho persino comprato il libro, e adesso chi mi restituisce i soldi?) Per chiedere a un Papa, come ha fatto Scalfari, se «esiste una sola verità o tante quante ciascun individuo ne configura», ci vuole uno che ignori (insieme al fatto che ci sono domande che non si fanno al papa, tipo «lei crede davvero in dio o fa solo finta?») anche che le verità si affermano, si dicono e mal che vada si difendono, ma è raro che si «configurino».