Francesco Ceniti, La Gazzetta dello Sport 19/11/2013, 19 novembre 2013
CASO BERGAMINI, L’EX FIDANZATA EVITA I MAGISTRATI
Ventiquattro anni dopo i fantasmi si allontanano con un certificato medico. Isabella Internò, ex fidanzata di Donato Bergamini e indagata per l’omicidio dell’allora calciatore del Cosenza, ha dribblato per «motivi di salute» la convocazione arrivata dalla Procura di Castrovillari che nel 2011 ha riaperto il caso dopo oltre due decenni nei quali la versione ufficiale (sempre contestata dalla famiglia della vittima e dall’opinione pubblica) parlava di suicidio. I buchi delle indagini, le tante incongruenze fornite dai due testimoni (la Internò e l’autista del camion sotto il quale Bergamini si sarebbe «tuffato», quel Raffaele Pisano creduto morto per anni prima di finire indagato: ieri ha scelto di non rispondere al pm Anastasia), i dubbi sollevati dall’autopsia del dottor Avato, non bastarono a indirizzare le indagini verso una pista diversa. Il 18 novembre 1989 Cosenza scoprì che il suo idolo biondo era finito stritolato sotto un autocarro, dopo aver abbandonato senza motivo il ritiro della squadra (era sabato) per risalire la Calabria in macchina con l’ex ragazza.
Lo strano silenzio Ieri il cielo sopra Castrovillari era plumbeo come quel giorno nefasto. La scelta di una data simbolo per l’interrogatorio è stato un chiaro segnale mandato dalla Procura. In città molti aspettavano di capire lo stato d’animo, magari da uno sguardo, della Internò prima di entrare nella caserma dei carabinieri. E invece all’appuntamento col pm e il procuratore Franco Giacomantonio sono arrivati «solo» tre avvocati. La strategia per evitare l’interrogatorio passava pure da alcuni vizi di forma, ma pare che la signora avesse manifestato la voglia di presenziare. Le cose sarebbero cambiate nel fine settimana: lo stress per una inchiesta diventata come un cappio e la pressione mediatica avrebbero causato un malore certificato dal pronto soccorso di Cosenza. Con prognosi di riposo assoluto. Una mossa che non ha fatto piacere agli inquirenti: dall’interrogatorio non si aspettavano novità (come è accaduto per Pisano), ma il «prendere tempo» è apparso uno sgarbo. Anche perché la Internò sarà presto riconvocata e un altro certificato aprirebbe il muro contro muro. Tutto questo nel silenzio più assoluto: nessuna parola della Procura (nonostante i tanti cronisti in attesa) e bocce cucite anche per i legali dell’indagata: inseguiti per oltre 100 metri da telecamere e microfoni, non hanno spiegato il motivo dell’assenza. Una «fuga» poco comprensibile, quasi a voler nascondere il disagio per una inchiesta che sembra toccare nervi scoperti, quando invece si trattava di comunicare un atto formale e legittimo.
Nuovi indagati? Diverso l’approccio di Pisano: ha affrontato i giornalisti a testa alta, dimostrando buona vitalità e meno dei suoi 75 anni. All’uscita gli avvocati hanno spiegato che il loro assistito «si è avvalso della facoltà di non rispondere perché al momento non conosciamo gli atti d’indagine». E qui c’è la chiave di tutto: il pm ha tempo fino al prossimo marzo per chiudere l’inchiesta, ma nelle ultime settimane sono state approfondite altre posizioni oltre alle due note. Il motivo è palese: alla Internò è contestato l’omicidio, ma gli inquirenti sono convinti che gli autori materiali del delitto siano altri. Forse persone molto vicine alla donna. Ecco perché non è escluso che il pm abbia in mano una carta ancora più pesante da giocare, una carta che allargherebbe la platea degli indagati e porterebbe a ricomporre in modo definitivo il puzzle del delitto. Se così fosse, non basterà un certificato medico ad allontanare i fantasmi.