Roberto Turno, Il Sole 24 Ore 19/11/2013, 19 novembre 2013
RISPARMI IN SANITÀ PER 6-7 MILIARDI
Tra 6 e 7 miliardi in meno nel giro di tre anni. Si scrive «riqualificazione» della spesa, si legge «taglio» secco dei costi. Tra sprechi, doppioni, uscite evitabili, centrali d’acquisto impiegate a largo spettro per beni e servizi sanitari e non, strette vere e proprie ai servizi, più rigore nelle cure e nell’appropriatezza delle prestazioni. Non esclusa una revisione dei Lea (i livelli essenziali di assistenza) «anche con riferimento a particolari categorie», dal significato tutto da chiarire. E piccoli ospedali e personali sempre nel mirino. La spesa sanitaria resta l’indiziata «numero 1» anche della spending review targata Cottarelli-Saccomanni.
Uscita indenne dalla prima versione della legge di stabilità (ma ora messa sotto tiro dai senatori), la sanità pubblica torna formalmente nel mirino del Governo con una potenziale dote di risparmi ancora una volta miliardaria. Anche perché, oltre alla spending, sul tavolo ci sono già almeno due carte: il «Patto per la salute» con i governatori e i costi standard ormai alle porte. Insomma, un trittico di riforme con le quali si cerca di salvare il salvabile di quel che resta dell’universalità del Ssn.
Il piano di spending presentato ieri da Cottarelli e in serata trasmesso alle Camere da Dario Franceschini, dedica alla «salute» un apposito elenco di temi che dovranno essere svolti da appositi gruppi di lavoro. I primi tre punti del capitolo sono apparentemente blandi: riassetto della rete periferica veterinaria e medica, completamento del trasferimento delle funzioni di assistenza sanitaria al personale «navigante e aeronavigante», enti vigilati dal ministero. Quale potrà essere la direzioni di marcia, non è indicato nel documento. Ma sono gli altri tre punti del capitolo che potranno destare preoccupazione nel settore.
Il primo sono le centrali d’acquisto per farmaci e beni e servizi sanitari e non sanitari, idea rilanciata da Beatrice Lorenzin e su cui la Consip è pronta da tempo, per fare trasparenza nelle gare e garantire acquisti sempre più favorevoli per asl e ospedali. Secondo intervento: i protocolli terapeutici e la garanzia dell’appropriatezza delle prestazioni. Infine, tema ricorrente e ora indicato nero su bianco: la revisione dei Lea «anche con riferimento a particolari categorie», afferma in maniera sibillina il documento come tema di lavoro per l’apposito gruppo di lavoro, senza spiegare se le «particolari categorie» siano quelle con più reddito, gli esenti per patologia o che altro. Che di stretta si tratti, tuttavia, non c’è dubbio. Accompagnandosi, anche per la sanità, alle misure in cantiere per il pubblico impiego, a partire dalla mobilità
Fin qui il documento sulla spending. Che necessariamente si affiancherà ai costi standard in cottura (benchmark tra tutte le regioni con i conti in regola e convergenza in 5 anni per le altre) e al «Patto» atteso per Natale. Ed è qui che entrerà in gioco il pressing sui piccoli ospedali con un taglio di almeno 15mila posti letto, la morsa dei prezzi di riferimento finora falliti, ancora il personale medico e non, perfino un ricorso sempre più serrato all’e-health. Tutto quello che può fare risparmio, insomma, passando al setaccio l’intera spesa del Ssn. Che la riqualificazione dei bilanci non diventi una mannaia sulle cure, sarà una promessa tutta da dimostrare.