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 2013  novembre 19 Martedì calendario

«PER BATTERE LA FATICA ANCHE IL FREDDO A -120°»


Il dottor Bernardino Petrucci è il responsabile dello staff medico del Monaco di Ranieri e Falcao, dopo esserlo stato di Chelsea, Valencia, Lazio, Udinese e Parma. Ex pentatleta olimpico della nazionale azzurra, ha gestito e curato giocatori come Terry, Lampard, Desailly, Makelele, Di Natale e Sanchez.
Dottor Petrucci, Messi si è fermato di nuovo dopo aver giocato, a 26 anni, quasi 500 partite. II calcio spreme i campioni?
«Tra campionati, coppe e Nazionali, un atleta di primo livello non ha tempo di recuperare la fatica. Spesso gioca di domenica e poi di martedì o mercoledì: c’è appena lo spazio per un ricondizionamento atletico, è il caso in cui si dice che l’allenamento diventa la partita. Questo a lungo andare incide».
E mette a rischio la loro integrità fisica?
«La difficoltà principale è l’impossibilità di assorbire i traumi. Lo vedo con Falcao o James Rodriguez, che prima di giocare in Francia erano abituati a campionati in cui erano meno aggrediti. Ora appena toccano palla hanno tre difensori addosso: quando escono, sono pieni di contusioni ed ematomi. Da qui poi discendono variazioni posturali, l’atleta non corre bene e va a sollecitare altri muscoli, con problemi su problemi».
Quindi chi non gioca le coppe ha un vantaggio sostanziale.
«Assolutamente sì. Per questo le grandi squadre cercano di avere dei doppioni nei ruoli, anche se non si potranno mai avere due Messi o due Falcao».
Che idea si è fatto della situazione di Leo?
«Premesso che conosco bene lo staff medico del Barcellona e che ora fanno bene a fermarlo a lungo per consentirgli di recuperare completamente, Messi per struttura e caratteristiche, con la sua velocità sul breve e le variazioni di ritmo, è più soggetto a infortuni che riguardano la coscia, i flessori nello specifico. Ed è qui infatti che presenta le problematiche più frequenti. E in generale anche i cambi di allenatore, con conseguenti cambi di preparatori atletici, portano abitudini e lavori diversi che possono creare problemi».
Il campione garantisce lo spettacolo: lo show lo richiede.
«Di sicuro le pressioni sono enormi: penso alle società sugli allenatori, agli sponsor sulle società, e ora anche certi procuratori sugli atleti stessi».
C’è una soluzione per questo frullatore che è diventato il calcio?
“L’ottimizzazione del recupero dopo le partite. Noi a Monaco – ma non solo noi – utilizziamo delle vasche con ghiaccio in cui i giocatori si immergono. Questo riattiva velocemente il metabolismo. E dopo la partita li tratteniamo a mangiare, per poterli guidare sotto l’aspetto nutrizionale. Di più: nei giorni di allenamento, fanno da noi colazione e pranzo, così che due pasti su tre sono controllati. Inoltre vengono interrogati ogni giorno da una persona dello staff sul loro stato di affaticamento, sulla sopportazione del dolore, in modo che si sappiano autovalutare: un monitoraggio minuzioso».
Ma il campione nasconde i malanni per giocare?
«Più è grande, più sa autovalutarsi. Sono i giovani che pur di giocare talvolta nascondono i guai».
In Spagna ha fatto clamore l’uso della criosauna da parte di Cristiano Ronaldo. E’ utile?
«Certo. Aumenta la risposta metabolica e il recupero muscolare. La usai al Parma con Giovinco, con ottimi risultati: in Italia c’è purtroppo un solo centro, ad Orzinuovi, ma in Polonia ad esempio fa parte della dotazione del comitato olimpico. Consiste nell’entrare in camere a freddo a 70° per 7-8 minuti per acclimatarsi per passare poi in un altra camera collegata a -120° per 3-5 minuti. In Italia la legge proibisce l’installazione, a Orzinuovi è ancora sperimentale. Ma è una delle soluzioni più efficaci per accelerare il recupero dopo lo sforzo».