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 2013  novembre 19 Martedì calendario

BITCOIN, LA VALUTA VIRTUALE VERSO IL RICONOSCIMENTO USA


Un vero semaforo verde non è ancora stato acceso dalle autorità americane, ma la strada verso un riconoscimento della valuta virtuale Bitcoin sembra essere in discesa. La cautela non manca ma si respira un clima di ottimismo sul futuro di sistemi di pagamento alternativi, usati da investitori, venture capitalist ed entusiasti della tecnologia quali i gemelli Winklevoss, gli Zuckerberg mancati che hanno fatto domanda per lanciare un Etf legato a Bitcoin.
Il venir meno dello scetticismo spiega il nuovo record messo a segno ieri dalla divisa, salita sopra i 600 dollari nel giorno di un’audizione al Senato americano - la prima - che getta le basi per una regolamentazione di questo tipo di “monete”. La commissione Homeland Security and Governmental Affairs del Senato si è riunita per considerare "potenzialità e rischi" delle valute virtuali, soprattutto dopo che le autorità statunitensi in ottobre hanno chiuso Silk Road, simbolo del lato oscuro dell’e-commerce che si è fatto conoscere per il traffico di armi, droga, documenti falsi e materiale pornografico. Tutti pagati con Bitcoin, il cui valore crollò intorno a 90 dollari. E le autorità americane, dal Tesoro alla Sec e alla Fed, si sono dette concordi nel giudicare le valute virtuali un servizio legittimo. Certo, possono essere sfruttate da criminali. Se propriamente regulate, però, possono offrire un sistema di pagamento rapido e sicuro che garantisce costi delle transazioni generalmente più bassi di quelli delle carte di credito.
Il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha spiegato che le monete virtuali "possono essere promettenti nel lungo termine" e che un giorno potrebbero "promuovere sistemi di pagamento più veloci, più sicuri e più efficienti". Ma allo stesso tempo portano con sé rischi "legati a questioni di supervisione e implementazione delle leggi". Bernanke è stato chiaro: la banca centrale americana non ha l’autorità di supervisionare direttamente tali valute a meno che siano emesse da un’istituzione bancaria che ricade già sotto il controllo della Fed. La Sec ha invece indicato che potrebbe regolare Bitcoin trattandoli come securities.
Toni simili alla Fed sono stati usati dal dipartimento del Tesoro: Bitcoin, così come altri sistemi di pagamento, “fornisce servizi finanziari legittimi ma potrebbero essere sfruttati da criminali". Il Dipartimento di Giustizia ha a sua volta riconosciuto un potenziale, quello della "promozione di un commercio globale più efficiente". Anche se la questione pone di sicuro "nuove sfide per le forze dell’ordine". L’Fbi prende di mira sistemi di pagamento online che sono "intenzionalmente pensati per attrarre e facilitare versamenti illeciti" o che sono costruiti in modo tale da diventare facilmente "canali involontari" di frodi. La linea più dura è stata assunta dal dipartimento della Sicurezza nazionale. I vertici dello Homeland Security hanno spiegato che la facilità con cui le organizzazioni criminali potrebbero sfruttare le valute virtuali fa sì che la posizione del dipartimento stesso sia necessariamente "aggressiva".