Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Per lapidare una donna si fa così. La si avvolge in un sudario bianco, poi la si interra fino alle ascelle. Arriva un carico di pietre e si ferma a una certa distanza. Sulle dimensioni delle pietre ci sono regole: non devono essere troppo grandi, perché altrimenti il condannato sarebbe ucciso al primo o al secondo colpo; non devono neanche essere talmente piccole da non potersi definire pietre. Tirano boia specializzati e gente qualunque. Spesso l’esecuzione si svolge in uno stadio, con la gente che guarda. Ne Il cacciatore di aquiloni di Hosseini Khaled i due condannati (un uomo e una donna, lui è interrato fino alla vita) sono giustiziati nell’intervallo di una partita.
• Sta raccontando questo orrore a causa della vicenda di Sakineh?
Sì, questa donna iraniana di 43 anni che il regime considera adultera e complice nell’assassinio del marito e che perciò vuole lapidare. Il mondo si sta mobilitando per impedire quest’altra barbarie. Carla Bruni, che l’ha difesa a gran voce e ha (facilmente) indotto il marito a dichiarare che Sakineh è a questo punto protetta dalla Francia, è stata chiamata puttana dal quotidiano ultraconservatore Kayhan («Le puttane francesi fanno cagnara intorno ai diritti dell’uomo»: la parola adoperata, in farsi, è fahisha). Ci sono molte iniziative anche in Italia, dopo la manifestazione di giovedì pomeriggio. Le quattro ministre Carfagna, Meloni, Prestigiacomo e Gelmini hanno dichiarato: «In questo momento siamo tutte Sakineh e – anche se in genere non ci piace – Carla Bruni», il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha esposto davanti a Palazzo Valentini una gigantografia della donna, registriamo anche la dichiarazione di Totti e di Rosella Sensi i quali hanno annunciato che la Roma – seguitissima in Iran - scenderà in campo con un’ideale fascia verde.
• Qual è la storia di questa donna e di questo processo?
Sakineh Mohammadi-Ashtiani, iraniana di Osku, 43 anni, due figli (Sajad, un ragazzo di 22 anni che fa il controllore sugli autobus, e Farideh, una giovane di 17), da quattro anni è rinchiusa con altre 25 donne nel reparto adultere del carcere di Tabriz, nell’Azerbaijan iraniano. Accusata di adulterio e di complicità nell’omicidio del marito, nel 2007 è stata condannata dalla Corte suprema iraniana alla lapidazione, il supplizio previsto per le adultere. Nel 2005 Sakineh aveva confessato, il suo avvocato dice dopo essere stata torturata per due giorni, di aver avuto rapporti sessuali con due uomini, il cugino Nasser e un conoscente, poi aveva ritrattato. Per le sue relazioni extraconiugali era stata frustata 99 volte davanti a suo figlio (Nasser aveva avuto 40 frustate, l’altro uomo venti). Quando, nel settembre 2006, Nasser era stato accusato di omicido, Sakineh fu accusata di concorso in omicidio. I figli della donna avevano perdonato entrambi (secondo la Sharia quando una vittima o i suoi parenti perdonano, le condanne devono essere più lievi), ma un giudice aveva riaperto il caso cambiando il capo d’imputazione di Sakineh da «relazione proibita» in «atto sessuale fuori dal matrimonio», reato che comporta la lapidazione.
• Perché il capo d’imputazione è stato cambiato?
Non si sa. Le lapidazioni in Iran, grazie alle pressioni internazionali, erano state sospese. Forse Ahmadinejad ha bisogno di essere in tensione col mondo, per far passare in secondo piano i grandi problemi interni. In ogni caso lo scorso 11 agosto, durante la trasmissione tv “20.30”, è stata mandata in onda la presunta confessione di Sakineh. In un’intervista al Guardian di cinque giorni prima la donna aveva detto: «Quando il giudice ha pronunciato la sentenza, non ho nemmeno capito che ero stata condannata alla lapidazione perché non conosco il significato della parola rajam. Mi hanno chiesto di firmare la condanna e l’ho fatto ma quando sono tornata in prigione e le mie compagne di cella mi hanno detto che sarei stata lapidata ho perso i sensi».
• Non c’è un avvocato che la difende?
Sì, si chiama Mohammad Mostafaei. È stato lui a sollevare il caso. Per non essere arrestato è scappato in Turchia. Gli hanno messo dentro lo stesso la moglie e il fratello.
• C’è una minima speranza di salvarla?
Come posso risponderle? Il portavoce del governo iraniano ha fatto sapere che delle due sentenze che la riguardano una è sotto riesame, l’altra in dirittura d’arrivo. Un problema per il regime è che i figli hanno perdonato la madre: la lapidazione è ammessa solo quando ne fanno richiesta i parenti della vittima. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/9/2010]
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