Rinaldo Fignani, Corriere della Sera 4/9/2010, 4 settembre 2010
MOGLI CHE «NASCONDONO I FIGLI»
Un’auto dei carabinieri si ferma davanti a un palazzo del Fleming, il quartiere-chic della Capitale. I militari scendono, si avvicinano al portone. Ad attenderli un volto noto della tv, Tiberio Timperi, giornalista e presentatore. Sorriso e sguardo magnetico hanno lasciato il posto alla preoccupazione. Accompagna i carabinieri sul pianerottolo del suo appartamento, suona il campanello, ma nessuno risponde. Timperi cerca il figlio, di 6 anni. Secondo lui, l’ex moglie, dalla quale è separato dal 2006, non gli consente di incontrarlo nei tempi stabiliti dai giudici. L’aria è tesa, gli investigatori non possono far altro che constatare la situazione. E ricevere una nuova denuncia, la terza in pochi mesi.
Una vicenda drammatica che si trascina da tempo (anche Timperi in passato è stato denunciato dall’ex moglie), simile ad altre migliaia in Italia, che coinvolge un personaggio conosciuto dal grande pubblico. Qualche anno fa il giornalista ha scritto un libro, «Amarsi sempre! Sposarsi?», a quattro mani con l’avvocato Maria Pia Sabatini, nel quale ha raccontato la sua storia e criticato il sistema dell’affidamento condiviso. Da quasi un anno invece si occupa del progetto «Casa dei papà» del Comune di Roma: 22 appartamenti a disposizione per 12 mesi dei padri separati per stare con i figli. Un’attività a tutto campo perché, disse allora Timperi, «in Italia il bambino viene considerato proprietà privata della mamma».
La situazione potrebbe essere però ribaltata dalla recente sentenza della Cassazione (n. 32562) con la quale i giudici stabiliscono che il padre, al quale l’ex moglie impedisce di vedere i figli, ha diritto al risarcimento dei danni morali. E viceversa. Danni che solo tre giorni fa Morgan ha chiesto all’attrice Asia Argento, che a giugno ha chiesto la revoca della patria potestà. «Gli nega da Pasqua di vedere la figlia Anna Lou - rivela uno dei legali del cantante, Giampaolo Cicconi - ed è esasperato da una condizione di mancato rispetto delle disposizioni del tribunale».
Vip, battaglie legali e figli mai più visti dai papà. Casi storici come quelli fra Woody Allen e il piccolo Satchel, John Lennon e Julian, Roberto Falcao e Paulinho. Storie celebri alle quali fanno da contorno le tragedie quotidiane della gente comune. Fino ai raptus omicidi, come quello di pochi giorni fa a Milano: una ragazza uccisa a colpi di pistola dall’ex marito. L’avvocato matrimonialista più famoso d’Italia, Annamaria Bernardini De Pace, suocera di Raoul Bova, non ha dubbi: «Quando ci sono madri che impediscono agli ex mariti di vedere i figli o padri che non pagano, io rinuncio al mandato - spiega - è una questione morale, ho dei principi. Sono più importanti i diritti inderogabili dei minori: alle donne bisogna ricordare che i bimbi crescono male senza papà, si sentono abbandonati. Ma ci sono uomini che si dimenticano dei figli, che non li vogliono vedere. A 10-12 anni un ragazzino capisce tutto, i danni sono tremendi. E non si possono presentare i nuovi partner ai figli, se non almeno dopo un anno». L’avvocato De Pace è contraria «agli affidamenti a metà tempo: così si spacca la vita del bambino, si perde il senso di appartenenza. Purtroppo i padri non hanno mezze misure, pretendono di tenere i figli anche quando sono nella fase dell’allattamento. E così le ex, per rabbia, dispetto, gelosia, o perché più semplicemente non si fidano, non glieli fanno vedere, inventando scuse di tutti i tipi».
L’importante, sempre secondo la matrimonialista, «è affidarsi a un avvocato esperto, e magari non a un amico che non conosce la casistica o come la pensano i giudici sulla materia. Fra questi ultimi, poi, sono pochi gli illuminati: soprattutto sull’affido condiviso c’è molta confusione e, nel dubbio, i tribunali non decidono».
Ma per il presidente dell’associazione «Figli negati», Giorgio Ceccarelli, l’inventore del «Daddy’s Pride» di Roma e Vienna, la sentenza della Cassazione «è comunque un trionfo, magari fosse arrivata prima - dice - è stata una nostra battaglia per anni. Pensate che Salvatore Gallo, da noi premiato come "Papà dell’anno", è stato risarcito con soli 516 euro per non aver visto i tre figli per 9 anni. Quella sentenza è perciò giusta e deve far riflettere: sono state migliaia le cause archiviate fino a oggi senza il riconoscimento di alcun danno morale».