Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mentre il mondo politico attende ansiosamente il discorso di Fini, stasera alle sei alla Festa del Tricolore di Mirabello (Ferrara), Berlusconi, parlando ai Promotori della libertà, ha escluso che sulla faccenda del processo breve verrà posta la questione di fiducia…
• Fermo qui, ho già un mucchio di domande. Che cosa sono i “promotori della libertà”?
È un’organizzazione di militanti che fanno direttamente capo a Berlusconi. Li guida la Brambilla. Il Cavaliere intende sparpagliarli sul territorio, specialmente in caso di elezioni. Al tempo del Pci si sarebbero chiamati agit-prop, cioè agitatori-propagandisti. Li adoperano anche gli uffici commerciali delle aziende per convincere, col sistema del porta a porta, i possibili acquirenti di un prodotto. In genere, vengono addestrati con dei corsi, ricevono delle parole d’ordine, si sentono spiegare che cosa dire o non dire. Ieri, per esempio, Berlusconi gli ha detto: «Voi, nei contatti con gli altri, dovete denunciare ai nostri elettori, ai nostri simpatizzanti proprio questo continuo tentativo eversivo, neanche troppo nascosto anzi ormai scoperto, di ribaltare i risultati elettorali, di ribaltare la democrazia con il soccorso di alcuni magistrati di sinistra».
• Bene. Adesso spieghi la questione del “processo breve”.
È un disegno di legge che il Cavaliere ha fatto approvare dal Senato lo scorso gennaio e poi ha messo in frigorifero, preferendo la legge cosiddetta del “legittimo impedimento”. Siccome lei non ricorda mai niente, le rispiego tutto. La “legge sul legittimo impedimento” permette al presidente del Consiglio e ai ministri di non rispondere alle eventuali chiamate dei tribunali dicendo semplicemente: «Ho da fare». Il tribunale, a quel punto, deve sospendere il processo per sei mesi. Capo del governo e ministri possono ricorrere a questo trucchetto tre volte. E guadagnare così un anno e mezzo. Succede però che il prossimo dicembre la Corte costituzionale dovrebbe dichiarare questa legge incostituzionale. Berlusconi non avrebbe a quel punto più nessuno scudo giudiziario. Potrebbe allora ritirar fuori questa famosa legge del “processo breve”, che estingue i processi di primo grado in tre anni e, per i processi in corso, in due. In questo modo Berlusconi eviterebbe un’ipotetica condanna nel processo Mills, che andrebbe subito in prescrizione.
• E perché adesso ci rinuncia?
Perché Ghedini gli ha detto che la sentenza Mills arriverà non il prossimo marzo, come si pensava, ma nel 2012. Il Cavaliere non si fida del tutto. Ieri ha annunciato la rinuncia al processo breve con molte cautele: «Per quanto mi riguarda, dentro la mozione sulla giustizia che porteremo all’approvazione del Parlamento prossimamente, non dovrebbe esserci alcun riferimento a questo cosiddetto processo breve». Entro il 2012 il lodo Alfano (altro scudo anti-giudici) dovrebbe essere legge costituzionale e Berlusconi in questo modo si sarebbe messo in salvo lo stesso. La rinuncia al processo breve è un modo per ammorbidire i finiani. Il Cavaliere ha anche fatto pubblicamente delle promesse agli eventuali finiani pentiti (per ora manco uno): «Potranno contare sulla nostra amicizia, sulla nostra solidarietà e lealtà, anche nel momento della formazione delle liste elettorali». Dovrebbe significare che chi rientra sarà ricandidato alle prossime elezioni. Ma non è neanche così esplicito.
• Perché questo discorso di Fini, previsto per oggi, è così importante?
Fini ha già parlato ieri, alla festa del mini-partito di Rutelli, l’Api. Niente di eclatante: «In politica non ci sono nemici, ma solo avversari» (una frase che, mentre rintuzza le crociate del Cavaliere, potrebbe ammiccare al centro-sinistra), «L’impegno politico è l’unico antidoto alla crisi della democrazia», ci vuole il confronto tra le culture politiche eccetera eccetera. Un antipastino, in attesa del piatto forte di oggi. Fini ha anche fortemente solidarizzato (come per altro ha fatto Bersani) col presidente del Senato Schifani, duramente contestato alla festa del Pd di Torino.
• Che cos’è la questione della fiducia che Berlusconi vuole chiedere al Parlamento?
Alla riapertura delle Camere, Berlusconi verificherà la solidità della maggioranza chiedendo la fiducia su un programma in cinque punti: federalismo, fisco, Sud, giustizia, sicurezza. La parte relativa alla giustizia doveva comprendere il processo breve, su cui i finiani avevano già espresso molti dubbi. Per il resto, gli amici del presidente della Camera hanno promesso molte volte che non ci saranno problemi. Almeno fino a oggi alle 18.00. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/9/2010]
(leggi)