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 2010  settembre 05 Domenica calendario

Altro che turisti a cinque stelle: a Cortina rubano pure le panchine - Un giorno forse scoprire­mo che in Paradiso rubano le nuvole

Altro che turisti a cinque stelle: a Cortina rubano pure le panchine - Un giorno forse scoprire­mo che in Paradiso rubano le nuvole. Gli uomini rubano tutto, ovunque. In attesa di mettere mano alle pregiate nubi celestiali, rubano nei piccoli paradisi terrestri di questo mondo. A Cortina si prendono le panchine. Pare sia la vera ten­denza dell’estate, più dei pan­taloni alati con il cavallo alle ginocchia, più del gelato alla caponata. Come racconta Il Gazzetti­no , l’imbarazzatissima pro­prietà del Golf ampezzano ammette la sparizione nottur­na di due pregiate sedute in legno, 500 euro il valore del singolo pezzo, costruite arti­gianalmente con legno dei boschi locali. Non un impe­gno da ridere: 150 chili cadau­na. Come evidenziano le pri­me indagini, servono più per­sone e adeguati mezzi di tra­sporto. Per capirci: non sia­mo nel campo metropolita­no del vandalismo giovanile o del teppismo borgataro. I la­dri sono di tutt’altra specie, di tutt’altro reddito. Ladri che non agiscono in stato di biso­gno. Agiscono in stato di vani­tà. Risulta ormai acclarato che portarsi a casa la panchina di Cortina sia un vero e proprio cult italiano. Sembra uscire dai film di De Sica, ma è nuda cronaca: oltre alle due ambi­tissime del golf, vero salto di qualità nel demenziale traffi­co, durante l’ultimo anno ne è sparita anche una quantità spropositata della dotazione comunale. Un saccheggio. Delle 110 piazzate in giro per la località montana-monda­na, ne sono tornate in magaz­zino soltanto 10. Bisogna spe­cificare che questo modello è meno artistico, classici listel­li in legno su basi in ghisa, ma ha impressa a fuoco la griffe irresistibile di «Cortina». C’è gente che darebbe l’ani­ma per portarsene una nel giardino o nella taverna di ca­sa. C’è gente che fa pure peg­gio: se la carica sulla Merce­des station-wagon prima di tornare a valle. È così terribil­mente trendy. Che non siano le solite bas­se insinuazioni sui ceti bene­stanti d’Italia lo rivela la poli­zia locale. Il comandante in persona, Nicola Salvato, ha interrogato l’unico ladro col­to finora in flagranza di reato, con la panchina sottobrac­cio. L’uomo, un signore per­bene di Mira, nel Veneziano, ha mestamente ammesso che sì, la panchina di Cortina gli sembrava perfetta come souvenir per il suo giardino… Poi saranno entrati in azione anche i soliti rumeni, come escluderlo: ma intanto il pri­mo reo confesso è nostro, e neppure sbandato, alle volte le combinazioni. Certo qualcuno troverà in­credibile che Cortina abbia gli stessi problemi del Bronx e di Scampia. Almeno a livel­lo di tutela del patrimonio pubblico. Tu pensa, persino a Cortina. Ma la sorpresa è so­lo emotiva e superficiale. Non ha alcuna ragione fonda­ta. Credere che le bombonie­re della nostra vipperia siano esenti da deviazioni e debo­lezze umane suona quanto meno ingenuo. È magnifico illudersi che Capri e Cortina, Portofino e Taormina, siano perfetti Eden senza macchie, zone franche di idilliaca ascesi, ma è anche infantile. A Capri co­me a Cortina, l’umanità con­cede immancabilmente il suo grandioso spettacolo. Be­ne e male avvinghiati l’uno all’altro, senza possibilità di separazione. Citando le cro­nache. A Capri, tanto bella e poeti­ca, ci stupiamo che comun­que qualche ragazza venga violentata, che gruppi di gio­vinastri bevuti si prendano a randellate in piazzetta, che il depuratore comunale scari­chi in mare l’80 per cento dei liquami estivi (prego salire in barca per la visita alla roman­tica Grotta Marrone). A Cortina spariscono le panchine, si fanno i colpi in villa. Ma non è colpa di Capri e di Cortina, di Punta Ala e di Forte dei Marmi: è colpa de­gli uomini. Gli esodi estivi, popolari e altolocati senza differenza, si portano dietro il bagaglio completo dei pregi e delle ver­gogne connaturate. Sui lun­gomare svaccati di certe aree geografiche si rapina la digni­tà a ragazze nigeriane o mol­dave, si spaccia roba pesante e magari si scommette sui ca­ni che si sbranano. A Cortina e a Capri, all’Argentario e a Maratea questo no, forse no, ma tutti sanno che anche in questi luoghi tanto ameni, in queste atmosfere tanto chic, stimati individui concludo­no comunque affari sporchi, consumano sesso umiliante, fanno il pieno di eterea polve­re bianca. Bando alle leggiadre fanta­sie e mettiamoci il cuore in pa­ce: dove arriva l’uomo, arriva l’umanità. Se spariscono an­che le panchine, è solo una nota di colore in più. Even­tualmente, è la folkloristica conferma che il paradiso in terra non esiste. Quando c’è, ci pensiamo noi a smantellarlo.