Corriere della Sera, 5 settembre 2010
Perché Lincoln preferì rinunciare a Garibaldi
Le scrivo perché ho letto che Abramo Lincoln – sotto l’impulso del segretario di Stato Seward – avrebbe cercato durante la guerra civile americana di convincere Giuseppe Garibaldi ad assumere il comando di un’armata nordista. È vero? Mi potrebbe dire qualcosa in merito?
Giulia Frizzi, Trento
Cara Signora,
Lo scoppio della guerra di secessione divise l’Europa. I liberali, i democratici, i protagonisti dei moti rivoluzionari del 1848 presero immediatamente partito per Lincoln e l’Unione contro gli Stati «schiavisti» e secessionisti del Sud. Ma alcuni governi – in particolare la Francia di Napoleone III e l’Austria di Francesco Giuseppe – sostennero i confederati e sperarono che la guerra civile avrebbe definitivamente pregiudicato l’esistenza di un grande Stato unitario a sud del Canada e a nord del Messico. Fu questa la ragione per cui l’Unione, come la Spagna repubblicana durante la guerra civile del 1936, fu meta dei pellegrinaggi politici di volontari tedeschi, irlandesi, italiani e polacchi che volevano combattere nell’esercito di Lincoln. Questi, a sua volta, ritenne che Garibaldi, reduce dalle sue vittorie nell’Italia meridionale, avrebbe dato alle forze dell’Unione un doppio contributo: quello del leader popolare che aveva suscitato l’entusiasmo dell’opinione pubblica europea, e quello del comandante militare che nelle sue campagne si era dimostrato un brillante stratega.
In un libro apparso a Londra nel 1962 («Lincoln and the Emperors», Lincoln e gli imperatori), l’autore, A. R. Tyrner-Tyrnauer, scrive che l’occasione dell’invito fu la «disastrosa disfatta dei federali» a Bull Run, nella Virginia del nord, nel luglio 1861. Per incarico di Lincoln, il segretario di Stato William H. Seward dette istruzioni al ministro degli Stati Uniti in Belgio, Henry B. Sanford, di offrire a Garibaldi il grado di maggior-generale nell’esercito degli Stati Uniti «con la cordiale approvazione dell’intero popolo americano». Il grado era il più elevato che il presidente potesse offrire a uno straniero, ma il compito assegnato a Garibaldi sarebbe stato all’altezza della sua reputazione e dei suoi meriti.
Vi fu una trattativa a Caprera raccontata da Alfonso Scirocco nel suo «Giuseppe Garibaldi» pubblicato da Laterza nel 2001 e distribuito dal Corriere della Sera nella collana «Protagonisti della storia». Il generale pose due condizioni: il comando delle forze armate americane e, soprattutto, una esplicita dichiarazione di Lincoln sull’abolizione della schiavitù. Poi, improvvisamente, le trattative s’interruppero. Ma il motivo non fu, probabilmente, la doppia richiesta di Garibaldi. Secondo Tyrner-Tyrnauer, Lincoln ritirò l’offerta quando capì che la nomina di un «nemico del Papa» avrebbe suscitato fiere reazioni fra i volontari cattolici irlandesi e polacchi dell’esercito dell’Unione e nel clero cattolico degli Stati Uniti. Johann Georg von Huelsemann, ministro dell’imperatore d’Austria a Washington, avanzò il sospetto che Lincoln avesse ceduto alla potenza della Chiesa di Roma e riferì a Vienna che l’arcivescovo cattolico di New York John Hughes si era pronunciato con veemenza contro il progetto.