Daniela Matromattei, Libero 5/9/2010, 5 settembre 2010
IL GOSSIP FA LA STORIA
Sussurri indiscreti, chiacchiere da salotto,voci di popolo. Per usare le parole di una canzone (Bocca di Rosa) di Fabrizio De Andrè: una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale; come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca.
Sua maestà il pettegolezzo in Italia mosse i primi passi nel Rinascimento, tra chiacchiere di corte e dibattiti accademici. Molto prima che nascessero i salotti parigini la moglie del doge veneziano Pasquale Malipero, Giovanna Dandolo (siamo nel 1400) era già nota per le riunioni di artisti e letterati che teneva nella propria dimora. Per lo scambio di informazioni sull’attualità, la politica, il sociale e qualche diceria bisogna aspettare il 1764: a Milano Pietro Verri mise in piedi il periodico Il Caffè su cui pubblicava le “chiacchiere da bar”.
Il pettegolezzo non ha età, è un’arte antica, preferisce i potenti ma non risparmia nessuno: c’è chi ha costruito carriere e chi se l’è vista distruggere. Il gossip dà piacere, sia per chi lo mette in circolazione, sia per chi ne viene messo a conoscenza. È «una forza della natura» per lo scrittore Primo Levi. La sua forza inarrestabile sta soprattutto nella sua efficacia: i sociologi hanno dimostrato che le leggende metropolitane (parenti stretti del pettegolezzo) si propagano seguendo schemi simili a quelli dei virus.
Impossibile far a meno dell’armonioso chiacchiericcio sotto l’ombrellone, il tipico ciarlare all’incrocio di strade: «Hai sentito di...?»; «Mi hanno detto che...»; «Lo sapevi?», il dicunt degli antichi romani. Hanno provato a relegarlo in un angolo definendolo né utile né di classe, ma per la sua straordinaria capacità di mettere di buon umore (secondo gli psicologi americani aumenta persino l’autostima) è stato riabilitato e ora cammina spedito a testa alta. In difesa delle “virtù del pettegolezzo” è sceso in campo anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche che lo ha innalzato a comportamento universale e positivo, «forma di comunicazione utile a garantire un certo ordine e a ridurre conflitti sociali».
Dai filosofi ai letterati
Le voci diffuse “di bocca in bocca” sono probabilmente la più antica forma di comunicazione. Il pettegolezzo nasce nel 400 a. C. I primi a parlare male della filosofia sono i filosofi stessi. Se Socrate è l’emblema del pettegolezzo filosofico, Dante è l’emblema del pettegolezzo letterario. La Divina Commedia è la più grande mistificazione della verità letteraria, ma è anche la più grande rivincita e vendetta che il più grande poeta del mondo si sia preso contro i suoi nemici. E ancora: nell’800 Leopardi spettegola contro la natura, il prossimo e se stesso. Dostoevskij nei suoi romanzi e nel Diario smaschera la falsità della vita condotta dagli intellettuali di Mosca e di Pietroburgo. Una volta, all’età di 24 anni, è capitato a lui stesso di essere oggetto di pettegolezzo. In una serata mondana sviene davanti a una bellissima donna, che gli era stata presentata da alcuni amici-nemici, che lo odiavano per il successo avuto con il racconto “Povera gente”. Gli amici, anziché prendersi cura di lui, preparano una canzoncina che lo metteva in ridicolo, passandola ad un giornale. L’indomani nei salotti di Mosca non si parlava d’altro.
I personaggi del romanzo La Recherche ... di Proust sono pettegoli. Proust ridicolizza gli scrittori, contemporanei e del passato, perché parlavano per luoghi comuni, mentre lui si vantava di non conoscere la sintassi e non servirsi della grammatica.
L’importanza del passa parola
Gli storici ancora oggi cercano di ricostruire la mentalità dei nostri antenati basandosi sulle dicerie , oltre che sulle fonti ufficiali. Tanto più che «molte falsità si smentiscono da sole», afferma Goethe. «Il pettegolezzo è tecnicamente una forma di comunicazione informale», spiega Ugo Volli, docente di Semiotica all’Università di Torino sul mensile Focus all’interno di un ampio servizio dal titolo “La forza del pettegolezzo, come le dicerie hanno cambiato la storia”. Non c’è grande del passato che non abbia ricevuto la sua dose di maldicenze.
Già nell’antichità giravano molte voci sui costumi sessuali di Giulio Cesare. Nonostante le quattro mogli e la lunga lista di amanti, infatti, i pettegolezzi sulla sua bisessualità si sprecavano. Veniva apostrofato come “il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti”. Sembra che tra le sue frequentazioni ci sia stato Nicomede IV Filopatore, re della Bitinia. Facendo così nascere il soprannome Regina della Bitinia che lo accompagnerà per sempre. Foscolo scrisse odi sulla sifilide dell’ex amante, la contessa milanese Antonietta Fagnani: la loro relazione fu breve ma intensa. E su Giacomo Casanova, diplomatico, agente segreto e scrittore, ma soprattutto avventuriero e tombeur de femmes per anni sono circolate voci di essere figlio illegittimo. Non sarebbe stato figlio di Gaetano Casanova, ma dell’altolocato Michele Grimani nobile rampollo di una delle più potenti e rinomate famiglie veneziane dell’epoca. A confermare le voci che circolavano fu lo stesso Giacomo in uno scritto. Anche dell’omosessualità di Leonardo da Vinci si è sussurrato molto: ci sono poi le carte di un processo per sodomia che lo vedono tra gli imputati, insieme ad altri allievi della bottega del Verrocchio, nel 1476.
Miagolii tra musicisti
Tra i musicisti si possono scatenare odi feroci, tanto da far circolare pettegolezzi per screditare il lavoro di un altro compositore, a volte accusandolo di comportamenti atroci. Un esempio: la diceria messa in giro da Richard Wagner che sosteneva che Johannes Brahms compositore e direttore d’orchestra suo contemporaneo, prendeva spunto per le sue sinfonie dai miagolii dei gatti.
Nel IV secolo a.C. per bocca dello storico greco Teopompo, noto come la lingua più velenosa dell’antichità, le donne degli Etruschi divennero di facili costumi. Raccontò che si mostravano nude anche in occasione di banchetti ufficiali e si concedevano al primo uomo che capitava. Tra le prime vittime moderne della cronaca rosa ci fu Sissi, imperatrice d’Austria dal 1854: si spettegolava dei suoi amori, ma anche della sua depressione.
La curiosità smuove i palazzi e il chiacchiericcio fa bene all’umore: il nascente giornalismo francese si cimentò con le nouvelles à la main, notiziari manoscritti, poi sbarcati anche a Venezia e in Inghilterra: avevano due caratteristiche la clandestinità e l’abitudine a toccare argomenti scomodi per i potenti. Oggi abbiamo Dagospia. Intanto riviste di gossip e trasmissioni tv sul tema continuano ad avere successo. Un successo lungo circa duemila anni.