Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 4/9/2010, 4 settembre 2010
FREQUENZE, PERCHÉ B. VUOL RESTARE MINISTRO
La poltrona è d’oro pur con la correzione ad interim. Il ministero per lo Sviluppo economico, lasciato da Claudio Scajola a maggio per una casa a sua insaputa, fa comodo a Silvio Berlusconi: “Il mio incarico è stato vuoto? No, pieno”.
Il concorso
di bellezza
IN REALTÀ manca una tornata dinomineperfareilpienocompleto. Una giuria del ministero per assegnare i cinque multiplex (pacchettidifrequenze)deldigitaleterrestre che, sul territorio nazionale, corrispondono a circa 25 canali, più un multiplex per la televisione sul telefonino. Una distribuzione (gratuita) di ricchezza con la formuladelbeautycontest,un“concorso di bellezza” per società già sul mercato con buone referenze e lunghi trascorsi. Sintesi dell’annuncio:noperditempo,sìaMediaset. Com’è possibile svendere la banda larga? Com’è possibile intasare un mercato di monopoli? Con spezzatini delle frequenze pensati su misura per l’azienda del presidente del Consiglio, un’istruttoria apertaechiusadall’Unioneeuropa e il governo italiano che rinuncia – secondo stime non ufficiali dell’Autorità di garanzia – a 3,5 miliardi di euro e, particolare da bollino rosso, a favorire la crescita delle telecomunicazioni. Igovernidimezzomondohanno preferito sfruttare il passaggio dalla televisione analogica al digitale per incassare miliardi vendendo all’asta le frequenze liberate dal cambio di tecnologia: 19 miliardi per gli Stati Uniti, 8 per la Germania e così in fila Gran Bretagna, Francia e Olanda. Ma l’Italia ha solo confezionato grandi regali per due (o tre) grandi operatori e il governo si accontenta diriceverel’unopercentosulfatturato annuale. All’estero sono più severi: 4 o 5 per cento.
Il passaggio dall’analogico al digitale ha premiato con dieci multiplex Rai e Mediaset, tre Telecom Italia media (La7) e il resto a emittenti nazionali come Rete A (l’Espresso), Telecapri ed Europa 7. I cinque multiplex da assegnare doveva rientrare nel “dividendo digitale”, un mucchio di frequenze da vendere all’asta per diffondere le connessioni veloci nelle periferie italiane e sostenere un traffico dati in aumento e dunque pericolante: “Rischiamo il collasso con i telefonini e Internet”, avvisava Corrado Calabrò (presidente Agcom) nella relazione annuale alla Camera. Con unincastrodicategorieesigle,in unadeliberadell’annoscorsocriticata dai commissari Nicola D’Angelo e Sebastiano Sortino, l’Agcom ha diviso i cinque multiplex in A (tre) e in B (due). Per il gruppo B corrono Mediaset e Rai, vincenti quotati a zero perché ormai sicuri. Mentre le emittenti più piccole si contenderanno i tre multiplex del gruppo A. Un multiplex aggiuntivo fa gola a Mediaset: “Vogliono creare una televisione in altissima definizione. Più tecnologia significa più spazio, ma pretendono più spazio senza toccare l’offerta attuale”, spiegano all’Autorità. E poi c’è la partita uno contro nessuno per una rete mobile: “Anche qui partecipa soltanto Mediaset”, interessata a prevenire la concorrenza potenziale dei contenuti via cellulare.
Il regalo
digitale
BERLUSCONI promette: “La prossima settimana avremo il nome del successore di Scajola al ministero”. Ma forse dovrà pazientare un mese, non di più, perché il concorso di bellezza è pronto. L’Agcom ha ricevuto il timbro dall’Unione europea sulle regole del gioco, ora tocca al ministero incaricare la giuria e iniziare le sfilate in passerella. Il viceministro Paolo Romani ha un appunto sull’agenda: “Siamo all’ultimo chilometro. Presto sistemeremo i 5 multiplex, poi passeremo al dividendo digitale”. Il mistico “dividendo” è povero di frequenze perché la televisione ha preso l’impossibile. E così per imbiancare le vecchie telecomunicazioni – in un momento di innovazione che mai più tornerà – il governo di destra farà espropri di massa alle televisioni locali: “Decine di loro sono poveri di risorse e palinsesti: chiederemo di fare dei consorzi oppure di cederci le reti”, dice il viceministro al Fatto. Cedere gratis o il governo comprerà frequenze per poi venderle?“Nonpossoescluderlo. Ma per capire dobbiamo aspettare una legge”. E poi eventuali ricorsi, impugnazioni, risarcimenti. Spariti i nuovi operatori per ravvivare un mercato fermo agli anni Ottanta, bloccatiibuonipropositidiSky, pista libera per Mediaset: la penna del conflitto d’interessi, anche se pesa, fa un gran bene a Berlusconi e ai suoi affari.