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 2010  settembre 04 Sabato calendario

Dossier Bio Edilizia LEGNO E PIETRA - La costruzione non passa inosservata. Salendo dalla Val Pusteria, prima di Br uni c o, dal l a strada si vedono i lati esterni della casa

Dossier Bio Edilizia LEGNO E PIETRA - La costruzione non passa inosservata. Salendo dalla Val Pusteria, prima di Br uni c o, dal l a strada si vedono i lati esterni della casa. Intonacati di chiaro. Con la tecnica delle terre naturali, la stessa usata per secoli nei masi dei contadini. Poche le aperture e le finestre. Un vecchio trucco per combattere il freddo quando il vento soffia da nord ma anche il caldo delle giornate estive. Un guscio esterno minimalista, essenziale nelle forme, in netto contrasto col verde dominante della vallata. Lo stupore aumenta avvicinandosi, quando si scopre che il quarto lato della casa non c’è. Semplicemente sparito. Al suo posto uno spazioso cortile aperto. Realizzato in legno e vetro, col pavimento in terracotta. Una volta entrati, la sensazione è quella di trovarsi in una grande «culla», una protezione naturale. Benvenuti in casa Firber, che in dialetto significa «posto dove si lavora il grano». Siamo a Riscone ai pi e di dell’incantevole Plan de Corones in Alto Adige. Spiega Joachim Rubner, 42 anni, l’architetto che l’ha costruita e qui vive con la moglie Gisela e il figlio Daniel : «L’idea originale richiama quella della Domus romana. Un cortile a pianta quadrata rivolto a ovest con lo scopo di fare entrare luce e sole dalle grandi finestre». Un concetto semplice. Catturare i raggi orizzontali dei mesi freddi per riscaldare in modo naturale ma anche riparare l’interno dal caldo, quando i raggi sono perpendicolari durante l’estate. Siamo dunque in presenza di una casa di nuova concezione, realizzata nel rispetto dell’ambiente, seguendo precisi criteri di eco-sostenibilità. Che attuati in modo serio significano concreti risparmi di energia. E soldi. Fino al 50% rispetto alle abitazioni tradizionali. Non per nulla Firber Haus è la prima in Italia a essere certificata con il marchio «CasaClima Nature». Uno strumento introdotto dall’omonima Agenzia di Bolzano per valutare un edificio, sia dal punto di vista dell’efficienza energetica, sia per l’impatto su ambiente e salute dell’uomo. Assieme ai consumi attivi, vengono analizzati i materiali usati per costruire la casa e l’emissione di Co2 nell’atmosfera. Non ultimo i costi per il trasporto in cantiere. In termini tecnici tutta l’energia «grigia» spesa durante la costruzione. Ecco perché una delle regole per risparmiare è quella di servirsi di materiali a «chilometro zero». Reperiti per quanto possibile più vicino. «Nel nostro caso la scelta primaria non poteva che cadere sul legno — racconta Joachim — da quello lamellare della struttura portante, ai pannelli di rivestimento esterni in larice fino al parquet in rovere affumicato». Una scelta vincente per i tempi. In soli tre mesi di lavoro, casa Firber era montata chiavi in mano. «Con tanto di brindisi con le maestranze». Anche per gli interni il materiale dei boschi trionfa. Dai mobili in larice alle coperture delle pareti. Dove le finestre sono fisse. Non si aprono, sono inserite come «quadri viventi». «Incorniciate per mostrare il paesaggio circostante fino alle cime innevate dell’alta Valle Aurina». Ma l’apoteosi del legno si raggiunge nel cuore più interno della casa. Il locale della Stube, il sancta sanctorum del vecchio maso. Assi centenarie smontate pezzo per pezzo e poi rimontate all’interno. «Un’idea di Gisela, per tenere vive le tradizioni e ricordare a Daniel che proprio attorno alla stufa di terracotta le famiglie dei contadini consumavano i pasti con gli ospiti, appendendo i panni umidi sulle stecche vicino alla canna fumaria». Un passato ritrovato anche nella casetta del forno di inizio Novecento, dove i vecchi cucinavano una volta la settimana il pane col cumino. Intatto anche l’orto, tenuto con cura dalla padrona di casa nel tempo libero dall’insegnamento di tedesco e latino al liceo: «Nel periodo estivo ci dà i sapori freschi che uso per cucinare, l’ultimo a essere raccolto è il cavolo di novembre». Umberto Torelli, Corriere della Sera 4/9/2010 E GLI INCENTIVI SPIGONO LE ENERGIE ALTERNATIVE - Ce l’avessero raccontato solo qualche anno fa, neanche i visionari che credono ancora a Babbo Natale l’avrebbero bevuta. In Italia esiste un mondo alternativo all’ edilizia in muratura. L’ubriacatura da calcestruzzo è in via di smaltimento e nel lessico (oltre che nelle case) degli italiani sono entrate parole come isolamento termico, moduli fotovoltaici per produrre energia, riscaldamento a pavimento, geotermica per tutte le stagioni, strutture realizzate con materiali naturali. La rivoluzione delle «bio-case» è partita dal materiale più antico del mondo, il legno. Un dato spiega la tendenza: nel 2005 erano state costruite mille case a struttura in legno, l’anno scorso 4 mila oltre alle duemila del Piano C.A.S.E. all’Aquila. Un rapporto costi benefici tra i più favorevoli, una passione, quella verso il legno, rinata solo negli ultimi anni. «Le risorse forestali, raddoppiate negli ultimi 70 anni, sono state utilizzate senza una pianificazione coerente, a differenza di altri Paesi europei che con meno disponibilità hanno sempre creduto nel materiale», spiega Paolo Ninatti, presidente di Assolegno. Basti pensare alla Germania dove il 25% degli edifici ha una struttura in legno o la Francia con il 15%. Poco a confronto di Paesi come gli Stati Uniti o quelli scandinavi dove si supera il 90%. Le stime in Italia parlano oggi del 3%. Il problema? «Si associava il legno all’effetto baita, al rivestimento esterno: negli ultimi anni si è ripensato il legno come elemento strutturale per lo scheletro delle abitazioni: un’ inversione di tendenza mossa dalla crescente sensibilità ecologica, ma siamo solo al casello dell’autostrada, ci attende un lunga strada di crescita», prosegue Ninatti. Il cerchio si è chiuso negli ultimi anni. Il legno è materiale non chimicamente trattato, sostenibile, rigenerabile, che assorbe e rilascia umidità e scherma i campi elettromagnetici. La gente ha cominciato a sperimentare ed è rimasta piacevolmente sorpresa. La produzione aumenta e i costi di produzione crollano. E così che si solidifica il boom delle «bio-case». Aumentano e si scoprono le nuove tecnologie da fonti rinnovabili. E qui dove a colpi d’incentivi la rivoluzione ha preso forma. In Italia sono tra i più alti al mondo e rendono l’investimento alla portata di tutti. Se cinque anni fa un impianto da tre kilowatt costava 20 mila euro, oggi ne costa la metà. «E continuerà a dimezzarsi» spiega Gerardo Montanino, capo della divisione operativa di GSE, la holding pubblica che sostiene in Italia lo sviluppo delle fonti rinnovabili. «Dieci anni fa, quando è stato realizzato il primo impianto foto voltaico a Serre Persano, nel Salernitano, eravamo tra i primi in Europa: ma gli italiani non ci hanno creduto e sono rimaste soluzioni di nicchia. Paesi come la Germania, con molto meno sole di noi, ci hanno lasciato al palo». Oggi però dei 95 mila impianti fotovoltaici del Paese (Bolzano la città più all’avanguardia), quasi la metà è ad uso familiare. «Essendo molto bassi i costi degli impianti resta per le singole famiglie un investimento di lungo periodo molto conveniente». Per un appartamento di 100 mq, con utilizzo razionale di energia, con un impianto fotovoltaico da 1,8 kW, è stimato un risparmio annuale di energia elettrica di 400 euro e un guadagno di circa mille euro grazie agli incentivi statali. Nascono così anche i primi complessi residenziali a emissioni (e bollette) zero, come Casa Solare, appena inaugurata a Collina di Santa Maria Nuova, nelle Marche. Qui l’energia elettrica è prodotta con il fotovoltaico: niente bolletta del gas dato che il geotermico utilizza la temperatura del terreno come fonte di calore e niente bolletta dell’energia elettrica assorbita da rimborsi e incentivi statali. Anche gli alberghi si fanno eco. All’avanguardia a Senigallia è il Metropol, un 4 stelle che ha realizzato 354 moduli fotovoltaici a tetto per soddisfare integralmente il fabbisogno energetico e per alimentare le colonnine di ricarica dei veicoli elettrici (bici, scooter e auto) per andare in spiaggia a emissione zero. Sul mercato la concorrenza internazionale si è fatta spietata. L’Italia potrebbe provare a reggere il confronto con i colossi giapponesi, cinesi o tedeschi producendo soluzioni architettonicamente più ricercate. Perché, come nel caso del solare termico, molti hanno rinunciato a pannelli e serbatoi sul tetto per motivi estetici. Ma oggi la ricerca sui materiali ha portato a soluzioni di gusto. GSE, con il Ministero dei Beni Culturali, ha istituito premi per le soluzioni architettonicamente più efficaci. Sfida colta anche da Philippe Starck che ha disegnato delle micro pale eoliche per usi abitativi già installate in alcuni giardini di Bari e Ancona. Serve molto vento, ma anche l’occhio (in Italia) vuole la sua parte. Stefano Landi