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 2010  settembre 04 Sabato calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DEAGLIO

ENRICO"

2010
[Esce un saggio polemico su Gomorra di Alessandro Dal Lago (ed. manifestolibri), Deaglio difende Saviano citando Falcone:] «Non scordiamo che fu accusato di essere prima donna». Poi provoca: «Chi critica Saviano provi a scrivere un libro sulla camorra, a fare di meglio. E se Saviano lasciasse Mondadori, manifestolibri lo pubblicherebbe o no?».
Fonte: Mario Porqueddu, Corriere della Sera 27/5/2010.

2009
Il business dell’antiberlusconismo. […] Enrico Deaglio ha venduto 100 mila copie di "Quando c’era Silvio" in meno di due settimane.
Fonte: Giovanni Fasanella, Panorama, 29 ottobre 2009, pag. 197.

2008
[L’assenza di senso civico in Italia è una] «Micidiale mistura di noncuranza della dimensione pubblica e di miope insistenza sulla dimensione del proprio privato» (Enrico Deaglio).
Fonte: Teodoro Chiarelli, La Stampa 5/12/2008.

2007
ALESSANDRA COPPOLA INTERVISTA ENRICO DEAGLIO. ROMA – Altro che «provocazioni esibizionistiche », [...]. «Se non lo fanno adesso», se gli attivisti per la libertà di stampa non vanno in giro per Pechino con i cerchi olimpici trasformati in manette ora che lo sguardo è puntato su quella porzione di globo, «quando?», si chiede Enrico Deaglio: «ovvio ed è bene che succeda». Direttore di Diario, nonché ex esponente di Lotta continua, Deaglio con la fascinazione di gioventù per la Rivoluzione culturale fa serenamente i conti: «Un abbaglio». E altrettanto tranquillamente difende la necessità di «provare a portare a casa tutto quello che si può in termini di rispetto dei diritti umani in Cina proprio in occasione delle Olimpiadi». Enzo Bettiza sulla Stampa invoca nei confronti di Pechino «un minimo di relativismo ». «Capisco che cosa intende Bettiza: "Son fatti così, lasciateli stare...". Ma a me sembra scivoloso. Innanzitutto bisogna capire se si è d’accordo con il modo in cui sono fatti. Penso per esempio a uno degli elementi che hanno caratterizzato il passaggio della Cina al capitalismo: l’assenza del sindacato. E non sono d’accordo». Dunque, giusto fare pressioni? «Chi ha a cuore di ottenere qualcosa deve cogliere l’occasione delle Olimpiadi. Con realismo. Sarà difficile raggiungere l’abolizione della pena di morte. Ma si potrebbe almeno incassare la fine delle esecuzioni per i reati che non sono di sangue. In Cina c’è ancora gente mandata a morte per falso in bilancio o corruzione...». [...] i cinesi potrebbero non apprezzare quest’ansia di «bonifica democratica » degli occidentali. «Mi ricordo che a Tienanmen gli studenti avevano fatto una statua di cartapesta chiamata Dea Libertà. Distrutta, era stata ricostruita e portata in giro per Hong Kong accolta da milioni di persone. Il discorso del relativismo cade nel momento in cui non considera che all’interno della società già da tempo si è sviluppata una forte istanza di democratizzazione. Sarebbe luttuoso non considerarla». L’editoriale della Stampa fa riferimento agli «osanna che quarant’anni orsono si levavano dagli stessi ambienti progressisti che oggi denigrano la Cina». Si sente chiamato in causa? «Beh, si riferisce a quelli come me che hanno sostenuto la Rivoluzione culturale. Ci piaceva non perché sapevamo che fosse costellata di milioni di morti ma perché ci sembrava un’alternativa al socialismo burocratico. Sbagliavamo».
Fonte: CORRIERE DELLA SERA 9/8/2007.

[Giuliano Ferrara:] Reporter nacque con i soldi di Martelli, aggiunge oggi che morì con i soldi di Craxi. […]. [La situazione economica del giornale è prossima al fallimento:] Deaglio e Panella che lo pregano [Ferrara] di andare da Craxi e porgli il problema degli stipendi e della salvezza del giornale […]. Ma neanche i forzieri di Craxi sarebbero bastati a salvare quell’impresa, troppi giornalisti, troppo costosa la diffusione, troppo cara la piccola officina di fotocomposizione del Testaccio, costava troppo il sistema Atex, troppo le foto, troppo il settore grafico.
Fonte: Giuliano Ferrara, Il Foglio (Dagospia), dal frammento n. 138200.

[Lettera aperta di Sofri ad un giovane immaginario. Un dirigente degli apparati di sicurezza, primi anni Settanta, gli propone di agire per compiere un omicidio; affermazione attendibile?]. [...] Enrico Deaglio, scommette sulla credibilità di Sofri: «Non so nulla di quell’episodio e non ne ho mai sentito parlare. Ma conosco Adriano abbastanza bene da poter dire che non si tratta di un’invenzione. Evidentemente è un segreto che ha conservato per molti anni e ora ha voluto rivelare. Quanto alla notizia in sé, mi stupisce, ma non la considero inverosimile. All’epoca gli apparati dello Stato di operazioni e proposte indecenti ne facevano eccome, come dimostrano i tanti misteri irrisolti che scandiscono la storia d’Italia. Ed è importante che Sofri allora non sia caduto nella trappola, rendendosi conto della natura cinica e feroce dell’accordo che gli veniva offerto».
Fonte: Antonio Carioti, Corriere della Sera 26/5/2007.

Aperta un’inchiesta sul film di Deaglio ”Uccidete la democrazia!” in cui si ipotizza[no] presunti brogli nelle scorse elezioni politiche. [Il Viminale avrebbe alterato con un software i risultati delle elezioni].
Fonte: frammento n. 129155.

2006
Il film che uscirà il 24 novembre con Diario [...] che ci racconta i presunti (e incompiuti) brogli elettorali della CdL, sta ricevendo grande attenzione anche dal Corriere della Sera. Ma la tesi sostenuta nel film è del tutto priva di fondamento e si basa sulla più assoluta ignoranza della legge e del nostro sistema istituzionale. […] la tesi del film di Deaglio è stata già smentita dalle Corti d’Appello e dalla Cassazione [gli unici organi che controllano i dati ufficiali, lo stesso Viminale non viene mai a contatto con le schede e i verbali dei seggi].
Fonte: Corriere della Sera 21/11/2006, Sergio Romano.

[Maria Laura Rodotà tiene molto a calzare scarpe col tacco]. Se ne deduce, quindi, che i suoi ex illustri, Enrico Deaglio e Massimo Gramellini, giornalisti affermati ma non proprio vatussi, non abbiano la sindrome di Tom Cruise, che costringeva la chilometrica Nicole Kidman a indossare scarpe tacco zero.
Fonte: Il Foglio 25/03/2006, pag. III Marianna Rizzino.

2005
[Rivoluzione cubana, riunione tra guerriglieri, Deaglio racconta:] Fidel chiese: «Chi di voi è economista?», Che Guevara alzò la mano, e fu nominato presidente della Banca Centrale di Cuba. Solo che lui aveva capito male. Aveva capito: «Chi di voi è comunista?».
Fonte: La Repubblica 29/10/2005, pag. 52-53 Adriano Sofri.

2004
[Erri De Luca e lo schieramento politico degli ex di Lotta Continua:] «Io non faccio tanta differenza tra il dovunque di Liguori e quello di Deaglio». La scelta di Deaglio sembra più coerente. «Per me non fa differenza se uno va con i socialisti e l’altro con i democristiani».
Fonte: Claudio Sabelli Fioretti Corriere della sera magazine, 09/09/2004.

2002
[Primi anni 70’, manifestazioni di protesta contro il Commissario Calabresi, Deaglio:] «Andavamo in centinaia al Palazzo di Giustizia. E’ vero, la nostra fu una campagna violentissima. Calabresi ne divenne l’oggetto per fare verità sulla morte di Pinelli. Volevamo un processo, volevamo provocarlo per cercare le responsabilità di chi defenestrò l’anarchico. Il processo ci fu. Anche se fu interrotto per legittima suspicione...».
Fonte: Giuseppe D’Avanzo la Repubblica, 16/05/2002.

[Vincenzo Gallo, "Vincino":] «Noi di Lotta Continua ci trovi dovunque. Anche agli estremi. Da Enrico Deaglio a Paolo Liguori. Tutti si rispettano [...]».
Fonte: Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” 31/10/2002.

"Qualsiasi cosa è un documento per i posteri" (Enrico Deaglio).
Fonte: Enrico Deaglio, ”Corriere della Sera”, 27 dicembre. Dal frammento n. 59550.

1997
[Carlo Panella e le motivazioni che portano Sofri a sciogliere Lotta Continua:] «[…] La direzione del quotidiano fu condannata a morte dalle Brigate Rosse (Enrico Deaglio e io in particolare)».
Fonte: Renato Farina, Il Giornale, 15/02/1997.

[Gianni Minà:] «In Rai […] c’è tutto un gruppo di persone vittime di un non dichiarato editto bulgaro. [...] [Tra gli altri] Enrico Deaglio».
Fonte: Fulvia Caprara, ”La Stampa” 5/2/2007; Lucia Castagna, ”Sette” n. 22/1997.