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 2010  settembre 04 Sabato calendario

Le donne del Novecento: Evita Peron - Io Donna (puntata n. 16) -Inizio Evita Perón all’inizio (1919): una qualunque Maria Eva Duarte, concepita con altri quattro fratelli dal fattore Juan

Le donne del Novecento: Evita Peron - Io Donna (puntata n. 16) – Inizio Evita Perón all’inizio (1919): una qualunque Maria Eva Duarte, concepita con altri quattro fratelli dal fattore Juan. Costui teneva i cinque figli e la madre loro Juanita, di professione cuoca, a debita distanza, in località Los Toldos, dato che aveva un’altra famiglia a Chivilcoy.

Fine Evita Perón alla fine (1952): una Madonna dei poveri di anni 32, ridotta scheletro da un cancro all’utero diramato ai polmoni. Prima dell’ultimo istante, essa intimò alla cameriera di nettarle le unghie, in modo che da rosse tornassero al colore naturale. Magrezza così ripugnante che il marito presidente si rifiutò di entrarle in camera. Fuori la folla pregava da ore.

Durante Una signorinella di sedici anni che vuol fare l’attrice a Buenos Aires e segue nella capitale il re del tango, ovvero l’amante suo Agustín Magaldi. Particine insignificanti, pubblicità alla radio, genericate. Ma il 22 gennaio 1943, alla Festa del Luna Park, il colonnello Juan Perón chiede alla compagnia che facciano qualche spettacolo per i terremotati di San Juan, ed Evita interviene: «No, non si faranno spettacoli. Chi ha soldi deve darli senza chiedere niente». Il colonnello l’assume alla “Segreteria del Lavoro e della Presidenza”. Subito amanti, arrivano quindi ruoli più importanti ecc.

Perón Perón, di anni 48. Eva, di anni 24. Non passione erotica, ma amore fatto di cortesie. Se qualcuno parlava male di Perón, Eva lo prendeva a cartellate.

Carotide Il dottor Ara, che aveva già mummificato Lenin, entrò nella stanza fregandosi le mani. A Evita venne tagliata la carotide, il corpo le fu riempito di formalina. Quindi, appesa a testa in giù per parecchi giorni, in modo che il liquido invadesse il sistema circolatorio. Agghindata poi maestosamente, composta in una teca, esibita quindi in abito bianco agli argentini disperati, due chilometri di fila. Esposta fino al 1955.

Passaggio «Evita al suo passaggio rilasciava mucchi di banconote, ceste di cibo, macchine per cucire, corredi da sposa, biciclette, scritture di terreni, bambole, contratti per gli artisti, biglietti ferroviari, posti letto in ospedale, libertà condizionali, borse di studio, nomine» (Sebreli).

Generali I generali, rovesciato Perón, fecero sparire il corpo di Eva.

Gala «Noi non riceviamo il popolo come straccioni, bensì in gran gala, come merita di essere accolto» (Eva sulla sua abitudine di ricevere il popolo indossando goielli e vestiti di lusso).

Montoneros I Montoneros rivolevano il corpo di Evita, rapirono quindi il generale Aramburu, lo rinchiusero in una prigione del popolo e gli intimarono di parlare. Il generale, non avendo rivelato il luogo della sepoltura, fu giustiziato.

Trono L’infanta di Spagna Maria Cristina era venuta a visitare le opere della Fondazione vestendo nel modo più semplice. Spiegò poi a Evita, sfolgorante come il suo solito, che quella sobrietà le era stata inculcata dai genitori. Eva rispose: «Per questo hanno perso il trono».

Isabelita Isabelita, la terza moglie di Perón, fece poi aprire nottetempo la tomba di Evita, che sotto falso nome era stata nascosta prima nel cimitero di Milano e poi in Spagna. Essa, riportandone il corpo in Argentina, sperava che un po’ della gloria sua riverberasse su di lei.

Ferrovieri I ferrovieri in sciopero si sdraiarono con mogli e figli sui binari della ferrovia. Evita allora, priva di scorta, salì sul treno presidenziale e avanzò lentamente verso di loro. Quelli, vedendo la locomotiva avvicinarsi, s’alzavano in piedi ad uno ad uno. Evita allora, scendendo tra i binari, li chiamava per nome e a ciascuno di loro chiedeva: «Perché mi hai fatto questo?».