MARINA VERNA, La Stampa 4/9/2010, pagina 17, 4 settembre 2010
Batiscafo avvista l’oro degli zar - Sul fondo ghiaioso del Lago Baikal qualcosa luccica. Lingotti d’oro? Forse
Batiscafo avvista l’oro degli zar - Sul fondo ghiaioso del Lago Baikal qualcosa luccica. Lingotti d’oro? Forse. D’altronde, ce ne dovrebbero essere 180 tonnellate, quella parte del tesoro imperiale russo che l’ammiraglio zarista Aleksandre Kolchak doveva mettere in salvo dai bolscevichi. Certamente sparito, forse affondato nel lago dopo un deragliamento del treno su cui viaggiava lungo un ramo secondario della Transiberiana. Uno dei misteri appassionanti della rivoluzione russa, che potrebbe davvero essere risolto: dopo tre anni di ricerche e centinaia di immersioni, là dove era già stato localizzato qualche frammento di treno, adesso qualcosa brilla. Più che una sorpresa, una conferma delle ipotesi. Dal 2008 la Fondazione per la tutela del Lago Baikal programma e finanzia una spedizione internazionale di scienziati che si immergono con un batiscafo a tre posti - Mir 1, lo stesso nome della stazione spaziale russa - per studiare l’ecosistema di quella che è la più grande e più profonda riserva d’acqua dolce della Terra, dal 1996 Patrimonio dell’Umanità sotto la tutela dell’Unesco. Come missioni collaterali, i sub cercano l’eventuale presenza di idrocarburi e i relitti di vagoni ferroviari d’epoca zarista. Le prime immersioni, nel 2008, portarono al ritrovamento di alcune ruote di treno, che per foggia e materiale potevano risalire agli Anni 1910. Nel 2009 il sottomarino scandagliò i fondali più profondi, quelli che sfiorano i 1600 metri, senza trovare tracce di oro. A 700 metri di profondità, però, c’erano frammenti di vagoni e scatole di munizioni in uso ai «bianchi» nella guerra civile russa. Recuperi interessanti, ma non ancora sufficienti a convincere gli scettici che lì vicino potessero esserci anche i lingotti e le monete perdute. Le immersioni sono riprese anche quest’estate. E, verso la cinquantesima con il nuovo minisommergibile, Mir 2 - quello usato nel 2007 per piantare la bandiera russa nel fondale sotto il Polo Nord - ecco il ritrovamento che ha spinto il direttore della Fondazione a fare all’agenzia Ria Novosti questa dichiarazione ufficiale: «Il minisottomarino russo Mir 2 ha trovato sul fondo del Lago Baikal, a una profondità di 400 metri vicino a Capo Tolsty, un certo numero di oggetti metallici luccicanti che potrebbero essere il leggendario oro degli zar perso durante la guerra civile russa. Gli esploratori hanno tentato di afferrarli utilizzando il braccio automatico del batiscafo, ma la ghiaia mista al fango del fondale ha reso impossibile l’operazione». Unica consolazione: adesso si conosce l’esatta posizione del presunto tesoro. La stagione delle ricerche è conclusa, per la prossima puntata si dovrà aspettare l’estate 2011: l’inverno si avvicina e il lago resta ghiacciato per mesi. Le riserve d’oro dello zar, come tutti i tesori perduti, hanno alimentato leggende e fantasie e intrigato pure Hugo Pratt. Si dice ammontassero a 505 tonnellate di lingotti e monete e fossero conservate in quella che allora si chiamava Pietrogrado. Scoppiata la Prima guerra mondiale, metà fu trasferita in una banca di Kazan, la capitale del Tatarstan. Di lì l’ammiraglio Kolchak le trasportò a Omsk, in Siberia, dove c’era il quartier generale delle truppe bianche. Ma i bolscevichi avanzavano e una parte fu caricata su uno dei 28 vagoni che, carichi di munizioni, viaggiavano in direzione di Irkutsk, sul Lago Baikal. Dopo la sconfitta di Kolchak, quando l’Armata rossa entrò in possesso del tesoro, mancavano 180 tonnellate. Dov’erano finite? Una strada portava a Praga ma quando, nel 1945, i sovietici ebbero accesso agli archivi cecoslovacchi, trovarono informazioni su molte cose, tranne che su quell’oro. Così sono continuate le leggende. La prima è la più semplice: il treno deragliò in un punto imprecisato della costa e finì in acqua con i suoi 28 vagoni. La seconda immagina che i soldati bianchi in fuga davanti ai rossi con i sacchi di oro in spalla siano morti congelati sul lago - dove la temperatura arriva a -60° - e, arrivato il disgelo, siano scivolati in acqua col loro carico. La terza ipotizza che l’ammiraglio abbia mandato l’oro in Giappone in cambio di armamenti. O anche negli Stati Uniti - dov’erano stati ordinati centinaia di treni - e magari pure in Gran Bretagna, a garanzia di prestiti serviti a vari scopi, compreso un tentativo di convincere i mongoli a combattere contro la Terza Internazionale. Finita la guerra, Stalin ordinò la caccia al tesoro, ma non si trovò nulla e la sospese. Le ricerche ricominciarono dopo la Seconda Guerra Mondiale, con nuovi mezzi, ma neppure quelli sortirono risultati. Adesso la Mir 2 - un gioiello per acque profonde fabbricato in Finlandia negli Anni 80 e usato per tutte le esplorazioni degli abissi - promette di avere più successo. Se lo avrà, si aprirà una nuova caccia al tesoro. A contenderselo, saranno la Russia, i discendenti di Nicola II e i Paesi che avevano prestato denaro all’imperatore e non hanno mai potuto chiederglielo indietro.