Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 04 Sabato calendario

MARCO COLUMBRO: «HO PORTATO L’ORIENTE NEL MIO CONVENTO»

Quasi un chilometro di strada sterrata in salita. Pietre e polvere, terra biancastra, rovi e uno sciame di vespe nervoso. Ma ne vale la pena. Perché, arrivati sulla collina che sovrasta la Val d’Orcia, Pienza alle spalle e Sinalunga di fronte, la bellezza di Locanda Vesuna si impone come un affresco quattrocentesco. Pietra dorata, sfumature avorio nelle mura antiche, una fontana che zampilla in un chiostro fresco e silenzioso. Era un convento trecentesco. Oggi è la seconda casa dell’attore Marco Columbro. Che ha unito la sapienza millenaria dei monaci olivetani ai principi della moderna bioarchitettura.
«Ci ho impiegato quattro anni per renderla così e dei soldi spesi per favore non mi chieda», esordisce Columbro, camicia e ciabatte, a suo agio tra susini e ginepro, profumo di sugo fresco e la tramontana, che d’inverno diventa una pioggia di lame affilate. Nel cortile che porta agli appartamenti (erano le celle dei laboriosi monaci), manca qualcosa. «Non vedrete un traliccio manco a pagarlo — ride l’attore — perché ho fatto interrare tutto. Ci ho speso un patrimonio ma per me la casa deve essere sana».
A cominciare dalla pietra. Quella senese, quella che al tramonto vira al bronzo, rigorosamente ricavata dai dintorni, perché l’ecosistema ha un delicato equilibrio. «Studio medicina naturale da vent’anni — puntualizza l’ex conduttore — e ho capito una cosa: bastano pochi e semplici accorgimenti per star bene. Prendiamo una casa in pietra: permette una traspirazione che nessun tipo di cemento consente. Se ben orientata al sole, ecco che si trasforma in un condizionatore naturale e poi vuoi mettere non avere a che fare con le muffe?». Nelle pietre della facciata sono visibili delle conchiglie fossili: un tempo qui c’era l’acqua. C’è ancora oggi, nel sottosuolo, nonostante la penuria nella zona. Cosa che garantisce un microclima migliore. Ma gli antichi olivetani sapevano bene quel che facevano. E anche dove andare ad abitare.

Qui c’è pochissimo vetro (ai monaci servivano finestre piccole, niente vetrate e la ristrutturazione della casa è stata rigorosamente fedele all’originale), molto legno, rovere e ulivo, trattato solo con olio di arancia. I tetti sono a doppia ventilazione, che permette un notevole ricambio di aria e l’intero impianto elettrico è schermato. «Difendersi dall’inquinamento elettromagnetico costa pochi euro — dice Columbro —: basta dire all’elettricista che si vuole un piccolo switch e qualunque tecnico sa che è una cosa da nulla. Ma intanto conserviamo la salute». Manco a dirlo, alla Locanda Vesuna (che è anche un relais estivo) non c’è l’ombra di colla chimica, si usano lampade a basso consumo e bocchette di ventilazione alle pareti. L’impianto di riscaldamento a parete garantisce un clima gradevole anche perché «quello a terra, specie se alla temperatura superiore a ventisette gradi — dice l’attore — fa male agli arti inferiori».

Affiancato dalla discreta e delicata Stefania Santini, compagna nella vita e nel lavoro (gestiscono insieme l’azienda di prodotti biologici che ha il cuore proprio qui in Val d’Orcia dove producono olio e farina di farro), Columbro appare sano e scattante. A dicembre sarà in teatro con una commedia diretta da Vincenzo Salemme e si lascia scappare che presto tornerà in tv, anche se tutto è da definire per adesso. «Nove anni fa venni colpito da un ictus — racconta — ei medici si meravigliarono quando appena nove mesi dopo ero tornato a lavorare. Ma io faccio una vita sana, in ambienti sani, da vent’anni. E questo ti aiuta non tanto quando stai bene, ma quando stai male. Perché recuperi prima». La foto con l’amico Dalai Lama alla parete, un drago e un cobra in legno (antichi simboli delle religioni orientali) nell’atrio, un mandala a terra fatto di sabbia colorata, realizzato dai monaci tibetani, e una fedeltà rigorosa ai principi del Feng Shui: ecco la casa di un uomo che ha scoperto una sua saggezza.

Il prato esterno, per dire: un cerchio delimitato da pietre, congiunto alla casa tramite un acciottolato: per il Feng Shui vuol dire immagazzinare energia e trasferirla all’abitazione. La fontana nel chiostro, indiana, esattamente come l’avevano voluta i frati: rispetto per un antico s a pere che attingeva alla fede. «Non sono un fanatico — conclude Columbro — ma un appassionato. Di medicine naturali e culture orientali parlo spesso con amici che condividono l’interesse, Antonio Ricci in primis. E Lorella Cuccarini? L’ho "stressata" per anni con le manie salutiste! Ma mi vuole ancora bene».