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 2010  settembre 04 Sabato calendario

L’artista più pagato del mondo accusato di plagio - Originale o co­pia? Eterno pro­blema per l’ar­te contempora­nea dove il ta­lento non si mi­sura con il virtuosismo o con l’abilità tecnica ma attraverso il dono di tenere dritte le antenne e captare ciò che si respira nel­l’aria

L’artista più pagato del mondo accusato di plagio - Originale o co­pia? Eterno pro­blema per l’ar­te contempora­nea dove il ta­lento non si mi­sura con il virtuosismo o con l’abilità tecnica ma attraverso il dono di tenere dritte le antenne e captare ciò che si respira nel­l’aria. E trasformarlo in qualco­sa che funzioni e si venda a caro prezzo. Nell’artedi oggi il concetto di plagio non esiste, a differenza della musica, dove mettere in­sieme una sequenza di note co­me un altro autore è chiara­mente un reato ( capitò persino a Michael Jackson di perdere una causa contro Albano). Nel tardo Novecento Andy Warhol rifaceva Giorgio de Chirico che già aveva rifatto se stesso. Un pittore pop americano, Mike Bi­dlo, aveva letteralmente brevet­tato la ri- esecuzione letterale di dipinti di suoi colleghi. E sem­pre dagli Usa, negli anni ’80 eb­be un b­reve periodo di notorie­tà la corrente dell’appropriazio­nismo, che sosteneva il legitti­mo uso di qualsiasi immagine: Sherrie Levine rifotografava gli scatti di Walker Evans e li firma­va come suoi, Richard Prince (uno degli artisti più costosi al mondo) si limitava a prendere la pubblicità della Marlboro spacciandola per propria. Della giustificazione concet­tuale Damien Hirst non ha mai avuto bisogno. Se una cosa lo at­trae, lui l’assume come inven­zione propria, girandoci attor­no, modificandola quel tanto che basta, aumentandola di scala per renderla più stupefa­cente e cara. In venticinque an­ni di carriera spesso qualcuno ha insinuato il dubbio che le più eclatanti immagini non fos­sero proprio farina del suo sac­co. Il piemontese Nicola Bolla, a esempio, ha dimostrato (date alla mano) di aver realizzato un teschio in Swarovsky diversi an­ni prima di Hirst, che avrebbe solo cambiato i cristalli in dia­manti veri. Bolla è certo che l’in­glese avesse visto la sua scultu­ra a una fiera di Basilea: non esi­ste la prova provata, ma il dub­bio permane... Il caso però si sta ingrossan­do. È in giro un dossier docu­men­tatissimo atto a smaschera­re le troppo frequenti «ispirazio­ni » del perfido Damien, che ri­guardano sia dei carneadi, sia artisti piuttosto famosi tra gli ad­detti ai lavori. Lo ha compilato Charles Thompson, fondatore del gruppo Stuckist, mostran­do e dimostrando con raffronti fotografici che Hirst è un sac­cheggiatore professionista. Al­cuni degli exploit più clamorosi li avrebbe rubati in particolare al misconosciuto John LeKay, a seguito di un periodo di fre­quentazione nel 1992. Allora LeKay viveva a New York e Hirst, che visitando il suo stu­dio si accorse del talento ine­spresso del collega, dopo aver­ne osservato a lungo le opere, gli disse: «Spiegami come fare a conquistare l’America come fe­cero i Beatles ». Him , la gigante­sca scultura del corpo umano che Hirst ha realizzato nel ’99 e per la quale era già stato accusa­to di plagio da un designer, è sorprendentemente simile a Yin and Yiang di LeKay (1990), così come In the Name of Fa­ther (2005), la carcassa di ani­male squartato, riprende in mo­do sospetto un lavoro che l’al­tro eseguì nel 1987, venduto a 3.500 sterline. Una miseria. E non basta: i furti riguarde­rebbero anche artisti famosi. A esempio il surrealista Joseph Cornell che nel 1943 produsse una Farmacia , trasformata da Hirst in versione high-tech. Il te­desco Hans Haacke potrebbe ri­vendicare la paternità di Floa­tin Sphere del 1964, una palla che galleggia misteriosamente nel vuoto, rielaborata da Hirst con colori pop nel 1995 con il ti­tolo Loving in a World of Desire . C’è poi una replicadei quadri a pallini di John Armleder, 1978, che l’inglese ripropone negli an­ni ’90. Addirittura lo squalo in formalina, la sua opera più scandalosa, avrebbe un prece­d­ente in un oggetto simile di Ed­die Saunders, ma qui dimo­strarlo è difficile perché si tratta di due esecuzioni pressoché co­eve. L’atto d’accusa di Thomp­son non risparmia neppure la pittura: esistono esempi di qua­dri con farfalle di un’artista americana, Lori Precious, che valgono 6mila dollari. Gli Spin Paintings (quadri realizzati da una macchina a metà anni ’90), sarebbero tratti da analoghi esperimenti di Walter Robin­son intorno al 1985. Il cinico Hirst non si fermerebbe neppu­re davanti al Santo Natale, se è vero che è stato capace di ri­p­rendere una cartolina d’augu­ri e trasformarla in un multiplo. Chi ha ragione? Il disincanta­to Hirst che ha più volte dichia­rato di fregarsene altamente delle accuse, spiegandoci in pratica che l’artista deve essere furbo e veloce, non un asociale rinchiuso nel proprio studio a macerarsi di frustrazioni, oppu­re Charles Thompson che di­chiarandosi strenuo difensore di un’arte tradizionale ci insi­nua il legittimo dubbio di non aver capito nulla della contem­poraneità? Hirst per ora tace, ri­mandando a un commento uf­ficiale. Questa volta però non re­a­gisce con la consueta arrogan­za, temendo forse di essere sta­to colto in fallo.