Jason Bush, La Stampa 4/9/2010, pagina 33, 4 settembre 2010
In Russia svanisce il sogno del granaio d’Europa - Appena un paio d’anni fa, la Russia sbandierava l’ambizione di nutrire il mondo intero
In Russia svanisce il sogno del granaio d’Europa - Appena un paio d’anni fa, la Russia sbandierava l’ambizione di nutrire il mondo intero. Molti investitori hanno riversato grandi quantità di fondi nell’agricoltura russa, attirati dal suo enorme potenziale di esportazione. Ma poi la crisi economica, la siccità e ora un divieto prolungato all’export di grano hanno dimostrato quanto questo sogno sia lontano dal diventare realtà. Le cose sarebbero dovute andare molto diversamente. La terra nera della Russia, abbondante e fertile, sembrava la soluzione perfetta per il crescente fabbisogno alimentare globale, mentre il contributo del paese alle riserve alimentari mondiali era basso, in conseguenza della bassa produttività causata da decenni di cattiva gestione. Sembrava però un problema tutt’altro che irrisolvibile con il ricorso a nuovi investimenti e tecnologie. La logica non faceva una piega. Gli investitori, molti dei quali esteri, si sono lanciati sui terreni. Il Cremlino stesso era affascinato dal potenziale delle proprie risorse. Parlava di aumentare le esportazioni di grano a 50 milioni di tonnellate entro il 2020, contro i 20 milioni dell’anno scorso, ripristinando il suo ruolo pre-sovietico di granaio del mondo. Cosa poteva andare storto? Come si è visto, tutto. La crisi globale ha fatto crollare i prezzi degli alimentari. Una siccità devastante ha poi rovinato i raccolti di quest’anno, che saranno di un terzo inferiori a quelli dell’anno scorso. Ora, alla crudeltà della natura si è aggiunta quella dell’uomo. La decisione di Vladimir Putin di bloccare l’export di grano per un altro anno costringerà gli agricoltori a vendere il proprio frumento a prezzi più bassi sul mercato interno. Putin, con gli occhi puntati alle elezioni dell’anno prossimo, sa che niente fa arrabbiare la popolazione russa più del prezzo degli alimentari. Ma il divieto alle esportazioni comporta anche una brusca frenata rispetto alle ambizioni della Russia come fornitrice globale di grano, ambizioni che per essere realizzate richiedono ancora importanti investimenti sia nei terreni che nelle infrastrutture di trasporto e stoccaggio necessarie per l’invio di grano all’estero.