Paolo Rastrelli, Corriere della Sera 4/9/2010, 4 settembre 2010
STRAGE A PORZUS. COSÌ A EST NACQUE GLADIO
Tra il settembre 1951 e l’aprile del 1952, oltre un secolo dopo l’assedio risorgimentale, il nome «Osoppo» tornò all’attenzione degli italiani. In quel periodo si svolse il processo per il massacro di 20 partigiani cattolici e laico-socialisti inquadrati nella Divisione Osoppo da parte di un gruppo di gappisti comunisti avvenuto il 7 febbraio del 1945 a Porzus, nel Friuli orientale. L’eccidio va inquadrato nella situazione politico-militare dell’epoca: i partigiani jugoslavi, con l’attiva collaborazione delle formazioni comuniste italiane locali, premevano alle nostre frontiere orientali con l’obiettivo di annettere la maggiore quantità di territorio possibile in vista del collasso nazifascista. I partigiani non comunisti, come quelli della Osoppo, erano di ostacolo: il massacro fu giustificato con l’accusa di tradimento, mai provata e quasi sicuramente inventata. Furono uccisi, tra l’altro, uno dei comandanti della Osoppo, Francesco De Gregori (zio del cantautore), e Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo. Corriere
della Sera e Corriere d’Informazione «coprirono» il processo con una nutrita serie di pezzi di Amedeo Lasagna. Ma nonostante la collocazione «centrista» del giornale e il clima politico (si era in piena guerra fredda), gli articoli appaiono piuttosto pacati. Sono, è ovvio, molto più vicini alle tesi dell’accusa che della difesa (peraltro abbastanza risibili visto che quasi tutti affermavano di non aver visto e fatto nulla e gettavano la colpa sui comandanti comunisti, opportunamente riparati all’Est), ma non affondano più che tanto. Forse anche nei giornali, come in molti italiani, c’era voglia di oblio e pacificazione. Ma gli uomini della Osoppo non dimenticarono: dalle loro file, nel dopoguerra, vennero non pochi membri di Gladio, l’organizzazione segreta anticomunista.