Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
È uscito l’Annuario dell’Istat e i nostri schermi si sono riempiti di dati di ogni tipo. Vediamo: al 31 dicembre 2007 non eravamo ancora 60 milioni, ma solo 59 milioni 619.290. Dati diffusi qualche settimana fa da altri istituti di ricerca dimostrerebbero che nel frattempo saremmo arrivati a 60 milioni e 300 mila. Probabilmente è vero, ma gli unici titolati a mettere il bollo su questi numeri sono quelli dell’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica diretto dall’economista Luigi Biggeri. Fanno questo lavoro dal 1926, qualche volta vengono contestati o non creduti (per esempio relativamente all’inflazione), è sempre successo però che chi gli va contro fa alla fine la figura di non sapere troppo bene quello che dice. Dunque, ogni anno esce questo Annuario che ci dice quanti siamo e soprattutto come siamo...
• Come siamo?
Vecchi, soprattutto. C’è più gente che muore rispetto ai bambini che nascono (il saldo è di -6.868 unità) e il numero passa in positivo grazie agli immigrati. I residenti in Italia risultano aumentati di 488.000 unità. I nuovi arrivati - tutti dall’estero - sono 494.871. Gli stranieri residenti al 1° gennaio 2008 erano 3.432.651, il 5,8% della popolazione. Ci sono poi i clandestini, ma su quelli l’Istat non dice nulla. Dieci giorni fa ci ha dato qualche notizia la Caritas: sarebbero circa 600 mila e porterebbero la percentuale di stranieri presente sul territorio al 6,7 per cento (e una produzione di Pil pari al 9%, cioè 150 miliardi circa). Quanto alla vecchiaia un italiano su cinque ha più di 65 anni, il 5,3% è ultra-ottentenne. Sa che esiste l’indice di vecchiaia?
• E che cos’è?
Si prende il numero di quelli che hanno più di 65 anni e si divide per quelli che ne hanno meno di 15. Da noi esce fuori una percentuale spaventosa: 145% per cento, cioè i vecchioni sono una volta e mezza i giovanissimi. Qualche speranza di avere in futuro un dato almeno un poco diverso viene dall’indice di fertilità delle donne, salito a 1,37 figli a testa. In questa graduatoria non siamo più all’ultimo posto, come una volta: fanno meno figli delle italiane le tedesche (1,34), le polacche (1,27) e le slovacche (1,24). Purtroppo, le nostre mamme hanno preso l’abitudine di partorire preferibilmente tardi e questo ha incrementato il rischio di aborto. Tra il 1982 e il 2005 gli aborti spontanei sono aumentati del 30%, da 56.157 a 73.032. Questi dati, benché impressionanti, non sono però quelli che mi hanno colpito di più. Sono rimasto di stucco invece di fronte a un dato che pure è sotto i nostri occhi, ma di cui forse non ci rendiamo conto appieno.
• Quale dato?
Quello relativo alla diffusione di automobili e telefonini, che resta enorme. Le linee di telefonia mobile erano al 31 dicembre 2007 81,6 milioni. Se lei conta gli italiani per teste, fa più di un telefonino per ciascuno, comprendendo però anche i neonati. Se andiamo per famiglie si tratta di quattro apparecchi a nucleo, questo mentre gli abbonati alla rete fissa, meno costosa, sono appena 7,4 milioni.
• Ma gli abbonamenti ai telefonini sono aumentati? Perché se uno il telefonino ce l’ha già magari se lo tiene...
Dieci milioni di linee in più rispetto al 2006. E aspetto con ansia i dati sulla vendita del costoso IPhone, che mi dicono talmente richiesto da risultare difficile da trovare. Ma che gli italiani piangano più miseria di quella che patiscono si vede forse anche dall’uso dell’automobile, un mezzo a questo punto molto dispendioso. Beh, circolano 35 milioni di macchine, più di una e mezza a famiglia. Siamo proprio così poveri come risulta da altri dati?
• Ricchezza nascosta? Nero?
Qualcosa del genere deve esserci. l’Istat ci dice che il denaro depositato in banca è aumentato del 2,9% raggiungengo la cifra di 750 miliardi di euro. Cioè questi sono i soldi che possediamo davvero. Integro però questo numero con i dati che provengono da altre fonti e che stimano in 3000 miliardi di euro il denaro che le famiglie hanno messo, non solo in banca, ma anche nei fondi d’investimento oppure nelle assicurazioni oppure in titoli, bot, bond, eccetera. il doppio del nostro debito pubblico. Ci metta 18 milioni di case di proprietà al valore medio di 120 mila euro. Fa altri duemila miliardi di patrimonio. Sono tanti soldi e persino i dati Istat, che non registrano (non possono) i tanti traffici clandestini di cui è pieno il nostro Paese, ci avvertono però che i numeri sono meno drammatici di quello che si dice in giro, che il Paese piange, ma poi parte per le Maldive, si compra il Suv e mette la parabola abbonandosi a tutti i possibili programmi Sky (sempre in crescita). In questi tempi di crisi è magnifico, no? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/11/2008]
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