Mario Sensini, Corriere della Sera 13/11/2008, 13 novembre 2008
ARTICOLI DEL CORRIERE DELLA SERA E DI REPUBBLICA
ROMA – Il decreto legge ci sarà: prestiti dello Stato per rafforzare il capitale delle banche, perché queste aumentino i prestiti alle imprese. «E solo per quello. Perché se ci saranno banche che non daranno soldi...». Giulio Tremonti non termina la frase, ma il senso è chiaro a tutti i senatori della Commissione Finanze del Senato che ascoltano il ministro dell’Economia parlare della crisi.
Quello dello Stato nelle banche, se ci sarà, sarà un intervento «finalizzato», sottoposto a precise condizioni. «Assoluta trasparenza ed evidenza sull’effettivo impiego dei denari del contribuente nel finanziamento alle imprese e un codice etico per i soggetti che li ricevono» dice Tremonti. «Noi vogliamo dare soldi all’economia, non alle banche. Non abbiamo il minimo interesse al capitale e alla gestione», insiste il ministro. «Entrare nelle banche in Europa – aggiunge – nuoce gravemente alla salute di quelli che lo fanno».
Neanche delle fondazioni bancarie, vuol parlare, il ministro dell’Economia. Magari «può essere che ci sia una discussione da fare sulle loro funzioni», ma lui si tappa la bocca. «Vorrei starne fuori considerata l’esperienza pregressa», sibila, ammiccando al tentativo abortito di riforma del 2002. «Le banche facciano le banche, i governi facciano i governi, finché possono», dice Tremonti, esponendo il piano che sarà attuato la prossima settimana con un apposito decreto.
«Se gli istituti di credito lo chiedono – spiega il ministro – il Tesoro sottoscriverà obbligazioni che integrino la loro base patrimoniale, per consentirgli di erogare maggiori prestiti all’economia ».
un intervento soft, che non darebbe al Tesoro alcun potere sulla gestione della banca. E che avrebbe il vantaggio di non pesare sui conti pubblici: un’obbligazione è un prestito e le operazioni finanziarie, ai fini di Maastricht, non hanno impatto sul deficit e si compensano anche a livello del debito pubblico. In ogni caso, ribadisce il ministro dell’Economia, il governo non userà il denaro dei contribuenti per «salvare le banche».
Anche il primo decreto «serve solo a tutelare il risparmio. Perché se una banca fallisce si opera un salvataggio e i banchieri vanno a casa, o in galera» ha detto il ministro. Respingendo, subito dopo, l’accusa dell’opposizione di aver fatto marcia indietro sulle norme cosiddette "salva-manager", che avrebbero alleggerito la posizione penale dei manager delle imprese in crisi. Studiate per tutelare il commissario di Alitalia, avrebbero finito per beneficiare gli imprenditori dei grandi crack finanziari degli anni scorsi.
Tremonti le aveva fatte togliere dal decreto Alitalia minacciando le dimissioni, e sono rispuntate nel disegno di legge sulle crisi industriali. «Ma sono state riscritte e non sono retroattive. In una fase di criticità dell’economia può esserci un regime di responsabilità diverso, ma sarà il Parlamento a decidere », assicura Tremonti.
La prossima settimana, con lo stesso decreto per il finanziamento delle imprese l’esecutivo dovrebbe varare anche il piano di aiuti alle famiglie, probabilmente uno sgravio fiscale "una tantum" a fine anno. «Ci stiamo riflettendo » ammette Tremonti.
«C’è un problema di liquidità per le famiglie, ma c’è anche per il Tesoro, che non è un’entità astratta. Significa stipendi, scuola, sanità, servizi alle famiglie». «Noi non possiamo fare interventi di espansione del debito. Possono permetterselo altri paesi » dice Tremonti, togliendosi un altro sassolino dalla scarpa. «Io veramente ne ho piene le scatole di queste invenzioni sulla finanza creativa. Le cartolarizzazioni le ha inventate il signor Ciampi nel 1998, il copyright è suo. Io non c’entro un tubo: le ho trovate nel 2001».
Mario Sensini
ROBERTO PETRINI SU REPUBBLICA
ROBERTO PETRINI
ROMA - Sottoscrizione di prestiti obbligazionari per far fronte alla crisi di liquidità degli istituti di credito. E´ questa la strada scelta dal Tesoro per il decreto salva-banche ter che dovrebbe arrivare entro il 25 novembre insieme agli interventi di aiuto a famiglie e imprese dove riprende quota (Tremonti ha confermato che l´ipotesi è allo studio) la sospensione degli acconti fiscali di fine anno per autonomi e dipendenti. «Non è intenzione dell´esecutivo entrare nel capitale della banche: entrare nelle banche in Europa nuoce alla salute di quelli che ci entrano. Le banche facciano le banche i governi facciano i governi», ha detto il ministro dell´Economia ieri durante una audizione presso la Commissione Finanze del Senato. Questo non significa che il Tesoro voglia abbassare la guardia: «Se la banca fallisce i banchieri vanno a casa o in galera», ha detto il ministro.
L´intervento prevede, come ha spiegato Tremonti, il lancio da parte del Tesoro, o di un´altra entità pubblica (c´è chi ha parlato della Cassa depositi e prestiti) di un prestito obbligazionario: la liquidità così reperita servirà allo Stato per ricapitalizzare le banche, integrando il «Tier1» (rapporto tra patrimonio e attività), sottoscrivendo apposite emissioni degli istituti di credito. In questo modo le banche saranno ricapitalizzate senza correre il rischio di un intervento «invasivo» da parte dello Stato come si era temuto da più parti dopo il varo dei primi due decreti che prevedevano piani di ristrutturazione e sottoscrizione di azioni privilegiate. I due decreti, come ha spiegato Tremonti, serviranno solo «se ci sarà un fallimento».
Il ministro dell´Economia ha anche assicurato che dall´intera operazione di prestiti obbligazionari «ci sarà un forte guadagno per il Tesoro e che quei soldi andranno alle famiglie e a finalità sociali e morali. Non ci saranno solo soldi per le banche». Incalzato dalle domande dei parlamentari Tremonti non ha rinunciato ad un paio di «volteggi» polemici: accusato di fare finanza creativa ha replicato che il «primo a fare le cartolarizzazioni è stato Ciampi nel 1998» e ha spiegato di essere stato costretto a seguire quella strada. L´altro «numero» è stato sulle Fondazioni bancarie (oggetto in passato di un tentativo di limitazione della autonomia di gestione). Ha in mente nuovi interventi? La risposta è stata un sorta di sberleffo: con la mano alla bocca Tremonti ha fatto «bbbrrr», come a dire su questo tema non ci casco più e non dico nulla. Quanto alla norma salva-manager, scomparsa dal decreto Alitalia ma ricomparsa in un altro provvedimento, Tremonti ha tenuto a precisare che «non è retroattiva».
Oltre alla conferma di ieri dello studio della sospensione degli acconti fiscali di novembre e dell´ipotesi di introdurre l´Iva per cassa di martedì, il resto della manovra del governo è affidata al tam tam dei Palazzi. Si lavora ancora all´ipotesi di un bonus fiscale parziale per aumentare il peso delle tredicesime, per dare agli statali 100-200 euro per la vacanza contrattuale, per il bonus bebè e la social card. Resta in ballo anche l´idea di calmierare le rate dei mutui, in cambio degli aiuti alla ricapitalizzazione, e di «vincolare» parte del credito alle piccole imprese.